Covid in Italia è in frenata ma preoccupa il flop del booster

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Torna il caldo, i turisti affollano le città d’arte e rallenta ancora la corsa di Covid-19 nella Penisola. A fronte ieri di 30.408 nuovi casi e 136 morti, questa settimana il virus si conferma in frenata in quasi tutta Italia. Buone le notizie che arrivano dagli ospedali e scendono anche i decessi. Ma la pandemia non è (ancora) finita. Ecco perché dalla Fondazione Gimbe parte un nuovo allarme sul flop delle quarte dosi e sui 6,87 milioni di non vaccinati, di cui 2,85 milioni di guariti protetti solo temporaneamente.

Sono invece 8,22 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la terza dose, di cui 4,81 milioni di guariti (che non possono riceverla nell’immediato). Da metà febbraio, inoltre, c’è stato un progressivo aumento del tasso di mortalità negli over 80 e nella fascia 60-79 anni. Per questo, dicono gli esperti guidati da Nino Cartabellotta, è importante dare una scossa alla campagna per il secondo booster, passando alla chiamata attiva su tutto il territorio nazionale e coinvolgendo i medici di famiglia.

L’ultimo monitoraggio rileva nella settimana 11-17 maggio, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi Covid (243.932 contro 286.350) e dei decessi (763 contro 842). In calo anche i casi attualmente positivi (967.401 vs 1.082.972), le persone in isolamento domiciliare (959.599 vs 1.074.035), i ricoveri con sintomi (7.465 vs 8.579) e le terapie intensive (337 vs 358). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

Decessi: 763 (-9,4%), di cui 38 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: -21 (-5,9%)
Ricoverati con sintomi: -1.114 (-13%)
Isolamento domiciliare: -114.436 (-10,7%)
Nuovi casi: 243.932 (-14,8%)
Casi attualmente positivi: -115.571 (-10,7%)


Rallenta la discesa dei nuovi casi settimanali (-14,8% rispetto a -27,5% della settimana precedente) – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – che si attestano a quota 244 mila con una media mobile a 7 giorni che sfiora i 35 mila casi giornalieri”.

Rispetto alla settimana precedente, in 4 Province si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi Covid (Rimini +0,4%; Biella +1,7%; Bologna +3,2%; Nuoro +32,7%), in 103 una riduzione (dal -1,6% di Cuneo al -39,1% di Vibo Valentia).

Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-12,4%): da 1.971.656 della settimana 4-10 maggio a 1.727.246 della settimana 11-17 maggio.

Mentre “sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – il numero dei posti letto occupati da pazienti Covid registra un’ulteriore flessione sia in terapia intensiva (-5,9%) che in area medica (-13%)“. In dettaglio, in area critica al 17 maggio si registrano 337 posti letto occupati; in area medica, invece, i letti Covid sono scesi a quota 7.465 il 17 maggio. Dunque sempre al 17 maggio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è dell’11,6% in area medica e del 3,6% in area critica. Cinque Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con l’Umbria che raggiunge il 27,5%, mentre tutte le Regioni si collocano sotto la soglia del 10% per l’area critica.

“Rimane stabile – puntualizza Mosti – il numero di ingressi giornalieri Covid in terapia intensiva: la media mobile a 7 giorni è di 35 al giorno  rispetto ai 33 della settimana precedente”.

Insomma, le sottovarianti di Omicron e la presenza di una larga fetta di popolazione vaccinata e guarita stanno incidendo sull’andamento della pandemia. Ma le evidenze scientifiche internazionali dimostrano che la protezione vaccinale nei confronti di Covid grave inizia a calare dopo 120 giorni dalla somministrazione del booster. “Sebbene questo dato non sia mai stato enfatizzato dai report istituzionali, in Italia, a partire da metà febbraio, si rileva un progressivo aumento del tasso di mortalità negli over 80 (da 28,8 a 40,1 decessi per 100 mila persone) e – seppure in misura minore – nella fascia 60-79 anni (da 3,4 a 4,9 decessi per 100 mila persone), con conseguente numero assoluto di decessi molto elevato nelle fasce più anziane della popolazione, in particolare negli over 80″, avvertono da Gimbe.

“Questi dati – conclude Cartabellotta – confermano oltre ogni ragionevole dubbio che aspettare l’autunno per effettuare la quarta dose con vaccini ‘aggiornati’ è molto rischioso per le persone vulnerabili che, al contrario, devono ricevere l’ulteriore booster a 120 giorni dalla terza dose. Infatti, il calo dell’efficacia vaccinale nei confronti della malattia grave sta determinando un netto aumento della mortalità Covid nelle fasce più anziane della popolazione, già vaccinate con tre dosi, mentre si stanno sempre più consolidando le evidenze scientifiche sull’efficacia del secondo booster nel ridurre ospedalizzazioni e decessi. In tal senso, le inaccettabili disuguaglianze regionali sulle coperture con le quarte dosi parlano chiaro: occorre passare ovunque a strategie di chiamata attiva – conclude Cartabellotta – molto più efficaci della prenotazione volontaria, con un auspicabile coinvolgimento dei medici di famiglia”.

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