Ecco il contratto della sanità, aumenti e arretrati per mezzo mln operatori

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Finalmente ci siamo. E’ stato firmato all’Aran il rinnovo del contratto per il comparto della sanità. Un settore in prima linea, in questi anni di pandemia. In arrivo aumenti e arretrati in arrivo per 545mila lavoratori del Servizio sanitario nazionale, tra cui 277mila infermieri

Una firma salutata con soddisfazione dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Il contratto collettivo del comparto sanità per il 2019-21, siglato nella notte al tavolo del negoziato tra l’Aran e i sindacato, sarà ora trasmesso dall’Aran al Comitato di settore per il parere, al Governo per eventuali osservazioni e alla Corte dei conti per la certificazione dei costi.

Si tratta di un’intesa che “mi rende particolarmente orgoglioso, perché è il coronamento di un percorso virtuoso cominciato il 10 marzo di un anno fa con il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. E, soprattutto, rappresenta il doveroso riconoscimento per oltre 545mila dipendenti del Servizio sanitario nazionale, tra cui 277mila infermieri, ogni giorno in prima fila nelle strutture del Paese per garantire l’assistenza e i servizi di cura ai cittadini, a partire da quelli più fragili. Dipendenti pubblici che, nei mesi più duri dell’emergenza e per tutto il periodo della pandemia, con il loro lavoro hanno rappresentato ‘i volti della Repubblica’ per eccellenza, come li ha definiti il presidente Mattarella”, sottolinea Brunetta.

La firma segna un punto d’arrivo importante, a pochi giorni dall’intesa sull’atto di indirizzo integrativo da parte del Comitato di settore Regioni-Sanità che ha permesso la chiusura della trattativa. “Dopo il via libera da parte della Ragioneria e la registrazione della Corte dei Conti, il nuovo contratto porterà negli stipendi dei lavoratori aumenti, arretrati, l’indennità Covid prevista per gli infermieri e gli scatti di anzianità legati alle nuove progressioni orizzontali. Una boccata d’ossigeno fondamentale per i lavoratori – rileva Brunetta – tanto più importante in questo periodo di generalizzato aumento dei prezzi”.

L’intesa, oltre alla parte economica, “contiene importanti innovazioni, perché opera una revisione del sistema di classificazione del personale prevedendo cinque aree di inquadramento, accogliendo così, anche per il comparto sanitario, la recente novità legislativa di un’area di elevata qualificazione già prevista per le funzioni centrali. Nel nuovo contratto si definisce, inoltre, un nuovo regime delle progressioni economiche orizzontali con differenziali economici di professionalità, ossia incrementi stabili del trattamento economico per remunerare il maggior grado di competenza professionale progressivamente acquisito dai dipendenti. Anche questo è un punto che accoglie le riforme già introdotte a livello generale per la Pa, per valorizzare i percorsi di formazione e il potenziamento e l’acquisizione di nuove competenze da parte dei dipendenti pubblici”.

Le novità economiche – Gli operatori sanitari troveranno nelle buste paga – a decorrere dal 1° gennaio 2021 – un incremento medio a regime degli stipendi tabellari di 91 euro medi per 13 mesi e una rivalutazione dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa di 12 euro mese per 13 mensilità. Per l’applicazione del nuovo sistema di classificazione professionale è previsto un ulteriore impegno finanziario delle aziende e degli enti del comparto di 13 euro al mese per 13 mensilità.

In attuazione di quanto previsto dalle ultime due leggi di bilancio, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo di alcuni specifici profili sanitari e socio-sanitari, nel contratto si istituisce l’indennità di specificità infermieristica per i profili di infermiere, l’indennità di tutela del malato e promozione della salute per altri profili del ruolo sanitario e socio-sanitario e una specifica indennità destinata al personale operante nei servizi di pronto soccorso.

L’accordo, includendo anche le indennità, permette di riconoscere incrementi medi, calcolati su tutto il personale del comparto, di circa 175 euro medi mensili, corrispondenti a una percentuale di rivalutazione del 7,22%.

“L’accordo raggiunto sul nuovo contratto della sanità pubblica, che riguarda circa 50 mila operatori nella nostra regione, è una buona notizia e pone le basi per un rafforzamento del sistema post Covid – commenta l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Ora occorre continuare investire adeguando il fondo sanitario italiano ancora lontano da altri Paesi europei, va rivisto il tetto del personale fermo  a 17 anni fa”.

“Grande soddisfazione per l’intesa raggiunta dall’Aran con tutti i sindacati rappresentativi di circa 550 lavoratrici e lavoratori del comparto sanità” anche da parte di Elena Carnevali, capogruppo Pd in Commissione Affari sociali alla Camera e Paola Boldrini, vice presidente Pd in commissione Igiene e sanità al Senato. “Finalmente, oltre al riconoscimento economico, rilevante, abbiamo anche la costruzione di un percorso di carriera non solo gestionale ma, soprattutto, professionale; con la definizione di un nuovo sistema di incarichi che valorizza non solo economicamente le competenze e formazione, fondamentali per la ricostruzione della sanità territoriale e ospedaliera prevista dal Pnrr e all’attuazione del diritto alla salute nel mutato quadro epidemiologico del Paese”.

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