Daniela Ducato (WWF Italia): la rivoluzione del pianeta parte dalle parole

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Daniela Ducato, cagliaritana, imprenditrice celebre per le sue innovazioni green, è la nuova presidente del WWF Italia. 61 anni, sposata, due figli, si è sempre occupata di ambiente, in ogni sua forma e ha ricevuto riconoscimenti importanti: quello di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella, ma anche riconoscimenti a livello internazionale tra cui quello di miglior innovatrice europea nel settore eco-friendly. È  conosciuta a livello internazionale per le sue visioni innovative che ha saputo trasformare in azioni concrete, collaborando con aziende virtuose di tutto il Paese impegnate nella sostenibilità ambientale e sociale.

Nel 2018 Daniela ha vinto il Premio MPW – Most Powerful Women di Fortune Italia come ‘miglior innovatrice italiana’ per aver avviato dialoghi importanti in ‘Edizero Architecture for Peace’. Il marchio ha permesso di connettere imprese all’avanguardia nell’economia sostenibile, producendo con gli scarti di lavorazione, mettendo al bando materiali fossili e derivati del petrolio.

Dott.ssa Ducato, Fortune Italia le ha portato fortuna…

Non solo mi ha portato fortuna, ma la cosa che mi è piaciuta di più di questa premiazione è che c’è stata sin dal primo momento una valorizzazione e un’accoglienza alle idee incredibili. Accogliere l’innovazione necessita di una visione e con MPW mi sono sentita ‘accolta’, nel senso che sono state recepite le mie idee e le mie visioni. Questo mi ha dato molto coraggio in quel momento, perché un conto è essere incoraggiata per qualcosa che già esiste materialmente e un conto è incoraggiare un’idea, qualcosa di non ancora mediaticamente forte. C’è un aneddoto: ad un certo punto mi è stato chiesto di scattare una foto in posa col premio. Ebbene, l’ho scattata in compagnia di una gallina, vicino ad un albero: con MPW mi sono sentita libera di poterlo fare, con altre premiazioni avrei evitato perché sarebbe potuta sembrare una mancanza di rispetto. Ho voluto dire grazie a chi mi ispira ogni giorno: le galline, ma anche gli alberi e tutta la natura, ma è stata anche una provocazione perché volevo premiare la gallina, per aver sopportato per secoli il giudizio legato alla stupidità. La donna, oltretutto, viene spesso associata a questo animale. Ecco, bisogna sdoganare questo pensiero, questi pregiudizi. Sono orgogliosa di aver ricevuto il Premio MPW, ne vado molto orgogliosa.

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Daniela Ducato durante la premiazione MPW di Fortune Italia, nel 2018

Quanto è utile ancora oggi animare i dibattiti culturali sul valore della diversità di genere in ambito aziendale e non solo?

Le rispondo con un’azione concreta; è la prima cosa in assoluto che ho chiesto all’interno del WWF dal mio insediamento ed è stata subito accolta. Ho chiesto semplicemente di cambiare una parola. Tutta la comunicazione ruota attorno all’uomo: ‘il pianeta in armonia con l’uomo’, ‘il pianeta a misura d’uomo’. Ho chiesto che al posto della parola ‘uomo’ ci fosse la parola ‘persona’, perché il pianeta è già a misura d’uomo, nel senso che spesso è solo a sua misura, quindi una dimensione patriarcale e padronale, non perché l’uomo sia cattivo ma perché l’uomo da solo rappresenta solo l’uomo. La persona rappresenta l’uomo, la donna, ma anche chi non si sente uomo, chi non si sente donna, rappresenta le bambine e i bambini, è rappresentativa di ogni età e di ogni genere. Il pianeta che vogliamo è a misura di persona! Entro giugno ci sarà questo cambio di comunicazione al WWF. E poi un’altra cosa: il padrone può essere buono e trattare bene, oppure cattivo e trattare male. Prima il pianeta veniva trattato male e adesso il padrone ha deciso che deve iniziare a trattarlo bene, altrimenti lo schiavo pianeta non produce più per lui. Bisogna uscire da questo linguaggio! Altra cosa che si ripete in continuazione è che noi dobbiamo salvare il pianeta, ma il pianeta si salva benissimo da solo senza il nostro aiuto. Dobbiamo invece imparare ad ascoltarlo e se sapremo farlo sarà lui a salvare noi. Ritroviamo l’umiltà di cambiare linguaggio.

Lei ha due figli. Come ha conciliato una carriera così con la vita privata?

Io vorrei che questa domanda fosse posta agli uomini d’ora in avanti, perché così scopriremmo qual è la soluzione. È una domanda a cui la donna, rispondendo, deve sempre dimostrare di essere bionica, multitasking, eccezionale e quasi non può essere una persona terrena, ma extraterrestre. Potremmo scoprire un mondo parallelo, molto interessante se lo chiedessimo agli uomini. E non è una provocazione: nel senso che è una bellissima domanda, ma vorrei fosse posta anche al genere maschile. Sono curiosa e vorrei sapere come fanno: scopriremmo sicuramente che possono grazie alle donne che glielo consentono.

Ci racconti come è arrivata la nomina di presidente del WWF Italia…

È stata Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia per questi ultimi 8 anni, a fare il mio nome. Il mio, insieme ad altri, è stato sottoposto a tutti gli aderenti del WWF, che alla fine hanno scelto me. Ho sempre fatto volontariato sociale e tanto lavoro dedicato all’ambiente, ma non mi sarei mai aspettata questa nomina. Donatella ha fatto del WWF Italia un gioiello e rimarrà nel consiglio nazionale, sarà determinante per me e noi tutti: il fatto che lei rimanga mi ha dato la possibilità di accettare, perché continuerà ad essere presente con la sua visione. La mia presidenza sarà nel segno della continuità con quella precedente, che ha creato tantissime pratiche virtuose, ma chiaramente ci saranno anche tante novità. È una bella e grande sfida.

Daniela Ducato
Daniela Ducato, Presidente WWF Italia

Una vita dedicata alla protezione dell’ambiente la sua. Da dove parte tutto?

L’imprinting familiare è stato fondamentale. La mia vita è stata sempre vicina alla natura, alla campagna: mio padre aveva questa grande passione e mi ha trasmesso questo amore. Poi ho insegnato diversi anni educazione musicale a scuola: ho da sempre lavorato su progetti multidisciplinari, che mi hanno fatto capire come spesso, al di là delle competenze, serva il dialogo e quindi la connessione tra discipline diverse, come Edizero, un progetto di relazione tra il mondo delle imprese, quello dell’industria, la ricerca scientifica, l’Università che ha portato allo sviluppo di prodotti e servizi. Il mio compito è stato sempre quello di mettere in connessione e di creare relazioni, dialoghi per creare progetti nuovi in ambito di innovazione. Mi piace dire che pratico l’economia della relazione. Un lavoro che continuerò anche col WWF. Un’altra cosa in cui negli ultimi anni mi sono molto impegnata è il recupero dell’intelligenza. Ci sono tantissime ricerche realizzate e già pagate dalla pubblica amministrazione: spesso alcune di queste vengono scartate perché non servono ai cosiddetti obiettivi principali. Mi sono chiesta: perché non metterle a disposizione di altre aziende che potrebbero averne necessità? E così le ho recuperate, creando nuove relazioni con altre aziende per portare innovazione. Anche questa è sostenibilità: non sprecare intelligenza, anzi direi che è la prima formula di sostenibilità. Già nel 2018, durante MPW, avevo parlato ad esempio dell’importanza di non sprecare l’intelligenza ed è stata accolta favorevolmente come idea. Tra le azioni che vorrei portare avanti c’è proprio quella di chiedere che venga realizzata una ‘biblioteca del sapere’ per evitare che la ricerca pubblica vada sprecata. È una risorsa immateriale, ma la materia prima più importante.

Da quest’anno è anche presidente della Fondazione Territorio Italia, che ha una visione futura del lavoro fondata sui pilastri della parità di genere, dell’innovazione e della sostenibilità alla base dell’avanzamento culturale, sociale ed economico delle comunità sul territorio del Paese. Manterrà gli incarichi?

Assolutamente sì, perché gli obiettivi sono coerenti e complementari con quelli del WWF. In Fondazione Territorio Italia mi occupo di progetti della formazione per lavori verdi dedicati alle donne vittime di violenza fisica, psicologica, economica, che trovano una seconda possibilità attraverso l’acquisizione di questi lavori. Ricordiamoci che l’obiettivo numero 5 dell’Agenda 2030 mira a ottenere la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione. Questo obiettivo è sposato dalla Fondazione Territorio Italia con i suoi progetti di green jobs, così come da WWF Italia.

Lei vive in Sardegna a Guspini, come cambierà la sua vita? Dovrà spostarsi?

In Fondazione Territorio Italia abbiamo progettato e realizzato un ufficio verde, mobile, che si monta e si smonta in un minuto, pesa 150 grammi. Il tavolo, realizzato con materiali organici come le canne palustri, ‘abbraccia l’albero’ e ci fa tenere i piedi a contatto con le radici , uno strumento utile allo smart working per lavorare in mezzo alla natura: è questo il mio ufficio personale abbracciato ad un ulivo del parco in collaborazione con il Comune di Guspini, che è il primo in Italia ad aver elaborato una delibera ad hoc. Lavorare in questo modo, oltre che salutare per la persona, fa bene al pianeta con un risparmio di circa una tonnellata di CO2 all’anno.

Quali sono i suoi obiettivi in WWF Italia?

Sicuramente uno degli obiettivi sarà quello di andare sempre più nella direzione della comunicazione del One Health: la nostra salute dipende dalla natura che ci circonda. Bisogna ricordare che, a livello globale, la perdita di natura è in gran parte legata ai regimi alimentari e alle nostre scelte di consumo. In Europa e in Italia la minaccia principale per la biodiversità è l’agricoltura, a causa dell’uso di sostanze chimiche di sintesi, della semplificazione degli agroecosistemi e dell’abbandono delle pratiche tradizionali. Il WWF ha richiesto all’Europa che almeno il 40% dei terreni sia di agricoltura biologica  (al momento l’Europa ne chiede il 25%) e quindi terreni sani, aria sana, impollinatori e cibo sano. E cibo, aria e acqua sono la nostra salute. L’Italia è la nazione europea campionessa di biodiversità delle specie vegetali e animali, e appunto per questo motivo non dobbiamo abbassare la guardia perché, allo stesso tempo, sempre in Italia ogni giorno più di 50 specie sono invece a rischio. Dobbiamo inoltre mantenere un’ ‘architettura di pace interiore’: il primo ettaro da coltivare è dentro di noi ed è l’inizio per avere rispetto per tutti gli altri paesaggi. Parte da qui il rispetto per l’ambiente circostante, perché solo così possiamo connetterci a tutti gli altri paesaggi. Dobbiamo entrare in ottica di prossimità di relazione, coltivando noi stessi e gli altri, ottenere il senso di vicinanza e di rispetto del prossimo, e quindi anche del nostro ambiente.

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