Bellezze curvy in spot e sui social, l’obesità che divide

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Bellezze ‘curvy’ orgogliosamente in copertina e polemiche (ma anche veri e propri messaggi d’odio) sui social. Se l’era delle modelle filiformi o francamente anoressiche è dura a chiudersi, mai come oggi l’obesità da problema di salute è divenuta un tema divisivo o un’arma per pubblicitari.

E se il rispetto e l’accettazione delle diversità resta fondamentale, a mettere in guardia contro “astute campagne di marketing che fanno leva sul trend topic di body positivity” questa volta sono i medici.

A preoccupare gli specialisti, la tendenza a dimenticare gli effetti per la salute di sovrappeso e obesità. “Non ci stancheremo mai di ribadire – ha detto Massimo Volpe, presidente della Società italiana di prevenzione cardiovascolare (Siprec) –  che i chili di troppo, sia quando configurano sovrappeso, che obesità, vanno considerati una malattia vera e propria, oltre che un importante fattore di rischio per tante altre patologie, da quelle cardio-metaboliche, ai tumori, a quelle osteo-articolari”.

Secondo le stime del Global Burden of Disease (GBD) Obesity Collaborations la popolazione mondiale degli adulti obesi ha superato ormai i 600 milioni, con un raddoppio di prevalenza in 35 anni (dal 1980 al 2015). Dei 4 milioni di decessi associati ogni anno all’obesità, almeno i due terzi sono dovuti a malattie cardiovascolari. E il trend sembra andare verso un aumento. Con costi importanti.

L’obesità è una malattia che “riduce il Pil italiano del 2,9%, tra costi diretti e indiretti”. A chiarire a Fortune Italia le dimensioni del problema, in occasione della recente Giornata mondiale dell’obesità, è stato Marco Antonio Zappa, presidente della Sicob, la Società italiana chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche.

Ma allora la lotta alla discriminazione e l’impegno di tanti influencer sui social è da condannare? “Valorizzare la bodypositivity e condannare il body shaming è sacrosanto se intesi come ‘inclusività’ e guerra alla discriminazione del diverso, del non allineato ai canoni estetici mainstream. Ma per nessuna ragione – ha aggiunto Volpe – dobbiamo far passare il messaggio che l’obesità vada considerata come una condizione ‘normale’, addirittura alternativa alla magrezza eccessiva o al normopeso. In questo campo ‘uno non è uguale a uno’”.

L’obesità “è una patologia cronica, una malattia di per sé che potenzia e si tira dietro una serie di altri fattori di rischio, dall’ipertensione, alle dislipidemie, al diabete, contribuendo attivamente ad aprire la strada a molte altre malattie”. La Siprec si è occupata in maniera approfondita di obesità, attraverso un apposito documento di oltre 100 pagine (“Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica”) pubblicato quest’anno e discusso al recente Congresso a Napoli.

Insomma, “l’obesità e il sovrappeso vanno affrontate e trattate già nei bambini e negli adolescenti, senza perdere tempo. Bisogna entrare nell’ordine di idee che non solo l’obesità, ma anche il sovrappeso fa male. Guai dunque a far passare il messaggio che qualche chilo di troppo è accettabile. Meno che mai pensare che l’obesità sia una condizione ‘normale’”.

Secondo gli esperti il problema è anche legato al fatto che, nella tradizione italiana, il bimbo in carne scoppia di salute. “È come pensare che avere un po’ di pressione alta o un po’ di colesterolo faccia bene. Dobbiamo al contrario combattere con fermezza queste condizioni – ha sottolineato lo specialista – intervenendo sullo stile di vita con una dieta personalizzata, ricorrendo se necessario anche ad un supporto psicologico e utilizzando tutti i mezzi terapeutici oggi a disposizione, dai nuovi farmaci, come gli agonisti di GLP-1, alla chirurgia bariatrica, sempre più mininvasiva”.

Insomma, occorre continuare a combattere il body shaming, cioè la marginalizzazione o l’attacco nei confronti dei soggetti obesi. “Ma senza cadere nella trappola di questa deriva del concetto di body positivity, suggerita da alcune pubblicità e dai social”, ammonisce l’esperto.

Un tema importante nel nostro Paese: l’Italia è al primo posto in Europa per obesità e sovrappeso nella fascia d’età 5-9 anni. Insomma, quella che gli specialisti qualche anno fa hanno definito epidemia di obesità non accenna a rallentare la sua corsa. E anche in questo caso occorre puntare su informazione (corretta) e prevenzione. Per i medici della Siprec è fondamentale, però, anche diffondere messaggi corretti, perché l’obesità resta una malattia in grado di insidiare il benessere dell’organismo su diversi fronti. 

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