Vaiolo delle scimmie, il legame con le Canarie (e gli animali)

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Mentre aumentano, anche i Italia, i contagi con il virus del vaiolo delle scimmie, ci si interroga sull’origine della diffusione di quella che è stata definita dagli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità una malattia rara. Una malattia finora circoscritta all’area africana, che nelle ultime settimane sta evidenziando diversi casi Paesi occidentali, in gran parte (almeno per quelli europei) collegati a un maxi-raduno alle Canarie. 

Ma cosa sta accadendo? Nel nostro Paese i casi sono saliti a 7: dopo i 4 pazienti seguiti nel Lazio e uno in Toscana, un altro è stato identificato in Lombardia ed è di oggi la notizia di un altro caso identificato allo Spallanzani. Si tratta “di un giovane uomo che si è presentato spontaneamente presso il nostro ambulatorio – fanno sapere dall’Inmi – Il paziente presenta un quadro clinico caratteristico della malattia. Le indagini di laboratorio hanno confermato la diagnosi di Monkeypox”.

Ma la ‘conta’ non dovrebbe essere finita. Il quinto caso, secondo quanto ha apprenso l’Adnkronos Salute, è un italiano di ritorno dalla Germania, che si è recato in ambulatorio all’Inmi Spallanzani e ora è in isolamento a casa, seguito dai medici dell’Istituto.

Nel frattempo si sta analizzando il patogeno. “I ricercatori dello Spallanzani hanno completato la prima fase dell’analisi della sequenza del Dna del Monkeypox virus dei primi tre casi di vaiolo delle scimmie osservati in Italia e seguiti presso l’Istituto romano”. I campioni sono stati sequenziati per il gene dell’emoagglutinina (Ha), che consente l’analisi filogenetica del virus, e sono tutti risultati affini al ceppo dell’Africa Occidentale, con una similarità del 100% con i virus isolati dei pazienti in Portogallo e Germania. “Potremmo essere anche in Italia di fronte a un virus ‘paneuropeo’ – ritengono gli specialisti dello Spallanzani – correlato con i focolai osservati in vari Paesi europei, in particolare quello delle Isole Canarie“.

Ma come è arrivato il virus alle Canarie, dove si è tenuto ai primi di maggio un raduno gay che sarebbe all’origine di diversi casi in Europa (e in Italia)? “La situazione è ancora da verificare – commenta a Fortune Italia il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano – Sarà importante, a mio avviso, un’attenzione anche agli animali: alcuni canidi potrebbero essere portatori” del virus del vaiolo delle scimmie, “e potrebbe essersi originato così un primo cluster arrivato dalle zone endemiche. Poi questo gay pride tenutosi dal 9 al 15 maggio potrebbe essere stato occasione di contagio. In generale però – sottolinea l’esperto – questa vicenda evidenzia l’importanza di un approccio alla malattie infettive di tipo One health, che ci porti a pensare all salute come un unicum che consideri la parte veterinaria e quella umana interconnesse”.

Intanto in Francia l’Autorità nazionale per la salute (Has) ha annunciato una strategia di vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie, dopo che tre casi di infezione sono stati rilevati nel Paese. Il programma di immunizzazione è rivolto agli adulti a rischio di esposizione al virus del ‘monkeypox’, compresi gli operatori sanitari.  Si raccomanda di somministrare solo vaccino di terza generazione, nei 4 giorni successivi al contatto a rischio, fino a un massimo di 14 giorni. Lo schema vaccinale prevede due dosi o tre per i pazienti immunocompromessi, somministrate a distanza di 28 giorni l’una dall’altra. In Francia la vaccinazione antivaiolosa è rimasta obbligatoria fino al 1979.

E in Italia? “Non credo che si debba arrivare a tanto, allo stato attuale dei fatti”, afferma Massimo Galli, già direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, a ‘Buongiorno’ su Sky Tg24. L’esperto ritiene che i rapporti tra benefici e costi dell’utilizzo di un vaccino anti-vaiolo, “in questo momento e per questo virus, siano molto aleatori. Non da non tali da spingere per ora a una scelta di questo genere”.

“Stiamo parlando di un virus a Dna, un orthopoxvirus – ricorda Galli – che come tale cambia molto meno rispetto a quello che fa un virus a Rna” come Sars-CoV-2. Inoltre il ‘monkeypox’ “ha delle modalità di diffusione certo importanti, ma non tali da metterci nella condizione di pensare a breve termine a un’epidemia diffusa in maniera generalizzata. Certo non bisogna prendere la cosa sottogamba e bisogna considerarla bene”, precisa lo specialista. “Quello che va fatto – spiega – è una buona, sana, vecchia operazione di contenimento epidemiologico, nella speranza che ciò che ci avrebbe dovuto insegnare la pandemia” di Covid “sia utile per poter fare questa volta, avendone il tempo e le modalità, un’azione di contenimento. Ricordiamoci – letalità molto bassa, almeno in Occidente”.

Non solo. Contro il vaiolo delle scimmie “probabilmente abbiamo il farmaco, anche se non so quanti effettivamente siano i quantitativi disponibili“, ha aggiunto il virologo. Il principio attivo, selezionato nell’ambito di un filone di ricerche volte a contrastare un possibile attacco bioterroristico ‘al vaiolo’, si chiama “tecovirimat e inibisce una proteina, la p37, conservata al 98% di identità in tutti gli orthopoxvirus fino adesso testati” e quindi anche contro il ‘monkeypox’. “Un colpo di fortuna” secondo Galli.

L’ultimo caso in Italia, e un nuovo sospetto – Intanto “è in buone condizioni, senza febbre”, il paziente per il quale l’ospedale Sacco di Milano ha confermato ieri sera un’infezione da vaiolo delle scimmie, primo caso in Lombardia. Si tratta di un trentenne tornato da un viaggio in Spagna, che al momento si trova ricoverato, secondo quanto apprende l’Adnkronos Salute da fonti sanitarie. Sempre a quanto si apprende, nella notte è arrivato in Pronto soccorso un secondo caso sospetto, un giovane attualmente in osservazione, sul quale sono in corso analisi per un’eventuale conferma di ‘monkeypox’. Per entrambi si ritiene possibile un legame con il focolaio delle isole Canarie. 

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