Un ovaio in 4D per ricerche sull’infertilità

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Il desiderio di un figlio talvolta si contra con l’infertilità, un problema che – secondo le stime – in Italia colpisce il 15% delle coppie. Un tema rilevante, per un Paese che fa i conti con un drammatico inverno demografico. Ma dalla ricerca made in Italy arriva un’interessante novità, sviluppata da un team di ricercatori di cui fa parte anche una giovane scienziata, Giulia Fiorentino, che fa parte dei 40 Under 40 selezionati da Fortune Italia nel 2022. 

In collaborazione con il gruppo GeneraLife, infatti, il Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell’Università di Pavia, con Valeria Merico, Paola Rebuzzini, Giulia Fiorentino e Mario Zanoni, coordinati da Silvia Garagna e Maurizio Zuccotti, sta mettendo a punto una ricostruzione in 4 dimensioni dell’ovaio di topo. 

Una soluzione innovativa e ingegneristica, forte anche dell’applicazione dell’intelligenza artificiale, per facilitare l’approfondimento delle problematiche morfologiche e molecolari che possono causare infertilità femminile. Ma quali sono le quattro dimensioni chiave? Oltre alle tre dello spazio (lunghezza, larghezza e profondità), nel 4D c’è anche il tempo.

“Il lavoro alla base della nostra collaborazione con l’università di Pavia – ha annunciato Danilo Cimadomo, responsabile Scienza e Ricerca di GeneraLife – è approdato proprio qualche giorno fa alla pubblicazione di una review su ‘Human Reproduction Update’. Nell’articolo, mostriamo come sia possibile, attraverso la ricostruzione 4D dell’ovaio, descrivere alterazioni morfologico-funzionali che causano infertilità nella donna, dalla sindrome dell’ovaio policistico, all’endometriosi, all’insufficienza ovarica prematura”.

“La digitalizzazione degli organi (digital twin) – ha sottolineato a sua volta Fiorentino – è un’importante frontiera della ricerca biomedica. Gli organi digitali 4D, capaci di descrivere i cambiamenti nello spazio e nel tempo, permetteranno di confrontarsi con la complessità delle relazioni esistenti tra le molecole, le cellule e i tessuti che compongono l’organo e l’intero individuo e ne regolano le funzioni in risposta alle trasformazioni dell’ambiente”.

Giulia Fiorentino

La visualizzazione dell’ovaio con un approccio quadridimensionale fa sì che il ricercatore abbia a disposizione una sorta di ‘scatola’ funzionale, in cui è possibile identificare e studiare le molecole dell’organo, come e dove agiscono, con una risoluzione mai vista prima. Una soluzione che potrebbe essere utile anche nella sperimentazione di nuove terapie.

“L’obiettivo del team – ha spiegato Cimadomo – è quello di creare un atlante virtuale dell’ovaio, fondamentale dal punto della ricerca applicabile a una serie di situazioni patologiche legate all’infertilità, ma non solo. Un esempio virtuoso di come ricerca, ingegneria istologia, microscopia, intelligenza artificiale e clinica possano collaborare nel generare un modello di studio, di evoluzione della conoscenze per migliorare i trattamenti, nel nostro caso contro l’infertilità femminile”.

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