Flower Burger e il prezzo della salute

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Rendere il mondo un posto migliore, un morso alla volta. Ne avevamo parlato poco tempo fa: la consapevolezza di dover proteggere il nostro pianeta e gli animali cresce sempre più rapidamente tra i consumatori, e conseguenzialmente la domanda di alternative alle proteine animali.

Oggi il regime alimentare vegetariano o vegano non è più semplicemente una moda. E non è solo ‘sano’ – per l’uomo e per l’ambiente – ma grazie alla ricerca costante e a tecniche innovative (come la green technology) è anche gustoso.

Se poi queste qualità – sostenibilità ambientale, benessere animale e salute – incontrano l’esplosione di colore tipica dei panini di Flower Burger – la catena di burger vegani nata nel 2015 a Milano e che oggi può vantare 24 punti vendita distribuiti in tutta Europa – il risultato non può che essere soddisfacente: per gli occhi e naturalmente per la bocca. E per il portafoglio?

Planted, la startup svizzera nota per la sua carne biostrutturata di origine vegetale, che a inizio settembre di quest’anno ha ricevuto un finanziamento da 70 mln di euro, ha annunciato di aver stretto un accordo di partnership con l’azienda italiana Flower Burger.

Una collaborazione che, di fatto, nasce nel segno di un nuovo panino in edizione limitata: l’Hercules Burger. Un ‘panino degli dei’, rigorosamente plant based e che vede come protagonisti gli ormai iconici straccetti ‘planted.pulled’, ma rivisitati in pieno stile ‘Flower’ e marinati in un mix di spezie dal sapore mediterraneo.

“Sarà una special edition”, ha spiegato Matteo Toto, fondatore di Flower Burger, a Fortune Italia. “È una caratteristica del nostro ‘vegan fast food’. Ogni tre mesi lanciamo un panino in edizione limitata per raccontare un momento, generare un ricordo e condividere pensieri positivi. Il burger sarà disponibile fino ai primi di dicembre nei venti store di Flower Burger in Italia e nei quattro situati tra Marsiglia, Londra, Brighton e Amsterdam. Il nome è stato ispirato sicuramente al mondo delle divinità greche, celebrando la forza degli eroi. Ma è il simbolo anche della fine dell’estate. È nato a settembre e voleva essere il ‘morso giusto’ per affrontare l’autunno“.

All’interno di un bun arancione – grazie alla paprika e alla curcuma presenti nell’impasto, entrambe spezie dalle potenti proprietà antiossidanti e antinfiammatorie – l’Hercules Burger mostra un patty di olive accompagnato dalla salsa Mykonos, composta da cetrioli e yogurt di soia, e da pomodori freschi e insalata.

“Con Flower Burger siamo sempre alla ricerca di nuovi prodotti e ingredienti per portare novità ed essere al passo coi tempi. La collaborazione con Planted va in questa direzione, ed è solo un inizio perché continueremo a fare esperimenti. Vogliamo dimostrare che con la cucina vegana sia possibile mangiare in maniera gustosa e divertente, oltre che sana”, ha affermato Toto. E anche ‘economica’.

Da qualche anno a questa parte il mercato vegano ha conquistato posizioni su posizioni nel mondo e in Italia. “Flower Burger nasce nel 2015, che è stato l’anno dell’Expo a Milano. Da allora il mercato vegano si è evoluto e anche l’Expo ha contribuito a portare più consapevolezza su ciò che la gente consuma e sull’impatto che tali consumi hanno a livello globale, essendo disposta a pagare qualcosa in più. Ovvio che da qui all’azione quotidiana ci sia una certa differenza. Penso sarà un processo lungo e abbastanza lento, soprattutto per la fascia degli over 40. Le nuove generazioni oltre ad avere una formazione scolastica in cui gli insegnanti spiegano e danno evidenza delle problematiche attuali, sono molto più interessate a tutto ciò che riguarda l’ambiente. Si tratta del loro futuro“, ha dichiarato il Ceo di Flower Burger.

I consumatori medi per catene come Flower Burgers sono infatti i millennial, che hanno tra i 18 e i 35 anni. “Sappiamo quanto i giovani tengano, proprio come noi, alle tematiche relative alla sostenibilità”, ha sottolineato Toto. “L’attuale realtà competitiva impone un ripensamento complessivo delle operations aziendali. Per andare incontro a una necessità che riguarda tutti, noi di Flower Burgers abbiamo deciso di adottare sin dall’inizio un approccio sostenibile anche nei processi di produzione. Utilizziamo un packaging compostabile, biodegradabile o al massimo riciclabile. Lavoriamo con un sistema di produzione che ci permette di avere zero scarti e non abbiamo oli esausti da smaltire. Inoltre, quando andiamo a operare agli interni dei punti vendita cerchiamo di ridurre al massimo il nostro impatto”.

A partire dallo scorso anno poi, continua Toto, “abbiamo sostituito le bottiglie d’acqua in plastica con erogatori, e in caso di asporto impieghiamo l’alluminio come materiale per il confezionamento più sostenibile. E adesso siamo quasi arrivati al target da 1 mln di burger venduti da inizio 2022 per adottare 1 milione di metri cubi di foresta amazzonica fino al 2050. Sempre per supportare, seppur in piccola parte, la meravigliosa Terra in cui viviamo”.

Un problema che ostacola, secondo alcuni, un possibile boom del mercato di cibo vegano è tuttavia quello relativo ai costi. Di solito si tende a credere che la spesa alimentare di un vegano sia più alta: e non è del tutto sbagliato, se si pensa che i prodotti cruelty free già confezionati (come appunto i burger), oscillano dai 4 ai 5 euro.

Oltre al prodotto però, spiega Toto, “bisogna sempre valutare il discorso della provenienza e il tipo di lavorazione che viene fatta”.

“Magari a volte un ingrediente costa poco. Ma il prezzo di lavorazione è maggiore e il risultato è un prodotto più caro per il cliente”. Ad ogni modo, precisa Toto, “i nostri burger costano meno di un classico burger di carne. Mi riferisco ovviamente a burger gourmet, e non a quelli di grandi catene come McDonald’s che hanno pratiche e volumi non sostenibili per una realtà come ad esempio la nostra”.

Nel 2022, mangiare di qualità – a prescindere che si faccia una vita vegana – ha certamente un costo (soprattutto in questo periodo). Ma quanto siamo disposti a pagare per la nostra salute?

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