Batteri carichi di farmaci per battere i tumori

E. coli batteri
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Batteri come rider che trasportano piccoli proiettili carichi di farmaci antitumorali da fare esplodere con precisione millimetrica solo dove si sviluppa una massa cancerosa. Futuristico? No, diciamo piuttosto futuribile.

Stando ai risultati di una ricerca condotta dai ricercatori tedeschi del Max Planck Institute arrivare a una medicina di precisione che indirizza di piccole quantità di farmaco solo dove serve veicolandole nel luogo d’azione attraverso i batteri è solo questione di tempo.

Gli esperimenti in vitro infatti promettono bene. I biotecnologi tedeschi infatti sono riusciti in una duplice, non semplice, impresa: da un lato attaccare alla parete di comuni batteri del tipo Escherichia coli piccole goccioline, chiamate liposomi, al cui interno era stata inserita una piccola quantità di farmaco antitumorale, dall’altro caricare questi batteri di microsfere magnetiche.

A che pro? L’idea, rivelatasi percorribile, era quella di favorire il movimento dei batteri attraverso una struttura gelatinosa che mima la consistenza dei tessuti dell’organismo umano fino a un luogo preciso (simulante il tumore) dove rilasciare il farmaco solo dietro uno stimolo definito.

Ebbene, dapprima utilizzando un campo magnetico si è riusciti a direzionare con estrema precisione il naturale movimento che questo tipo di batteri è in grado di compiere. Una volta raggiunta la destinazione finale, grazie all’utilizzo di un laser a infrarossi si è fatta aumentare fino a 55 gradi la temperatura in prossimità della zona simulante la massa tumorale, facendo disgregare i liposomi con il conseguente rilascio del farmaco.

La novità, dicono i ricercatori, è duplice. In primis aver identificato una tecnica che permette di legare con elevata efficienza liposomi e magneti ai batteri. Ben l’86% dei batteri trattati infatti risultano caricati con entrambe queste particelle. In secondo luogo essere riusciti a guidare un elevato numero di batteri intorno al simil-tumore. Un aspetto, quest’ultimo, estremamente rilevante.

Il nostro organismo infatti rilevando la presenza di batteri in un determinato luogo attiva il sistema immunitario, contribuendo a combattere il tumore. E tanto maggiore è la presenza di batteri, tanto maggiore sarà la risposta immunitaria. Senza dimenticare che, riuscendo a circondare il tumore con un gran numero questi batteri carichi di bombe farmacologiche da far esplodere solo dove serve e quando serve permetterebbe di veicolare una terapia estremamente mirata. E, quindi, con limitati effetti dannosi a carico dei tessuti circostanti e di altri distretti dell’organismo da preservare.

Naturalmente, precisano i ricercatori, si tratta di esperimenti in vitro. E quindi per l’eventuale passaggio dal bancone del laboratorio alla clinica medica e al letto del paziente bisogna ancora superare numerosi passaggi, per capire se quanto rilevato in vitro funzioni anche quando effettuato all’interno di un essere vivente. E se ciò non arrechi danno. Dal momento che l’utilizzo dei batteri nelle strategie di lotta ai tumori è cosa nota, le speranze che la nuova declinazione di questo approccio possa sortire effetti positivi non sono poche.

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