Identikit del medico del futuro, sarà sempre più tech

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Sarà anche un po’ ingegnere il medico del futuro, in grado di gestire le nuove tecnologie al servizio delle scienze della vita e di muoversi in un settore che sta – letteralmente – esplodendo: il Medtech solo in Italia vale 16,2 miliardi di euro. 

A delineare l’identikit in sette punti del ‘camice bianco’ di domani sono gli esperti intervenuti all’Università Campus Bio-Medico di Roma, in un incontro con il patrocinio di Unindustria per definire le caratteristiche del medico del futuro.

La sanità di domani ha bisogno infatti di medici con competenze, di base e applicate, di ingegneria biomedica in grado di fare ricerca, utilizzare le nuove tecnologie e che sappiano interagire con gli ingegneri attivi in ospedale. I nuovi corsi di Laurea delle università italiane puntano a formare figure ad hoc per il settore Medtech, eccellenza che cresce a tassi superiori al 5% annuo e richiede figure all’altezza delle tecnologie, dei macchinari, dei device e dell’industria farmaceutica. Ecco i 7 pilastri dell’identikit:

1) IBRIDAZIONE DEI SAPERI, per la salute e il benessere del paziente;
2) MENTALITÀ APERTA, per contribuire alle soluzioni tecnologiche di domani;
3) TRAVERSALITÀ, per il superamento dei tradizionali confini professionali;
4) FLESSIBILITÀ, capacità di operare in ospedale e nelle aziende medtech;
5) 100% MEDICO, in grado di seguire il paziente sul piano clinico e umano;
6) 100% FORMAZIONE INGEGNERISTICA, per gestire meglio diagnosi e terapie con i macchinari;
7) CAPACITÀ DI GESTIRE LE PROBLEMATICHE ETICHE del paziente derivanti dalla presenza delle moderne tecnologie.

Pensiamo solo all’impatto di ricerca biomedica, trasformazione digitale, telemedicina, territorio e nuove tecnologie applicate a diagnostica e prevenzione. Ecco perché gli ospedali e le imprese biomedicali e farmaceutiche cercano nei nuovi medici figure dotate di conoscenze a cavallo tra medicina tradizionale e ingegneria biomedica per sviluppare nuove cure, creare device e macchinari.

Oggi il settore Medtech rappresenta il futuro della sanità: stimolato dalla pandemia, è cresciuto anche nel 2020 e ha prospettive di sviluppo in tutto il pianeta. Solo un Italia, il Medtech genera un mercato che vale 16,2 miliardi di euro diviso tra 4.546 aziende che occupano 112.534 dipendenti (Fonte Confindustria Dispositivi Medici 2022). Il tasso di crescita del fatturato (2021 sul 2020) ha toccato il +6,4 per cento contro una crescita mondiale del 5,6 per cento. Gli investimenti crescono di anno in anno, con un +9,6 per cento nel 2021 e ulteriori prospettive di crescita nei prossimi anni. In Europa l’Italia è sesto esportatore, e 13mo a livello mondiale nel settore Medtech (fonte Mediobanca 2022). Ed è prima nell’Unione europea per la produzione di farmaci (fonte Efpia 2022).

Non è un caso che all’Università Campus Bio-Medico di Roma siano stati annunciati due nuovi corsi di Laurea in inglese come Medicine and Surgery Medtech e Biomedical Engeneering. Sin dai primi anni di vita UCBM ha puntato sull’interazione e la collaborazione sinergica tra le sue facoltà di Medicina e Chirurgia e Ingegneria ed oggi è protagonista tra le università italiane nella ricerca in settori del Medtech quali lo sviluppo di dispositivi biomedici, imaging biomedico, biomeccanica, robotica e chirurgia assistita, ingegneria dei tessuti, medicina personalizzata, interfacce uomo-macchina, riabilitazione e in ambiti ad alta tecnologia ad essi strettamente collegati come le applicazioni IoT, il machine learning, big data e nella cybersecurity.

“Oggi siamo di fronte al rapido sviluppo della medicina personalizzata: il medico, il sistema della ricerca e l’organizzazione del sistema sanitario devono confrontarsi con le capacità tecnologiche che hanno un ruolo sempre maggiore – ha detto Raffaele Calabrò, rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – Oggi in medicina non parliamo più genericamente di “patologie” ma abbiamo l’opportunità di conoscere i problemi del singolo malato, e la tecnologia in questo diventa fondamentale. Il medico di domani deve essere formato a lavorare con le nuove tecnologie: la pandemia ha accelerato questa tendenza: un’università come il Campus Bio-Medico di Roma si propone come uno dei luoghi nei quali mettere insieme medici e imprese per creare ricerca e innovazione per il malato e per il progresso del sistema sanitario. I nostri corsi di laurea puntano a formare il medico del futuro”.

“Siamo chiamati a discutere del futuro dei professionisti della salute e del futuro della sanità – ha evidenziato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – Questa pandemia ci ha mostrato l’importanza del servizio sanitario nazionale grazie al quale stiamo affrontando questa emergenza. Per il futuro siamo chiamati a pensare come rafforzare il servizio sanitario partendo dalla relazione tra il professionista e la persona, intercettando il bisogno di salute e cercando di rispondere nella miglior maniera possibile. Accanto a questo c’è la tecnologia che ci supporta e oggi mostra capacità di sviluppo enormi: la tecnologia interagisce con l’uomo e questa interazione va studiata e compresa sempre meglio anche dagli stessi medici e operatori sanitari”.

“I medici possono diventare figure cruciali nella crescita del settore Medtech – ha assicurato Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) – Lo sviluppo di tecnologie e approcci innovativi in campo biomedico richiede innanzitutto l’individuazione dei bisogni più urgenti. La definizione delle caratteristiche delle patologie che si vogliono correggere e delle fasce di popolazione affette. La validazione clinica e il follow-up. La figura del medico e ancor più del medico ricercatore, in questo processo è dunque fondamentale”.

“Il medico del futuro dovrà sviluppare nuove competenze, soprattutto nel digital – ha detto Massimo Scaccabarozzi, past president di Farmindustria – La terapia diventa un processo grazie ad una tecnologia che innova velocemente e ad una medicina che va sempre più verso cure personalizzate, cucite per il paziente e su di lui. E i farmaci non sono più “solo” un prodotto ma parte di questo processo, combinati con device, diagnostica, medtech. Ecco perché corsi di laurea come Medtech di UCBM avranno un ruolo fondamentale – prosegue Scaccabarozzi – Permetteranno infatti agli studenti di integrare le competenze progettuali e tecnologiche – oggi sempre più multidisciplinari e trasversali – per guidare i processi di innovazione propri dei settori delle Scienze della Vita. E la figura dell’ingegnere biomedico può essere di grande aiuto per l’industria farmaceutica sia per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e tecnologie e sia per la nascita di nuove imprese di settore”.

“Le scienze della vita sono oggi protagoniste della rivoluzione che la medicina sta vivendo – ha ricordato Massimiliano Boggetti, presidente Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita Alisei – Anche i nuovi regolamenti europei vanno in questa direzione: gli studi clinici saranno più numerosi, di conseguenza la collaborazione tra medico e settore privato sarà incoraggiata. Oggi il Pnrr ci dà una grande occasione: stimolare il partenariato pubblico-privato e l’industria viene finalmente considerata fattore abilitante della ricerca pubblica. Tutto ciò è possibile se viene stimolata la collaborazione tra medici, industria, università, centri di ricerca e di trasferimento tecnologico. Ci auguriamo di non perdere questa occasione”.

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