Approccio One Health, rilancio degli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione nei processi autorizzativi e remunerativi, equità di accesso e utilizzo appropriato dei farmaci: come contrastare l’altra pandemia, l’antimicrobico resistenza. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2022 .
C’è un’altra pandemia oltre a quella, assai più nota, da Covid-19, e riguarda le infezioni da germi resistenti agli antibiotici. Non a caso il ministro della Salute Roberto Speranza, non più tardi di qualche mese fa, ha affermato che “l’antimicrobico resistenza è il tema di oggi”, proprio a sottolineare, ancora nel bel mezzo della emergenza pandemica da Sars-CoV-2, l’urgenza di collocare la questione al centro delle agende dei sistemi sanitari, qui e ora.
Così come non è un caso che non ci sia documento finale dei G7 e G20 Salute degli ultimi anni che non dedichi un capitolo all’antimicrobico resistenza e che non raccomandi strategie ispirate all’utilizzo appropriato degli antibiotici e alla adozione di un approccio One Health, all’insegna dell’attenzione integrata per la salute umana, animale e dell’ambiente.
Si stima che nell’Unione europea la resistenza antimicrobica sia responsabile di circa 33mila decessi all’anno. L’Italia detiene insieme alla Grecia il primato per diffusione di germi resistenti, e si colloca al primo posto per numero di decessi annui, circa 10mila.
Il 75% delle infezioni da batteri resistenti agli antibiotici è associata all’assistenza sanitaria (Ica), per lo più in reparti come terapie intensive (14,8%), medicine (7%), chirurgie (6,8%), riabilitazioni (6%), geriatrie (5,4%), più esposti per la concentrazione di pazienti fragili. Le patologie maggiormente associate a batteri resistenti sono le polmoniti (24%), seguite dalle infezioni delle vie urinarie (21%), delle ferite chirurgiche (16%), del torrente circolatorio (16%) e gastrointestinali (7%).
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