Mai pesce nel menù per 300mila under 18, la proposta di un bonus per future mamme

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Ci sono le lische, sa di marcio, manda cattivo odore. Sono quasi infinite le scuse dei bimbi per evitare di mangiare il pesce. E qualcuno ci riesce: sono circa 300mila i bambini e ragazzi italiani dai 2 ai 18 anni che hanno abolito dal menù questo alimento, tanto prezioso per la nostra salute. La stima arriva da un’indagine condotta da Italo Farnetani, ordinario di Pediatria dell’Università Ludes – United Campus of Malta, che ha analizzato per Fortune Italia la fascia di età che va dai 2 ai 18 anni, dunque circa 9 milioni di giovani italiani.

“Nel consumo del pesce è compreso anche il tonno in scatola, più usato di quanto si pensi – precisa Farnetani – I dati sono omogenei in tutta Italia e riguardano sia le località bagnate dal mare, sia quelle lontane”. Il responso è chiaro: “Il cattivo comportamento nei confronti del pesce è uniforme in Italia, purtroppo”. A giocare un ruolo è anche la questione dei costi, piuttosto salati, di orate, sogliole e simili. Ma vediamo intanto i risultati dell’indagine.

“Ho escluso i primi due anni di vita – spiega il pediatra – in quanto ancora c’è un condizionamento legato all’approccio (e ai pregiudizi) dei genitori nei confronti dell’alimentazione del bambino. Ebbene, considerati i giovanissimi da 2 a 18 anni, 3 milioni assumono sporadicamente il pesce, 300.000 non lo mangiano mai, 5 milioni hanno l’abitudine di mangiare talvolta una pasta col pesce ma meno di una volta la settimana, compreso il tonno sott’olio. Infine, 700.000 lo consumano da una a due volte a settimana. Solo in 300.000 lo mangiano più di due volte a settimana“. Eppure si tratta di un alimento prezioso per la salute, ingrediente fondamentale della dieta mediterranea.

Ma perchè questo rifiuto? “Può darsi che alcuni abbiano presentato qualche reazione avversa o un’allergia al pesce, anche se ricordo che le allergie alimentari nel bambino tendono a diminuire con l’età – risponde il pediatra – Ma se circa la metà dei ‘senza pesce’ può essere incappato in questi probilemi, 150 mila bambini e adolescenti dicono no per informazioni o abitudini errate. Ecco, un intervento in questa fascia di età sarebbe importante: accertare effettivamente la presenza di un’allergia o intolleranza alimentare, eliminando le false credenze”.

Un bonus per le donne incinte

La chiave, secondo il pediatra, sta in un intervento precoce. “Occorre allenare i bebè al gusto del pesce, importante alimento alleato della loro salute, fin da quando sono nel pancione”, raccomanda Farnetani. “Se le donne incinte mangiano pesce, possono aumentare di 10 volte il numero dei bambini che a loro volta lo apprezzeranno”, assicura. Resta però il problema dei costi. Per incentivare il consumo di questo alimento in gravidanza, il pediatra suggerisce il ricorso a “bonus o ticket” dedicati alle mamme in attesa.

Farnetani ne ha parlato a Mazara del Vallo (Trapani), all’11esima edizione di ‘Blue Sea Land-Sicilia: Patrimonio di culture ed economia sostenibile’, un evento organizzato dal Distretto della pesca e crescita blu della regione siciliana. Il pediatra è intervenuto al meeting ‘Dal gambero rosso al pesce azzurro, bambini sani come… un pesce’, organizzato dal Distretto Rotary 2110 Sicilia-Malta all’interno dell’evento.

Siamo un Paese di poeti e navigatori, ma su 17 milioni di nati in Italia negli ultimi 30 anni “solo mezzo milione è cresciuto con in dotazione il gusto del pesce – ha detto Farnetani nei giorni scorsi, parlando con Adnkronos Salute – Lo si continua a mangiare meno di una volta a settimana, un valore che è restato immutato nel tempo. Oggi, se si fosse realizzato un altro tipo di iniziativa, ci sarebbero invece più di 5 milioni di bambini ‘ghiotti’ di pesce“.

L’esperto ha ideato un progetto: ‘Nati col gusto del pesce’, che poggia sui risultati delle più recenti ricerche sulla gravidanza. “Si è scoperto che il liquido amniotico assume la sapidità dei cibi che mangia la donna incinta. In tal modo si abitua il feto al sapore dei vari cibi. Ma se le future mamme non mangiano il pesce, i bambini non imparano a ‘conoscere’ l’alimento durante la vita fetale e non lo mangeranno con facilità poi, proprio perché i genitori a loro volta non erano abituati a consumarlo”.

Ecco dunque perché l’obiettivo devono essere gli ultimi mesi di gravidanza. Secondo Farnetani è importante informare le future mamme dei benefici per la salute del nascituro legati alla presenza del pesce nella dieta.

“Ma l’intervento più efficace e risolutivo è quello di offrire dei bonus, o dei ticket alle mamme in attesa, che permettano loro di  avere gratuitamente negli ultimi mesi di gravidanza dei pasti di pesce nei ristoranti. Un’iniziativa riservata, che preveda l’offerta gratuita di uno o più piatti con questo ingrediente. Invito anche i singoli ristoranti a fare promozioni di questo tipo alle clienti in attesa”, propone il pediatra. Per bimbi sani come un pesce, anche da grandi.

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