Medici in pensione a 72 anni, l’appello

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Mandare in pensione i medici a 72 anni per rimediare, almeno temporaneamente, alla carenza di operatori è “una toppa peggiore del buco”. Non hanno dubbi le organizzazioni sindacali dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ss, che fanno appello al Parlamento “per bocciare un provvedimento iniquo che confonde il maquillage con la sostanza, provando a nascondere un altro duro colpo alla sanità pubblica”.

A intervenire è l’Intersindacale della dirigenza medica, sanitaria, veterinaria, composta dalle sigle Anaao Assomed – Cimo-Fesmed (Anpo-Ascoti – Cimo – Cimop – Fesmed) – Aaroi-Emac – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Fp Cgil Medicie Dirigenti Ssn – FVM Federazione Veterinari e Medici – Cisl Medici.

Il Milleproroghe

“Con una coazione a ripetere degna di miglior causa, le forze politiche di maggioranza hanno riproposto, in sede di conversione del decreto Milleproroghe, l’aumento a 72 anni dell’età pensionabile dei medici convenzionati e dipendenti, ospedalieri e universitari, già bocciato nella legge di bilancio 2023. Una proposta indecente – sostengono i sindacati del settore – un colpo di mano in una sede legislativa inappropriata, un regalo a potenti lobby universitarie, con il pretesto della grave carenza di medici”.

Medici italiani, anziani (e pochi)

Il rapporto Ocse 2022 pone l’Italia al primo posto in Europa per l’età media dei medici dipendenti, con il 56% della categoria che ha più di 55 anni. La proposta di consentire ai medici di andare in pensione (su base volontaria) a 72 anni “non solo non riduce il ricorso alle cooperative per il lavoro notturno e festivo, interessando personale che notoriamente non lavora di notte e di domenica, ma produce un congelamento delle carriere e delle assunzioni negli ospedali, con un danno consistente per le donne e i giovani, in un momento in cui il numero di contratti di formazione specialistica registra un notevole incremento”, insiste l’Intersindacale.

Il Servizio sanitario nazionale ha, piuttosto, bisogno di interventi strutturali. “Primo tra tutti l‘abolizione del tetto di spesa sul personale, che è la madre di tutte le battaglie, per consentire l’immediata assunzione dei giovani medici, anche specializzandi, pronti ad entrare nel Ssn ma, di fatto, dolosamente bloccati proprio da chi ha interesse a sostituirli con i pensionati”.

La crisi della sanità pubblica “non si risolve con l’utilizzo di medici ultrasettantenni o il reintegro dei no vax”, accusano i sindacati. Nè “con il lavoro a cottimo dei medici gettonisti, italiani o stranieri che siano, che mina la sicurezza delle cure aumentando il rischio clinico e l’esposizione (anche assicurativa) dei medici, dirigenti sanitari e veterinari e nel contempo mina la sicurezza dei conti consentendo un uso extra contrattuale di risorse”. Ecco perché l’Intersindacale chiede di bocciare questo provvedimento.

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