Aboca banner articolo

Da Goldrake a Jeeg Robot, passando per Mazinga. Quando pensiamo a un robot, siamo abituati a immaginare l’omino d’acciaio dei cartoni animati o dei film di fantascienza. Ma ‘Gibot’, l’androide verde e giallo che consegna cibo a domicilio, potrebbe presto girare per le strade delle nostre città.

Il punto di partenza è una gastronomia nel centro storico di Brescia. Poi Gibot cammina, e con le quattro ruote che compongono la base e gli permettono di superare ogni ostacolo, avanza fino alla destinazione assegnata. Che per adesso si limita al perimetro del comune lombardo, ma prima o poi…

“Attualmente è un prototipo e non può ancora parlare. Ma essendo controllato da una persona che interagisce col cliente tramite webcam, il prossimo passo sarà quello di dare una voce a Gibot. Per migliorare l’esperienza delle persone con le quali si interfaccerà”, ha spiegato Luca Marazzi, Coo di Gibo.delivery, l’app di food delivery che ha deciso di riscrivere le regole delle consegne a domicilio.

Gibot è nato dall’incontro fortunato tra Gibo.delivery e l’azienda milanese ‘Presto Robotics’. “Durante uno dei nostri momenti di confronto settimanali in Gibo”, ha raccontato Marazzi, “ci siamo concentrati nell’ipotizzare quale modello sarebbe stato migliore, ma soprattutto corretto e coerente con la nostra mission: crediamo infatti in un mondo in cui la tecnologia sia a supporto dell’uomo e non diventi, come spesso accade, una sostituzione. Prendendo spunto da vari modelli americani – dove le consegne con i robot non sono più una novità – abbiamo riscritto la ricetta (sempre di cibo si parla!) e ci siamo messi in contatto con Presto Robotics. A quel punto, di lì a poco è stato creato Gibot”.

E così nel mondo del delivery si fanno largo e si affermano i principi di sostenibilità e responsabilità sociale. ‘Sostenibilità’ perché Gibot è completamente elettrico: limitando o evitando del tutto gli spostamenti per consegne con mezzi inquinanti come le automobili. ‘Responsabilità sociale’ perché grazie al suo sistema di navigazione, Gibot permetterà di creare nuovi posti di lavoro garantendo anche a persone con disabilità di lavorare da casa, senza incorrere nei rischi del mestiere.

“Per noi la sostenibilità conta quando il tema sociale e reputiamo fondamentale che il mondo del food delivery non trascuri certe tematiche”, ha sottolineato Marazzi.  “L’aspetto sociale del progetto” – ha continuato – “nasce dal fatto che a seguito della fase di test apriremo le candidature ai nostri futuri ‘piloti’. Vogliamo dare la possibilità a tutti di prendere parte a un progetto giovane e innovativo“.

Per ora il servizio è attivo a Brescia. Ma l’obiettivo è quello di aumentare l’ ‘esercito di robot’ attraverso il lancio di una campagna crowdfounding che dovrebbe portare Gibot in molte altre città.

In uno scenario da film apocalittico, il timore più grande di tanti sarebbe un futuro popolato da macchine. “Non accadrà”, ha rassicurato Marazzi. “Con Gibo.delivery lavoriamo affinché il cambiamento tecnologico crei opportunità e migliori il valore umano“.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.