Covid in Italia, si svuotano gli ospedali

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Mentre l’Italia fa i conti con quella che il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha definito “stanchezza vaccinale”, e con migliaia di dosi di vaccino che si avvicinano alla scadenza, dal fronte degli ospedali sentinella della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) arrivano buone notizie sull’andamento della pandemia. A fronte ieri di 44.489 nuovi casi e 148 decessi, raddoppia la discesa dei ricoveri: -14,9% in una settimana.

Nella settimana, 10-17 maggio, il numero totale dei pazienti ricoverati, sia nei reparti ordinari sia nelle terapie intensive, si è ridotto il doppio rispetto a quella registrata nel periodo 3-10 maggio, quando il calo si era attestato al 7,5%.

Si sono ridotti del 15% i casi Covid nei reparti ordinari e del 14,8% i pazienti nelle rianimazioni. Si assiste dunque a un evidente miglioramento della situazione negli ospedali con la stessa proporzione sia nelle malattie infettive sia nelle aree critiche.

Anche i reparti di terapia intensiva, nei quali la scorsa settimana c’era stato un piccolo incremento, vedono ridursi il numero dei ricoverati. A incidere sul calo, tuttavia, sono quelli che gli esperti Fiaso chiamano i casi con Covid, mentre la presenza dei pazienti per Covid, con sindromi respiratorie e polmonari, rimane stabile. Nelle terapie intensive è del 24%, inoltre, la percentuale di pazienti no vax che hanno contratto la malattia da Covid nelle sue conseguenze più severe.

Buone notizie anche sul fronte dei ricoveri pediatrici. Nella rilevazione del 17 maggio nei quattro ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali aderenti alla rete sentinella Fiaso la riduzione è del 15,9%. I bambini fino a 4 anni sono ancora la maggioranza dei ricoverati,ovvero il 65% dei pazienti (il 16% ha tra 0 e 6 mesi); tra 5 e 11 anni il 19% dei ricoverati mentre il 16% ha tra 12 e 18 anni.

Di fronte a questi dati sembra ormai avviato il percorso verso un ritorno all normalità, anche nelle strutture sanitarie che per oltre due anni e mezzo hanno fronteggiato il virus. Ma non è ancora la fine della pandemia. E la questione della quarta dose non è da sottovalutare.

“Il calo dei ricoverati Covid e la chiusura di alcune aree di degenza dedicate ai pazienti con il virus stanno riportando pian piano gli ospedali alla normalità e ci stanno restituendo una sanità pienamente a regime, con i rianimatori tornati in sala operatoria e con un grande sforzo da parte delle aziende per il recupero delle prestazioni sospese a causa della pandemia – commenta Giovanni Migliore, presidente della Fiaso – Ma, con la circolazione ancora molto ampia del virus, per riuscire a mantenere gli ospedali vuoti da Covid in vista dell’autunno, occorre che tutta la popolazione di fragili e anziani faccia la quarta dose”.

A oggi l’adesione alla somministrazione del secondo booster “è del tutto insufficiente a garantire livelli di protezione efficaci: solo il 25,7% degli immunocompromessi ha fatto la quarta dose mentre tra gli over 80 la percentuale è di appena l’11,5%. Come aziende sanitarie e ospedaliere – conclude Migliore – stiamo provvedendo alla chiamata attiva di tutti i pazienti estremamente vulnerabili, ma serve ancora la collaborazione dei medici di famiglia con i quali i cittadini hanno sviluppato un rapporto di fiducia”.

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