La natura ci parla, un’App misura gli effetti dei cinguettii

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Chiare fresche e dolci acque, scriveva Francesco Petrarca, trasportando il lettore in una dimensione bucolica che diventava una vera e propria panacea per l’anima. Perché i suoni della natura possono davvero funzionare come strategia di mindfulness, meglio se percepiti per il tempo giusto, anche in ambito lavorativo.

Anche sotto forma di uccellini che con il loro cinguettio e con il semplice svolazzare riescono a ristabilire il benessere psicologico. A segnalare l’immensa, naturale capacità di cardellini, canarini e simili di conciliare l’animo con la natura e restituirci pace è un’originale ricerca apparsa su Scientific Reports, che addirittura arriva a stabilire un’associazione temporale degli effetti di queste percezioni uditive.

Guardando o ascoltando i cinguettii, si può avere un miglioramento del benessere mentale che arriva anche fino ad otto ore. Come a dire che entrando in un ufficio circondato da un parco o semplicemente passeggiando per andare al lavoro, se si viene pervasi da suoni naturali, si potrebbe sopportare meglio il tran-tran dell’ufficio. E non solo per chi si sente in pace con sé stesso e con il mondo, ma anche per chi sta attraverso un periodo caratterizzato da umore cupo.

A lanciare l’ipotesi è la ricerca condotta dagli esperti del King’s College di Londra, che peraltro ha unificato quanto di più naturale esiste, come il canto e lo svolazzare degli uccelli, con le risultanze della App per smartphone Urban Mind.

Lo studio è stato coordinata da Ryan Hammoud, che segnala come la ricerca associ per la prima volta (non si tratta di correlazione, va sempre ricordato) un collegamento diretto tra la percezione visiva o uditiva della fauna svolazzante con un tono dell’umore migliore.

Cosa dice la ricerca? Quasi 1300 persone hanno valutato il loro stato psicofisico nel corso di oltre tre anni, giungendo ad oltre 26.000 valutazioni con l’app Urban Mind, sviluppata dal King’s College London, dagli architetti paesaggisti J&L Gibbons e dalla fondazione artistica Nomad Projects.

L’app ha chiesto ai partecipanti tre volte al giorno se potevano vedere o sentire gli uccelli, seguiti da domande sul benessere mentale per consentire ai ricercatori di stabilire un’associazione tra i due e di stimare la durata di questa associazione. E questa verifica è stata positiva, senza peraltro che fosse necessario un ambiente bucolico fatto di chiare fresche e dolci acque o parchi. La presenza di questi elementi, infatti, non ha inciso sull’azione diretta sulla psiche dei cinguettii.

Recuperiamo la natura, insomma. E riappropriamoci di percezioni positive, magari anche solo assaporando colori e suoni cui non siamo abituati, anche per superare l’isolamento degli ultimi anni.

A confermare l’importanza di queste indicazioni “anti-stress” sono gli esperti dell’Università di Tsukuba con una ricerca pubblicata su Public Health in Practice. Lo studio ha preso in considerazione diversi parametri psicologici, dal significato che si attribuisce alla vita fino alla capacità di riconoscere e gestire lo stress, poi ha analizzato le risposte di più di 6000 lavoratori in Giappone.

Il risultato è che per aumentare queste risposte positive nei confronti della tensione emotiva indotta dall’attività professionale la passeggiata nel verde appare di grande utilità, visto che chi aveva questa abitudine regolare tendeva ad avere punteggi migliori per i parametri considerati.

Infatti chi camminava almeno una volta a settimana negli spazi verdi, sempre più importanti nelle aree metropolitane, ha visto migliorare la situazione. Insomma: torniamo verso la natura, appena possibile, anche per migliorare il nostro stato psicologico e non solo il fisico.

Passeggiare in un parco, sulle pendici di un monte o più semplicemente in una zona verde, lontana dalle auto e dai rumori, può rivelarsi un vero toccasana per la psiche e per la lotta allo stress. Se poi riusciamo a percepire il canto degli uccellini, per la nostra psiche il miglioramento è assicurato.

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