Salute e caro prezzi, le scelte degli italiani

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Qualche caffè in meno al bar, la richiesta della doggy bag al ristorante, una gita fuoriporta al posto del viaggio. L’aumento delle bollette e soprattutto quello dei beni di prima necessità ha modificato le scelte degli italiani, che nell’ultimo anno hanno ridotto alcune spese.

Colpa dell’inflazione, che ha ‘rosicchiato’ i risparmi dei connazionali. Così ci si attrezza, anche con qualche rinuncia. Talvolta pericolosa, perchè se la maggioranza degli italiani assicura di non rinunciare alle spese per la salute, di fatto ben il 54% dichiara di non aver svolto alcun esame di prevenzione o screening negli ultimi 12 mesi.

Il dato emerge da un’indagine promossa da UniSalute, che ha interrogato gli italiani per la nuova analisi dell’Osservatorio Sanità in collaborazione con Nomisma.

Il peso dell’inflazione

Circa la metà (49%) degli intervistati afferma che le proprie scelte di vita sono fortemente influenzate dall’aumento dei prezzi e dal caro bollette, e il 40% dice di essere condizionato dalla situazione economica familiare.

Di conseguenza, più di otto italiani su dieci (81%) hanno modificato le abitudini di spesa, tagliando prevalentemente i consumi fuori casa come bar e ristoranti (75% di chi ha cambiato le abitudini di spesa), ma anche i viaggi e le vacanze (63%) e in misura minore gli acquisti relativi all’abbigliamento (47%).

La salute prima di tutto

Solo il 28% del campione ammette di aver ridotto le spese per la salute, per lo più si tratta di donne (32%) rispetto agli uomini (24%). La maggioranza (72%) degli intervistati, comunque, o non intende modificare questa voce di spesa (57%), o ha intenzione addirittura di aumentarla (15%).

Per approfondire questo aspetto, UniSalute ha chiesto agli intervistati se fossero più attenti al proprio benessere oggi rispetto a cinque anni fa. Per quanto riguarda il benessere fisico, ha risposto di sì il 37% degli intervistati; mentre in merito al benessere psicologico, si dichiara più attento il 34%, con un picco del 40% nella fascia 18-29 anni. Come motivazione di questa maggior attenzione, due su tre (66%) indicano proprio l’aver capito l’importanza di controllare in maniera continuativa il proprio stato di salute.

Ma sarà vero?

Buoni propositi ai quali, però, non seguono i fatti: il 54% del campione, infatti, dichiara di non aver fatto alcun esame di prevenzione e screening negli ultimi 12 mesi, con la motivazione prevalente (68%) di non aver avuto particolari problemi di salute.

C’è ancora tanto da fare, insomma, per diffondere la cultura della prevenzione nel nostro Paese. Lo vediamo dai numeri segnalati dai medici, è il caso dei tumori ma anche delle malattie cardiovascolari. E se la ‘fuga dagli ospedali’ nel periodo Covid sta già avendo un impatto, è davvero importante non rinunciare a visite e controlli.

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