naso
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Recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato che il contenuto della flora intestinale può avere un impatto sulle malattie neuro-degenerative. Il microbiota intestinale, questo è il nome tecnico, ha un importante ruolo nel causare la neuro infiammazione specialmente nel morbo di Parkinson.

Poiché anche il nostro naso è ricco di batteri buoni che servono a mantenere le condizioni ottimali della mucosa nasale, i ricercatori hanno puntato la loro attenzione su questi microbi che colonizzano le alte vie aeree e lo hanno fatto studiando il morbo di Parkinson.

I pazienti affetti dalla malattia presentavano una differente flora nasale in confronto ai soggetti sani. La differenza nella popolazione del naso sembra influenzare la neuro-infiammazione. E’ stato ipotizzato che questi microbi possano produrre delle sostanze infiammatorie che possono essere trasportate fino al cervello e qui determinare una neuro-infiammazione che se non trattata precocemente può, a distanza di anni, causare il morbo di Parkinson.

Gli studi sul microbiota nasale e le malattie neuro-degenerative sono ancora agli arbori, ma partendo dal presupposto che queste prime evidenze siano corrette, cosa possiamo fare per il nostro cervello?

Abbiamo varie opportunità, trattare la neuro-infiammazione usando molecole adeguate, cercare di far crescere nel nostro naso una popolazione di microbi buoni oppure una combinazione di entrambe le cose.

Nel 2020 io e il professor Claudio Costantini (dipartimento Microbiologia dell’Università di Perugia) abbiamo discusso le opzioni terapeutiche che si potrebbero avere per coltivare un buon microbiota nasale; il nostro studio, una systematic review pubblicata sul giornale Life, era focalizzato sull’identificazione di molecole in grado di rafforzare la popolazione del naso, esattamente come gli spinaci per Braccio di Ferro.

La nostra ipotesi era basata sull’impatto che avrebbe potuto avere il rafforzamento di questi microbi; abbiamo concluso che modulando l’attività del microbiota nasale sarebbe possibile ottenere un rafforzamento dell’immunità del naso così da ridurre la diffusione nasale di Covid-19. Le molecole che abbiamo suggerito avevano anche l’obiettivo di aumentare e modulare la risposta delle cellule immunitarie nel naso. Ridurre la concentrazione e la forza del virus nel naso, potrebbe altresì ridurre la neuro-infiammazione causata dal Long-Covid e responsabile dei vari sintomi neurologi descritti dai pazienti.

Altri studi, alcuni anche condotti dal nostro team sono in corso per comprendere come il naso possa essere utile nell’identificare le malattie del cervello. Per esempio, alcune proteine infiammatorie presenti sulla mucosa nasale potrebbero essere di aiuto nell’identificare le malattie neurodegenerative in fase precoce, così come la perdita di olfatto – altra funzione primaria del nostro naso – è un sintomo di varie malattie del cervello.

Chissà che in prossimo futuro tutto ciò che gira intorno al nostro naso non possa esserci più d’aiuto di quanto non pensiamo. Comunque, nel dubbio, prendiamoci cura del nostro naso e prestiamo attenzione ai segnali che ci dà.

*Arianna Di Stadio, neuroscienziata, docente Università di Catania e ricercatore onorario presso il Laboratorio di Neuroinfiammazione dell’ Ucl Queen Square Neurology di Londra

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