Epatiti misteriose, il punto dell’Iss

Iss
Aboca banner articolo

Dalla Gran Bretagna l’allarme sulle epatiti misteriose nei bambini ha ‘contagiato’ numerosi Paesi, Italia inclusa. Ma bisogna anche essere molto chiari: al momento sono più gli interrogativi che le certezze su questo fenomeno, che potrebbe in qualche modo essere collegato al virus pandemico. Intanto però occorre dire che ogni anno si verifica un certo numero di questi casi a eziologia ignota: per questo motivo le autorità hanno iniziato con un ‘censimento’ dei casi.

Ma quali sono le ipotesi sull’origine delle epatiti pediatriche degli ultimi mesi? Nessuna delle teorie formulate sull’origine “ha avuto un riscontro attraverso evidenze scientifiche – spiegano gli esperti dell’Istituto superiore di sanità – Inoltre ogni anno in Italia, come negli altri Paesi, si verifica un certo numero di epatiti con causa sconosciuta, e sono in corso analisi per stabilire se ci sia effettivamente un eccesso. Le ipotesi iniziali del team di indagine nel Regno Unito proponevano una eziologia infettiva o possibile esposizione a sostanze tossiche. Informazioni dettagliate raccolte attraverso un questionario relativo a cibi, bevande, abitudini personali dei casi non hanno evidenziato esposizioni comuni. Le indagini tossicologiche sono in corso, ma una eziologia infettiva sembra essere più probabile in base al quadro epidemiologico e clinica”.

Insomma, ci si sta concentrando su un virus. Ma quale? “Le indagini microbiologiche – sottolinea l’Iss – hanno escluso virus dell’epatite A, B, C, D ed E in tutti i casi. Tra 13 notificati dalla Scozia, per cui sono disponibili informazioni di dettaglio sul testing, tre avevano una infezione confermata da Sars-CoV-2, 5 erano negativi e 2 avevano avuto una infezione da Sars-CoV-2 tre mesi prima. Cinque casi avevano un test positivo per adenovirus tra gli 11 dei 13 casi per cui erano disponibili dati su questo tipo di test”.

Il 5 aprile scorso il Regno Unito ha notificato un aumento nel numero di casi di epatite di in bambini precedentemente sani sotto i 10 anni. Il 12 aprile oltre ai casi riportati in Scozia, erano stati identificati circa 61 casi sotto indagine in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, la maggior parte tra 2 e 5 anni. Il 14 aprile, la Scozia ha riportato 13 casi sotto indagine di cui due coppie con link epidemiologici.

La presentazione clinica dei casi nel Regno Unito era di epatite acuta grave con aumento delle transaminasi (Ast/Alt) superiore a 500 IU/L e in molti casi ittero. Nelle settimane precedenti, alcuni casi avevano presentato sintomi gastro-intestinali tra cui dolore addominale, diarrea e vomito. La maggior parte dei casi non ha presentato febbre. Alcuni casi hanno usufruito di cure specialistiche in unità epatologiche pediatriche e alcuni di questi hanno ricevuto un trapianto di fegato.

Casi di epatite acute ad eziologia ignota in bambini sono stati riportati in Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Olanda, Romania, Spagna, potenzialmente in Svezia, Israele (12 casi) e Italia (4 casi). La maggior parte dei paesi riporta un numero di casi limitato. Fa eccezione il Regno Unito che, al 21 aprile aveva identificato oltre 100 bambini di età inferiore a 10 anni con epatite acuta di questo tipo, in totale 8 bambini hanno ricevuto un trapianto di fegato.

Al di fuori dell’Unione Europea, al 15 aprile 9 casi di epatite acuta tra bambini di 1 – 6 anni con test positivo per adenovirus sono stati riportati dalle autorità sanitarie dello stato americano dell’Alabama, alcuni di questi presentavano una infezione da adenovirus sierotipo 41.

“Al momento – riporta l’Ecdc nell’ultimo bollettino aggiornato al 23 aprile – non c’è una chiara correlazione tra i casi riportati. Nessun chiaro fattore di rischio epidemiologico è emerso tra i casi, così come nessuna associazione con i viaggi”.

Al momento non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e la vaccinazione, e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla. Nella quasi totalità dei casi in cui si è a conoscenza dello status i bambini colpiti non erano stati vaccinati. E l’adenovirus? “L’ipotesi che sia un adenovirus a causare le epatiti è di per sé improbabile, in quanto questo tipo di virus normalmente non è associato a malattie epatiche. In ogni caso l’adenovirus contenuto nei vaccini a vettore adenovirale anti Sars-Cov-2 utilizzati in alcuni Paesi (in Italia AstraZeneca e Janssen), è geneticamente modificato in modo da non replicare nelle cellule del nostro organismo. Allo stato attuale delle conoscenze quindi, non sembrano biologicamente possibili i fenomeni di ricombinazione tra Adenovirus circolanti e ceppo vaccinale. Questi infatti presuppongono il rimescolamento di geni tra virus mentre questi si moltiplicano, ma questo non è possibile per il vettore utilizzato per la vaccinazione”, spiegano dall’Iss.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.