Cuore, la ricetta per una protezione ‘su misura’

cuore e prevenzione
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Dieta mirata, attività fisica prescritta come fosse un farmaco e terapie ‘ritagliate’ in base alle reali esigenze del singolo. Sono questi i tre pilastri della ricetta per tutelare la salute del cuore,  al centro del congresso nazionale della Siprec in corso a Napoli dal 15 al 17 settembre.

Anche la prevenzione salva-cuore, infatti, deve essere ‘di precisione’ per essere davvero efficace, tenendo conto di età, sesso e condizioni di salute. “La prevenzione – spiega Massimo Volpe, presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare – va prescritta in maniera personalizzata per tutte le sue armi, non solo quelle farmacologiche ma anche e soprattutto quelle riguardanti gli stili di vita, in primis dieta e attività fisica. Per questo, una prescrizione realmente personalizzata può essere confezionata solo da un team di specialisti (dietologo, medico dello sport, diabetologo, psicologo, ecc) coordinato dal cardiologo. E noi siamo dei pionieri di questo approccio”.

Massimo Volpe
Massimo Volpe

Se è vero che la prevenzione salva-cuore va messa in atto sin da giovanissimi, la mezz’età (40-60 anni) rappresenta l’età d’oro della prevenzione cardiovascolare primaria. Ecco dunque i consigli per la salute del cuore ‘personalizzati’ e declinati per le diverse fasce d’età (giovani 20-45 anni, mezza età 45-65 anni, over 65).

Ipertensione sotto controllo

“L’intensità di cura va modulata diversamente a seconda dell’età. Così, se tra i 18 e i 65 anni il nostro obiettivo terapeutico è di raggiungere valori di 130/80 mmHg, tra i 65 e i 75 anni l’obiettivo è di arrivare sotto i 140/90 mmHg (con l’ipotesi di scendere a 130/80 mmHg, se la terapia è ben tollerata). Sopra i 75 anni infine, l’obiettivo di 140/90 va gestito con la massima cautela per quanto riguarda l’intensità delle cure. In un’ottica di semplificazione, va inoltre valorizzato l’uso di terapie di combinazione fissa (Ace inibitori o sartani insieme a calcio-antagonisti e o ad un diuretico di tipo tiazidico), cioè della poli-pillola”.

Colesterolo e trigliceridi

“Le statine rappresentano da anni il più importante presidio di prevenzione cardiovascolare primaria nei soggetti con dislipidemia e, in prevenzione secondaria, anche a prescindere dalla presenza di una dislipidemia, cioè di elevati livelli di colesterolo e/o trigliceridi. Il rapporto efficacia/sicurezzadi questi farmaci è nettamente favorevole; una recente metanalisi del gruppo di Oxford ha infatti dimostrato che molti degli effetti collaterali attribuiti alle statine, in particolare i disturbi muscolari, non sono imputabili a questi farmaci, che dunque non andrebbero sospesi, né dal paziente, né dal medico”.

Diabete e cuore

Negli ultimi anni l’armamentario terapeutico del diabete si è arricchito di farmaci (inibitori di SGLT2 e agonisti di GLP-1) che, oltre a controllare questa condizione, hanno un effetto importante sulla prevenzione di scompenso cardiaco ed eventi cardiovascolari. Si tratta però di cure costose che vanno riservate ai soggetti che hanno un rischio cardiovascolare maggiore, dicono gli esperti.

Aspirina sì, ma non per tutti

“In prevenzione primaria – ricorda Volpe – l’aspirina non è per tutti. Le linee guida nord-americane per la prevenzione cardiovascolare suggeriscono un uso della terapia anti-piastrinica differenziato per fasce d’età. Questo perché il beneficio maggiore (anti-trombotico) e il rischio minore (emorragico) dell’aspirina in prevenzione primaria si ha nei soggetti tra i 50 e i 60 anni, con una possibilità di estenderla ai 40enni, in presenza di aterosclerosi periferica documentata. Sopra i 60 anni, l’uso dell’aspirina in prevenzione primaria va valutato in base al profilo di rischio del singolo paziente e al suo rischio emorragico”.

Dieta (Mediterranea) e peso

“A qualsiasi età – spiega questa volta Roberto Volpe, medico ricercatore dell’Unità prevenzione e protezione del Cnr di Roma, direttivo Siprec – l’obiettivo principale è mantenere il giusto peso corporeo. Partendo sempre dagli alimenti tipici della dieta Mediterranea, l’apporto calorico va dunque calibrato in base all’attività fisica svolta che, generalmente, decresce con l’età”.

20-40 anni. I soggetti fisicamente attivi in questa fascia d’età in genere non necessitano di particolari indicazioni, se non le donne in età fertile nelle quali, al fine di prevenire la carenza di ferro, va consigliato un ragionevole consumo di carne (parti magre e non processate), ma anche le fonti vegetali di questo minerale come i legumi e le verdure, con l’accortezza di accompagnarli a cibi contenenti vitamina C, come il limone, per migliorarne l’assorbimento.

40-60 anni. In questa fascia di età, il metabolismo comincia a rallentare, per cui può essere utile ridurre la quantità e la frequenza di consumo di quegli alimenti che, seppur validi dal punto di vista nutrizionale, potrebbero apportare un surplus di calorie. Ci riferiamo ai carboidrati (vanno preferiti in ogni caso, quelli integrali), i formaggi (scegliere quelli meno grassi, come la ricotta o la mozzarella di mucca), la frutta secca, l’olio che, anche se Evo (extra-vergine di oliva), apporta pur sempre circa 100 kcal per cucchiaio.

>60 anni. Oltre a ribadire e rafforzare i consigli riportati per la fascia di età 40-60 anni, a quest’età bisogna contrastare l’osteoporosi, favorendo l’apporto di calcio, che troviamo nei formaggi (da scegliere sempre quelli meno grassi), nel latte, negli yogurt e in alcune acque minerali, ma anche di vitamina D, presente oltre che nei latticini, anche nelle uova e nel pesce. Andando avanti con gli anni, va monitorato anche l’apporto proteico, per prevenire l’eccessiva perdita di massa muscolare (sarcopenia).

Esercizio fisico come una medicina

Le linee guida internazionali sulla prevenzione cardiovascolare sia primaria, che secondaria sottolineano molto l’importanza dell’attività fisica. “Purtroppo – commenta Alessando Biffi, componente del consiglio direttivo della Siprec, specialista in cardiologia e medicina dello sport e amministratore unico della società Medex, medical partner della scuderia Ferrari – siamo molto indietro nell’implementazione di queste linee guida perché in Italia manca la mentalità dell’attività fisica. Il prescrittore dovrebbe essere il medico specialista in medicina dello sport, anche se queste conoscenze, almeno quelle basilari, dovrebbero essere appannaggio anche del medico di famiglia e del cardiologo. Alcune Regioni, in particolare il Veneto e l’Emilia Romagna, hanno sviluppato il concetto di ‘palestre della salute’, anche convenzionate con le Regioni, ma nel resto del Paese c’è ancora molto da lavorare”.

I tre criteri basilari da tener presenti nella prescrizione dell’attività fisica sono intensità, frequenza settimanale e durata della sessione di allenamento. Su questi tre parametri va costruita la prescrizione dell’esercizio fisico. “Per quanto riguarda frequenza settimanale e durata – ricorda il dottor Biffi – le linee guida internazionali consigliano un monte ore settimanale di attività aerobica che è stato esteso da 150-300 minuti, fino a 150-600 minuti a settimana”.

Oltre all’attività aerobica, molto importante è anche l’allenamento di resistenza, quello fatto con i pesi o le trazioni o anche a corpo libero con esercizi isometrici. Importante anche migliorare la flessibilità el’equilibrio, soprattutto nell’anziano. “Nella prescrizione dell’attività fisica, insomma, è importante tener conto di tutti aspetti, che soprattutto nell’anziano sono fondamentali per l’autosufficienza e per contrastare la sarcopenia (l’impoverimento di tessuto muscolare), tipica di questa età”.

L’intensità va modulata con attenzione in base alle diverse fasce d’età. “Esagerare significa aumentare i rischi, anche sul versante cardiovascolare. Soprattutto i sedentari, non possono lanciarsi tout court in un programma di allenamento strenuo. Anche l’eccessiva frequenza o una durata troppo prolungata possono portare, soprattutto negli obesi e nell’anziano, ad incorrere in incidenti osteoarticolari e muscolari, che poi portano ad uno stop forzato. Una visita medica e un ECG prima di iniziare un’attività fisica sono sempre una buona idea e li consiglierei a tutti, a prescindere dall’età”.

20-40 anni: possiamo essere più liberali possibili nella prescrizione, assecondando i gusti e le preferenze personali, valorizzando l’aspetto ludico. Bene dunque il ciclismo, la camminata a passo veloce (almeno 4 Km l’ora), il jogging e la corsa, il canottaggio che unisce l’allenamento aerobico con quello di resistenza, facendo lavorare sia le braccia che le gambe.

40-60 anni: dobbiamo cominciare a ragionare sull’intensità e scendere di livello. Le raccomandazioni sono di non superare l’85% della frequenza cardiaca massima teorica (si misura sottraendo a 220 la propria età e calcolando l’85% del numero ottenuto. Ad esempio per un cinquantenne, 220-50 = 70, l’85% di 70 = 140-150 che è la frequenza cardiaca al minuto da non superare). Per questo può essere d’ausilio indossare uno smartwatch o una fascia toracica per il calcolo della frequenza cardiaca. Per quanto riguarda invece l’esercizio di resistenza, prescriviamo esercizi con i pesi, aumentando via via il peso (ad esempio da 5 a 10 chili) e riducendo via via le ripetute (ad esempio 5 a 2).

Over 60: ottima la camminata a passo veloce, il nuoto, la cyclette, a bassa intensità.

Ecco quali esami fare nelle diverse fasce d’età

Tra i 20 e i 40 anni, anche se non si hanno disturbi e non c’è familiarità per malattie cardiovascolari, è bene fare esami di primo livello e misurare fattori di rischio come la pressione, il colesterolo, la glicemia; può essere utile fare un ECG ogni 5 anni.

Tra i 40 e i 60 anni, lo screening dei fattori di rischio cardiovascolare è bene farlo ogni anno, associando poi esami di secondo livello, in rapporto al profilo di rischio del paziente (ad esempio un ECG da sforzo, un eco-cardiogramma). Nei pazienti con più fattori di rischio, laddove ci sia il sospetto di un danno d’organo, si deve ricorrere ad esami più approfonditi (es. TAC coronarica). Ma tutto va gestito con giudizio e senza sprechi, partendo appunto dal profilo di rischio del paziente. No insomma ad esami di secondo livello solo per ‘vedere come stanno le cose’.

Donne: l’inizio di una strategia di prevenzione cardiovascolare, a prescindere dalle regole di uno stile di vita virtuoso che vanno seguite per tutta la vita, prevede un check-up cardiologico approfondito e l’eventuale uso di farmaci per la prevenzione, tra i 45 e i 55 anni.

 

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