Covid in Italia ancora in calo, cosa accade nel mondo

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Non sono più da pandemia i dati settimanali su Covid-19 in Italia diffusi dalla Cabina di regia. I nuovi contagi sono ancora in calo, anche se il totale risente del crollo dei test e l’indice di contagiosità è in aumento. Ma a darci la ‘temperatura’ del contagio è la discesa dell’occupazione nelle aree mediche, mentre i pazienti in terapia intensiva sono stabili, ma parliamo di numeri davvero limitati.

I dati settimanali

L’incidenza settimanale è in lieve calo in Italia: abbiamo 48 casi Covid ogni 100.000 abitanti (10-16 febbraio) contro 52 su 100.000 nei sette giorni precedenti. Nel periodo 25 gennaio–7 febbraio l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,85 (range 0,71-1,04), in aumento rispetto alla settimana precedente – quando era 0,73 – ma sotto la soglia epidemica.

Anche l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è in lieve aumento: Rt=0,91 (0,86-0,95) al 7 febbraio contro Rt=0,85 (0,80-0,89) al 31 gennaio.

Quanto agli ospedali, il tasso di occupazione Covid in terapia intensiva è stabile al 1,6% (rilevazione 16 febbraio) e quello nelle aree mediche scende al 5,0% dal 5,4%. Una situazione in cui il virus non fa più paura, confermata dalla scomparsa delle mascherine e dal fatto che nessuna regione è classificata a rischio alto, secondo il report dell’Istituto superiore di sanità.

In dettaglio, nell’ultima settimana abbiamo avuto in Italia: 28.354 nuovi casi Covid positivi con una variazione di -8,3% rispetto alla settimana precedente (30.911);
299 morti , +7,2% rispetto alla settimana precedente (279); un tasso di positività del 5,3%: -0,4% rispetto alla settimana precedente (5,7%).

Covid nel mondo

Intanto la pandemia continua a rallentare nel mondo: secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) i contagi e i morti si sono ridotti rispettivamente del 92% e 47%. Dal 16 gennaio al 12 febbraiosono stati 6,7 milioni i nuovi contagi e 64 mila decessi (anche se l’Italia si piazza ancora al secondo posto in Europa per numero di vittime nelle ultime 4 settimane).

In attesa che l’Oms dichiari la fine della pandemia, a confermare un trend in frenata sono i dati globali relativi ai ricoveri, calati nei reparti del 53% e nelle terapie intensive del 24% rispetto al mese precedente.

Danni prolungati dopo la guarigione

In questo quadro tutto sommato positivo, arrivano nuovi studi che mostrano come il virus – anche con Omicron 5 – può creare problemi di salute prolungati. I ricercatori dell’Università di Los Angeles hanno esaminato 536 pazienti con Long Covid e hanno pubblicato i loro risultati sul ‘Journal of the Royal Society of Medicine’.

Il lavoro si è concentrato sui pazienti che hanno subito un danno d’organo. Ebbene, nel 59% dei soggetti questo danno persiste un anno dopo i sintomi iniziali. E questo anche se l’infezione non era stata grave.

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