Senso di colpa, alleviarlo con un placebo

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Ce ne accorgiamo. Quando sul lavoro o in famiglia ci comportiamo male, magari facendo ingiustamente un torto a chi non lo merita, se non siamo completamente freddi ed anaffettivi percepiamo una sensazione di malessere. Stiamo parlando di psiche, sia chiaro. Ma convivere con questa condizione è difficile, tanto che prima o poi ci ritroviamo a fare ammenda ed a scusarci con chi ha subito un nostro comportamento ingiusto ed inappropriato.

A tutti, fin da bambini, è capitato di affrontare questa situazione. Ed è accaduto che progressivamente il senso di colpa si sia insinuato nella coscienza, fino a portarci a chiedere scusa per evitare di trovarci emotivamente fragili ed indeboliti. Fin qua, comunque, stiamo descrivendo una condizione del tutto normale, che si ripete quotidianamente. Si dice una frase sbagliata, ci si comporta in modo non appropriato, si causa un qualche modo nocumento ad altri, si pone ripiego alla situazione scusandosi. Il “normale” senso di colpa si sviluppa con queste traiettorie, in qualche che viene definita come un’emozione morale appropriata e proporzionata.

Purtroppo la situazione cambia quando l’autofrustrazione diventa insopportabile e supera le barriere della logica morale, trasformandosi in un peso difficile da sostenere. In questi casi le reazioni emotive diventano irrazionali, si prolungano nel tempo senza sfociare in una soluzione, soprattutto sono del tutto sproporzionate alla condizione che le ha generate. E diventano contorno per quadri come la depressione o comunque umore cupo. 

Parole e placebo

Trovare soluzioni terapeutiche in questi casi può essere complesso. Ma tra le varie opzioni che si stanno valutando ci sarebbe anche il placebo. Ebbene sì. Una sostanza chimicamente inerte, fatta passare attraverso le parole più indicate per una terapia dal curante, potrebbe rappresentare una contromisura per i sensi di colpa patologici, che si mantengono ben oltre il lecito e possono influire pesantemente sulla vita.

A proporre questa soluzione è una ricerca apparsa su Scientific Reports, condotta dagli esperti della Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’Università di Basilea coordinati da Dilan Sezer.

Lo studio

Gli studiosi hanno dapprima indotto sperimentalmente sensi di colpa nei partecipanti, attraverso la testimonianza scritta di una fase della loro esistenza in cui avevano maltrattato e ferito chi si trovava vicino a loro. Poi, una volta creato artificialmente questo malessere psicologico, si è proceduto allo studio vero e proprio con la divisione in tre gruppi dei soggetti: nel primo sono state somministrate pillole di placebo ed è stato ingannevolmente detto che si trattava di un vero farmaco, nel secondo si è dichiarato chiaramente che si trattava di placebo.

In entrambi i gruppi “trattati” si è  spiegato che il trattamento avrebbe avuto effetto specifico sul senso di colpa indotto. Il terzo gruppo ha funzionato da controllo. Risultato: il placebo funziona, sia che venga espressamente dichiarato sia che venga fatto passare da farmaco, in confronto al non trattamento.

Questione di spiegazione

Ciò che fa la differenza, a detta dei ricercatori elvetici, non è tanto l’attività chimica della cura, quanto piuttosto la spiegazione della sua efficacia. La giusta parola, che apre la strada alla sensazione di veder affrontato nel modo più corretto il senso di colpa, diventa essa stessa terapia se affiancata ad una compressa inerte.

Questo almeno avviene nei soggetti sani, senza specifiche psicopatologie. A colpire, in ogni caso, è questa dimostrazione iniziale (e da confermare) che il placebo può contribuire a sanare i sensi di colpa eccessivi ed irrazionali. E a ridare tranquillità. A costi controllati. Ne abbiamo davvero bisogno. 

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