Covid, Cauda (Gemelli Irccs): Possibile nuova ondata con Cerberus | VIDEO

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Come si sta evolvendo la situazione pandemica, e cosa sappiamo di Cerberus? Dobbiamo preoccuparci? Secondo Roberto Cauda, direttore UOC Malattie infettive Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, “quello che noi vediamo possibile è che nei prossimi mesi ci potrebbe essere una nuova ondata caratterizzata da Cerberus (credo che Centaurus non avrà un ruolo importante)”.

Invece, dice il professore a margine della seconda giornata di lavoro del Forum Health di Fortune Italia, “Cerberus o Bq1.1 potrebbe essere invece qualcosa che dà aumento dei contagi. È figlia di Omicron 5, quindi ci possiamo aspettare una trasmissibilità pari a Omicron 5, una gravità (non elevata) pari a Omicron 5. Per affrontare questa nuova sfida della variante di Omicron 5 dobbiamo mettere in sicurezza, come per tanti anni abbiamo fatto per l’influenza, le persone più fragili. Quelle che possono avere forme più gravi vuoi per età vuoi per patologie sottostanti. Questo è il modo migliore per affrontare l’inverno”.

Attualmente, dice Cauda, “in Italia non essendo mutato il virus rispetto all’estate non possiamo parlare di ondata ma solo di una sorta di rimbalzo dovuto alla riapertura delle scuole e alla ripresa della attività lavorative. Una fiammata che si è esaurita piuttosto rapidamente senza che abbia determinato uno stress su ospedali e terapie intensive”.

La raccomandazione per il futuro e per Cerberus rimane quindi quella di un’attenzione dal punto di vista sistemico più che caratterizzata da misure straordinarie come quelle che abbiamo visto negli scorsi anni. “Dobbiamo guardare a questa fase con occhi molto diversi. Abbiamo un vallo rappresentato dai vaccini, sappiamo che la popolazione italiana ed europea è in larga misura vaccinata e quindi dobbiamo intercettare i mutamenti. Il virus è cambiato, le varianti attuali sono diverse da Delta e da One e da D614G che ha circolato in Italia durante la prima ondata. Credo che (senza dare giudizi su quello che è avvenuto nel passato, che penso trovasse ampia giustificazione) dobbiamo affrontare il presente con meno restrizioni e cercando di mettere in sicurezza chi è a rischio. Dobbiamo usare l’approccio che abbiamo sempre usato con l’influenza. Non voglio dire che influenza e Covid siano la stessa cosa, però il modello può essere simile”.

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