Covid, il caso antinfiammatori e le nuove regole a scuola

primo giorno di scuola
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Mentre la review sugli antinfiammatori contro Covid-19 alimenta da giorni polemiche e pesanti accuse sui social, dal ministero dell’Istruzione arriva il vademecum per le scuole, in vista della ripresa delle lezioni. Due temi caldi, considerata l’attuale situazione pandemica e il numero dei decessi in Italia, arrivato a quota 175.347, con 41 morti nelle ultime 24 ore.

Iniziamo dalle scuole: avevamo già anticipato le nuove indicazioni anti-Covid per la ripresa dell’anno scolastico. Ora a sintetizzarle è il ministero, in un vademecum inviato agli istituti scolastici. La sintesi in una parola: normalizzazione. Questo vuol dire basta all’odiata Dad per gli studenti positivi a Covid-19. che saranno trattati in modo analogo ai contagiati dall’influenza: staranno a casa e potranno rientrare a scuola dopo un test negativo.

A scuola si potrà andare anche se raffreddati, ma i sintomi respiratori devono essere “di lieve entità” e le condizioni generali buone e senza febbre. Le mascherine sono previste anche per gli alunni e per tutto il personale fragile in possesso della certificazione necessaria: in tal caso la dotazione di Ffp2 e di dispositivi per gli occhi arriverà dalla stessa scuola.

Stop invece all’obbligo di mascherine in classe: saranno raccomandate solo agli alunni e al personale  ‘a rischio’ (anche in questo caso Ffp2).

Non è più prevista la misurazione della temperatura all’ingresso, ma in caso di sintomi indicativi spia di Sars-CoV-2 l’alunno, l’insegnante o l’operatore colpito dovrà essere ospitato nella stanza dedicata o nell’area di isolamento. Il ministero raccomanda anche la sanificazione ordinaria periodica dei locali, che dovrà essere straordinaria e tempestiva in presenza di uno o più casi confermati, e il ricambio frequente dell’aria.

Insomma, a scuola si torna quasi alla fase pre-Covid, pronti a modificare le regole in caso di peggioramento della situazione. Mentre la proposta di ricorrere alla Dad per mitigare il consumo energetico sembra essersi arenata.

Intanto si pensa all’autunno e alla gestione dei contagi. E torna l’accusa a medici e istituzioni: la cura per Covid-19 esiste, è semplice ed economica, ma “non ce lo vogliono dire“. Un’accusa alimentata questa volta dalla notizia della review di un gruppo dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo su ‘Lancet Infectious Diseases’.

Ma cosa è emerso davvero dalla ricerca? Intanto dobbiamo dire che il lavoro è una review di studi apparsi  tra il 2020 e il 2021 (su un totale di cinquemila pazienti). Non esattamente l’ultima novità dunque. Gli autori, fra i quali Giuseppe Remuzzi, hanno disegnato un quadro di quanto noto fino ad ora.

Ebbene, al contrario di ciò che si era temuto all’inizio della pandemia, quando i Fans erano guardati con scetticismo, trattare i pazienti colpiti in modo lieve o moderato con una terapia a base di questi antinfiammatori, può evitare l’aggravamento e ridurre il rischio di  ricovero fino al 90%. Il fatto è che a uccidere i malati è l’infiammazione, non il virus. Quindi spegnerla con antinfiammatori mirati in fase precoce può mettere un freno all’aggravamento dei sintomi.

Purtroppo bisogna anche dire che questo lavoro non offre dati conclusivi, che arriverebbero solo da trial clinici randomizzati e in doppio cieco. E prende in esame campioni piccoli, con pazienti a volte con sintomi lievi (dunque a basso rischio di per sé), altre già ricoverati. Da un lato è difficile vedere gli effetti della terapia, dall’altro non si tratta dei pazienti ‘giusti’.

Insomma, quello che emerge davvero dal lavoro è che gli antinfiammatori Fans possono aiutare nelle prime fasi della malattia a ridurre la gravità dei sintomi (e dei ricoveri). E che occorrono trial clinici ben disegnati per dimostrare e soprattutto quantificare l’efficacia di questi medicinali.

Dunque ci piace parlare di risultati “promettenti” per una gestione domestica precoce delle persone con sintomi iniziali, come scrivono gli stessi autori. Ma non di un segreto ben custodito da (perfidi) medici e aziende farmaceutiche (che peraltro i Fans li producono).

Ma allora perché la tempesta sui social? Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi, si è trattato “di un incredibile misunderstanding e di una strumentalizzazione squallida da parte dei no-vax di una review narrativa. Non si tratta infatti di un trial clinico o di quella che si definisce una metanalisi di studi comparativi – sottolinea il virologo a Fortune Italia – Lo stesso Remuzzi ha precisato che ciò che è stato detto sui giornali non è vero”.

“Si è trattato invece – continua Pregliasco – di una revisione narrativa relativa a un aspetto già conosciuto e che rientra nelle disposizioni dell’Aifa, dove è confermata la possibilità d’uso degli antinfiammatori, che in un primo momento si temeva avessero effetti pesanti, magari per un’interazione con gli Ace2. Invece in questo lavoro si conferma la possibilità d’uso dei Fans in fase precoce, già prevista da tempo da Aifa tra le possibilità terapeutiche. Davvero ignobile dunque, per certi versi, questa strumentalizzazione”, conclude Pregliasco.

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