Rischiava la vita per un colpo di calore, salvato da un trapianto di fegato

Molinette
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Una storia incredibile di buona sanità arriva da Torino in questa torrida estate italiana. Per la prima volta un uomo è stato salvato grazie a un trapianto di fegato da una insufficienza epatica fulminante da ‘colpo di calore’. Un rischio reale in queste settimane, ancor più per chi fa attività fisica.

L’intervento è stato realizzato all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Il  paziente, fanno sapere i sanitari, è stato strappato da morte certa grazie ad un trapianto di fegato eseguito in emergenza nazionale per una gravissima insufficienza epatica insorta nelle sequele di un colpo di calore patito 3 giorni prima.

L’uomo, 57 anni, corporatura da ex atleta corridore, residente nell’astigiano, era stato colto da malore nei pressi di casa sua in un rovente pomeriggio della settimana scorsa, essendo però ancora in grado di gridare aiuto. I soccorritori del 118 al loro arrivo l’hanno rinvenuto riverso a terra, privo di sensi, vicino a un rogo di rovi e sterpaglie, ricostruiscono i sanitari. La prima temperatura corporea rilevata sull’uomo in sede di intervento è stata di 41 gradi, a prova di uno stato di ‘colpo di calore’.

Le condizioni cliniche dell’uomo sono apparse immediatamente critiche, tali da necessitare l’intubazione tracheale sul posto ed il trasporto in elisoccorso verso la Rianimazione dell’ospedale di Alessandria. Nelle ore successive, dopo il raffreddamento del corpo con mezzi fisici (ghiaccio sul corpo ed infusioni endovenose fredde) e l’applicazione di terapie volte a sostenere le funzioni vitali, le condizioni del paziente si sono progressivamente stabilizzate, con iniziali segni di miglioramento.

Tuttavia gli indici relativi allo stato del fegato a partire da 24 ore dopo l’evento acuto hanno registrato un evidente e progressivo peggioramento. A poco più di 36 ore il paziente non dava alcun segno di risveglio dal coma e si trovava in uno stato di grave insufficienza epatica acuta. I dottori Mauro Bruno e Silvia Martini della Gastro-Epatologia dell’ospedale Molinette di Torino e il professor Renato Romagnoli, Direttore del Centro Trapianto Fegato Molinette, sono stati quindi contattati per valutare l’opzione salva-vita di un trapianto epatico.

Dopo ulteriori accertamenti che hanno indicato una compromissione neurologica su base metabolica ancora compatibile con l’esecuzione di un trapianto di fegato, il paziente è stato quindi trasferito (nuovamente in eliambulanza) verso la Rianimazione 2 delle Molinette diretta dal Roberto Balagna, ed inserito in lista d’attesa per trapianto di fegato in ‘super-urgenza nazionale’ a circa 48 ore dall’iniziale colpo di calore.

La Rete Trapianti italiana si è immediatamente attivata e, grazie al Coordinamento del Centro Regionale Trapianti del Piemonte-Valle d’Aosta (diretto da Antonio Amoroso) e del Centro Nazionale Trapianti, dopo pochi minuti è stato individuato un donatore d’organi compatibile, da poco resosi disponibile ad Udine. L’équipe dei chirurghi del Centro Trapianto di Fegato di Torino si è quindi mobilitata, recandosi nell’ospedale friulano per eseguire il prelievo d’organi. Il trapianto epatico è stato eseguito nella terza giornata dopo l’evento iniziale nelle sale operatorie delle Molinette ad opera del dottor Damiano Patrono sotto la supervisone del professor Romagnoli.

Romagnoli
Renato Romagnoli, direttore del Centro Trapianto di fegato delle Mollette

Attualmente il paziente si trova ancora ricovreato presso la terapia intensiva, ma ha già visto normalizzarsi i valori della funzione epatica e sta dando significativi, seppur iniziali, segni di risveglio dal coma.

“Per la sua estrema rarità, il quadro di severo danno epatico secondario a colpo di calore pone particolari criticità nella sua valutazione e nella sua scelta di trattamento. Quando il grado di compromissione funzionale epatica supera i limiti di non ritorno, allora inizia una vera corsa contro il tempo, alla quale solo l’eccellenza del sistema trapianti a livello locale e nazionale permette di dare una risposta efficace”, conclude Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute di Torino.

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