Il ritorno dell’ora solare e l’impatto su bambini ed economia

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Nonostante appelli, raccolte firme e petizioni, il cambio dell’ora si avvicina. Nella notte fra sabato 29 e domenica 30 ottobre – se non ci saranno, è il caso di dirlo, cambiamenti dell’ultim’ora – tornerà infatti in vigore in Italia l’ora solare. 

Dovremo portare le lancette degli orologi un’ora indietro, dalle 3 alle 2 (quelli smart si aggiusteranno da soli) e guadagneremo un’ora di sonno. Meno luce al pomeriggio e inverni più bui, in piena crisi dell’energia. Ma anche qualche problema di adattamento, soprattuto per i più piccoli. Per non parlare dei costi dell’energia. Secondo una stima della Sima (Società italiana di medicina ambientale), estendere l’ora legale per tutto l’anno porterebbe a risparmi di almeno 500 milioni l’anno. Ma allora vale la pena davvero continuare a cambiare l’ora?

Fortune Italia lo ha chiesto a Italia Farnetani, professore ordinario di Pediatria Libera Università degli Studi di Scienze Umane e Tecnologiche United Campus of Malta, da anni promotore dell’ora legale fissa.

“Guardando il calendario dalla parte dei bambini – ricorda – ho sempre messo, in corrispondenza dell’ultima domenica di ottobre un Ko, mentre a quella di fine marzo un convinto Ok. Questo proprio per la sospensione a ottobre dell’ora legale e del suo ripristino a marzo. Il Ko è giustificato perché l’ora solare toglie 60 minuti di luce in più a tutti ed è particolarmente dannosa per i più piccoli: li priva infatti di un’ora di stimolazioni sensoriali, di vita all’aria aperta, di socializzazione”.

In pratica per gli alunni, “finiti i compiti al pomeriggio, o, per chi frequenta il tempo pieno, all’uscita di scuola fuori è già buio. Si aggiunga che il corpo umano ha tanti ‘orologi’ interni, che non si regolano come quelli meccanici o elettronici – avverte Farnetani – Ci vogliono infatti alcuni giorni per regolarli ai nuovi ritmi con malessere, disagi e soprattutto disturbi del sonno”.

“Sono anni che si propone di mantenere l’ora legale tutto l’anno, ma per ora i governi italiani non hanno mai preso una decisione in base all’autonomia decisionale concessa ai singoli Stati dall’Unione Europea”, ricorda il pediatra. Nel 2018 in effetti quasi 5 milioni di cittadini dell’Unione Europea avevano risposto a una consultazione ad hoc, promossa dai Paesi Nord-europei: a esprimersi a favore dello stop al cambio dell’ora è stato il 76% dei votanti. Ma per l’Italia nulla è cambiato, almeno fino a oggi.

Quest’anno però la situazione è diversa. “Restano sempre i disturbi psicofisici a carico dei cittadini, ma in tempo di crisi energetica vogliamo sfruttare il guadagno, stimato in 500 milioni di euro legato al risparmio di elettricità. L’ora legale rappresenta un importante forma di utilizzo della luce solare – insiste Farnetani – ancora più semplice del fotovoltaico. È un’energia rinnovabile assolutamente gratuita che oltretutto, come ho detto va nell’interesse delle singole persone”.

E dunque? I tempi per un intervento appaiono particolarmente ‘stretti’. “Per il 2022-23 in base all’emergenza, proporrei anche solo per un anno di mantenere l’ora legale – suggerisce Farnetani – Poi si vedrà”. Sembra più facile a dirsi che a farsi, considerata l’attuale situazione.

“Sarebbe un provvedimento d’urgenza motivato dall’attuale crisi dell’energia – afferma Farnetani – che potrebbe essere adottato anche dall’attuale governo proprio per l’eccezionalità della situazione. Oppure, anche se i tempi sono estremamente stretti, potrebbe forse intervenire il nuovo governo scaturito dalle elezioni”. La palla passerebbe a Giorgia Meloni, che potrebbe diventare premier proprio a ridosso del passaggio all’ora solare. Il calendario, insomma, non sembra semplificare le cose. Anche per quest’anno dovremo fare i conti con il cambio dell’ora?

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