Medici in pensione a 72 anni, la parola ai professionisti

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Quello della pensione è un tema delicato per i lavoratori: la generazione dei call center e del lavoro precario la vede come un miraggio. Per molti cinquantenni di oggi è un sogno. Quando poi guardiamo ai professionisti della sanità pubblica, bersagliati da pandemia, burnout e carenze, si tratta di una questione cruciale.

Così l’idea di consentire – su base volontaria, come si legge nelle proposte di emendamento al decreto Milleproroghe presentate dalla maggioranza – di restare in servizio fino a 72 anni fa saltare sulla sedia i medici e cozza un po’ con la grande fuga dei professionisti dal Ssn. “Segnali del genere fanno male al sistema”, dice a Fortune Italia il segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio.

“Un sistema – insiste – che già sta vivendo una crisi generazionale profonda, nel quale non si investe più, dando oltretutto segnali negativi ai giovani in termini di conservazione dei sistemi lobbistici. Io mi chiedo: che senso può avere per sopperire alla carenza di personale trattanere medici che hanno già dato tanto al Servizio sanitario? Probabilmente serve solo a far resistere delle vere e proprie lobby pseudo universitarie”. Un conto è restare in servizio insegnando, cosa oggi possibile fino a 70 anni, altro fare notti e turni là dove i servizi sono più sguarniti.

La carenza dei medici

I numeri sono da allarme rosso. Entro il 2024 sono previsti 40mila medici in meno nel Servizio sanitario nazionale (Ssn), secondo i dati diffusi nei mesi scorsi dal sindacato dei medici dirigenti del Ssn. Tra le cause, anche il pensionamento: entro i prossimi 5 anni circa 22mila medici specialisti lasceranno per limiti d’età. A pesare anche le dimissioni volontarie: dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l’ospedale circa 9mila camici bianchi e si stima che fino al 2024 potrebbero essercene ulteriori 9mila.

Il no dell’Anaao Assomed

“Con la proposta di mantenere i medici in servizio fino a 72 anni – aggiunge Di Silverio – si cerca di far rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta principale perché reputato inutile per rispondere al problema della carenza di personale. Finchè continuiamo a ragionare in questo modo, non ha senso parlare di futuro del Ssn. Rischiamo una frattura sociale, oltre che sanitaria. Il sistema di cure si sta disgregando”.

C’è un tema di lavoro e di accesso alla professione, ma anche uno relativo alle capacità fisiche dei professionisti dopo i 70 anni. “Mi chiedo – aggiunge Di Silverio – questi medici, se decidono di restare, li mandiamo nei pronto soccorso, dove abbiamo carenza? Che ruolo dovrebbero avere questi colleghi?”. Se competenze ed esperienza sicuramente aumentano con gli anni, “avranno la forza e la resistenza per i turni in pronto soccorso?”.

“Abbiamo fatto un’azione forte nei contratti per dire che dai 62 anni in poi il medico non dovrebbe fare le notti o essere usato nei servizi complessi, ma poi lo facciamo restare. A fare cosa?”. Insomma, Anaao Assomed chiede al Governo di ritirare l’emendamento al decreto Milleproroghe che introduce questa possibilità”.

Quanto al rinnovo del contratto, “iniziamo il 2 febbraio. I soldi non ci sono, dipenderà molto dalla volontà di comprendere il tema delle condizioni di lavoro, che appare secondario, ma non lo è. Tutti sono concentrati sul lato economico, ma io sono convinto – conclude Di Silverio – che il lato più delicato sia proprio quello delle condizioni di lavoro”.

Fnomceo rilancia

La proposta sull’età della pensione incassa la perplessità della Federazione nazionale degli Ordini dei Medic (Fnomceo), che però non è proprio un secco no.  “Medici in pensione a 72 anni? Se l’intento è quello di colmare la carenza di personale, è una misura inefficace. La soluzione vera è quella di rendere attrattivo il sistema”, afferma il presidente Filippo Anelli.

“Se invece l’obiettivo – aggiunge – è quello di dare una boccata d’ossigeno al sistema, nell’attesa che, tra tre o quattro anni, arrivino i nuovi specialisti e medici di medicina generale che si sono formati grazie all’aumento delle borse, la misura può avere un senso. In ogni caso, meglio un medico ultrasettantenne, ma abilitato e con esperienza, di un medico extracomunitario assunto senza certezza dei suoi titoli, della conoscenza della lingua italiana e non iscritto ai nostri Ordini, o di un altro professionista messo a fare il lavoro del medico”, ragiona Anelli.

La campagna sui medici centenari Fnomceo

Una male minore che, secondo il presidente Fnomceo, può essere accettato solo a precise condizioni: “La temporaneità, la volontarietà, e l’impegno a migliorare, in questi tre anni, le condizioni di lavoro dei medici, in ospedale e sul territorio”. Insomma,  “far lavorare i medici oltre i settant’anni non può diventare la normalità”, conclude Anelli, che già nel 2018 aveva, con la campagna di comunicazione sui medici centenari, profetizzato questa situazione. Ora la finzione è diventata realtà?

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