Pasqua, tra business delle uova e allergia al cioccolato

cioccolato

Chi dice Pasqua, dice colomba e uova di cioccolato, senza dimenticare importanti ‘deroghe’ glocal, come la pizza di formaggio umbra con la corallina, la pastiera e il casatiello. Ma sono soprattutto le uova e tutto il loro corteo festante di galli, conigli e orsetti di cioccolata a rappresentare un appuntamento irrinunciabile per i piccoli, spesso interessati solo alla ‘sorpresa’ (i bimbi islandesi, invece nelle uova trovano solo caramelle…). Saranno poi i ‘grandi’ a immolarsi (volentieri), sparecchiando via la Caporetto di uova di Pasqua vandalizzate dai piccoli ‘cercatori di sorprese’ e poi abbandonate al loro destino.

La cioccolata insomma mette allegria (ha davvero un effetto antidepressivo), soprattutto quando avvolta in fruscianti carte colorate, con l’etichetta ammiccante di soprese, come quelle promesse dalle star dello spettacolo e influencer, come Fedez, Elettra Lamborghini e la star dei trucchi Clio Make Up. E non sorprende dunque che il mercato delle uova di Pasqua sia in piena fioritura in tutto il mondo, dagli Usa alla Cina, passando per l’Europa.

Esiste anche l’allergia a cacao e cioccolato

Ma la scioglievolezza sublime e inconfondibile del cioccolato non è un piacere per tutti. Tralasciando quelli che ‘a me il cioccolato proprio non piace’, la letteratura scientifica riporta una prevalenza dello 0,5-0,7% di persone con auto-riferita allergia al cioccolato o al cacao.

“Probabilmente – commenta Joao Pedro Lopes, allergologo del Mount Sinai Hospital di New York – i sintomi presentati da queste persone derivano piuttosto da una cross-contaminazione da allergeni comuni come arachidi, frutta a guscio o latte. La vera allergia al cioccolato o al cacao, mediata da IgE è decisamente molto più rara”.

Se un soggetto allergico ‘vero’ assaggia un pezzetto di cibo degli dei, può presentare mal di stomaco, vomito, emicrania, edema delle labbra, lingua e gola, tosse, respiro sibilante fino a un vero distress respiratorio e orticaria generalizzata. Per trattare questa allergia spesso non bastano antistaminici e cortisonici, ma è necessario ricorrere all’adrenalina intramuscolo.

L’allergia al cacao/cioccolato viene diagnosticata con i test cutanei (skin prick); l’allergologo provvederà naturalmente ad escludere la presenza di un’allergia alle arachidi, al latte o alla frutta a guscio; se questo è il caso, ci si può consolare con cioccolata ‘dairy-free’ (senza latte) e ‘nut-free’ (senza frutta a guscio). E naturalmente è sempre possibile effettuare trattamenti desensibilizzanti (immunoterapia orale) al latte, alle arachidi e alla frutta a guscio.

Gli esperti di Humanitas sconsigliano di offrire cioccolata ai bambini prima dei 2-3 anni, perché nei primissimi anni di vita, aumenta il rischio di proprio di sviluppare allergie o intolleranze alimentari.

Il cibo degli dei

Il cacao ovviamente non è solo un pericolo per la salute. Anzi, molto più spesso si comporta da alimento funzionale, un nutraceutico, una fonte di vitamine, minerali e soprattutto di polifenoli, preziosi anti-ossidanti. Mangiare cioccolato insomma fa bene non solo all’umore, ma anche alla salute. Se lo possono concedere anche le persone a dieta, purché non si esageri nelle dosi (10 grammi di cioccolato fondente contengono poco più di 50 calorie) e si consumi quello ad elevato contenuto di cacao (meglio sopra il 70%, come sa anche Trenitalia, che con l’espresso offre un cioccolatino al 72% di cacao).

A renderlo un prezioso scudo contro una serie di malattie è il suo elevato contenuto in polifenoli (antocianine, flavonoli, stilbenoidi, ecc.) ad elevata vocazione anti-ossidante e anti-infiammatoria.

Le civiltà pre-colombiane lo definivano il cibo degli dei e lo usavano addirittura come moneta di scambio. E, a proposito di risvolti economici, anche al di fuori dell’alone mitico di Maya e Aztechi, l’industria della cioccolata (che strizza ormai l’occhio anche a richieste vegan, gluten-free, senza zucchero e integrali) gode di ottima salute, con un fatturato globale stimato di oltre 116 miliardi di dollari e un trend di crescita inarrestabile. Anche al di fuori del periodo pasquale.

La tavola degli italiani a Pasqua

Un’indagine di Coldiretti/Ixe sulla tavola pasquale degli italiani, edizione 2023, rivela che le uova di cioccolato saranno presenti nel 63% delle case, battute solo dalla colomba (69%), che nelle sue tante declinazioni parla di pace. Ma gli italiani, secondo le stime di Coldiretti, a Pasqua consumeranno anche 350 milioni di uova, quasi tutte ‘made In italy’, deposte dai 40 milioni di galline dei 2600 allevamenti italiani.

Le ‘altre’ uova

Ma d’altra parte, le uova-star della Pasqua non sono sempre state di cioccolato. In una tradizione che data dagli anni del Medioevo, e che è ancora viva soprattutto nei Paesi anglosassoni, le ‘Uova di Pasqua’ erano vere e propria proprie uova (di gallina), dipinte di colori sgargianti come il rosso e decorate con buffe faccine sorridenti. L’uovo infatti è in tutte le culture il simbolo della vita nascente e della rinascita (o della resurrezione per i Cristiani), un ‘topos’ classico che si sposa bene con la primavera e tutti i suoi miti.

E a proposito di calorie, le uova ‘vere’ (magari sotto forma di frittatina al tartufo o agli asparagi) – ricorda Coldiretti – non temono confronti: un uovo medio ne contiene appena 78 kcal, a fronte di un contenuto proteico elevato (6,5 grammi), pari al 13% del fabbisogno giornaliero di un adulto. Le uova sono anche un’importante fonte di vitamina A, B12 e D e contengono colina, fosforo, selenio, riboflavina, acido folico, biotina e iodio.

Da sfatare poi l’idea che facciano male al fegato (a meno che non si soffra di calcoli alla colecisti); al contrario, contengono aminoacidi epatoprotettori, come metionina e colina, oltre all’inositolo, utile per chi soffre di steatosi epatica. L’unico alert, soprattutto per le persone con diabete, viene dal loro contenuto di colesterolo.

Se per la maggior parte delle persone mangiare un uovo al giorno (purché non corredato di bacon o salsicce varie o fritto nel burro) è accettabile, e addirittura alcuni studi – ricordano gli esperti di Mayo Clinic (Usa) – hanno dimostrato che questo livello di consumo aiuta a prevenire alcune forme di ictus o la degenerazione maculare che può portare a perdita della vista, nelle persone con diabete, questo livello di consumo si associa ad un aumentato rischio cardiovascolare.

L’apporto di colesterolo giornaliero non dovrebbe superare i 300 mg; un rosso d’uovo grande ne contiene 186 mg; semaforo verde invece per l’albume, eccellente fonte di proteine cholesterol-free.

“Molto importante – continua la Coldiretti – è garantire la trasparenza e saper leggere le informazioni contenute nel codice alfanumerico stampato sul guscio. Il primo numero descrive il tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), poi c’è la sigla dello Stato dove è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice Istat del Comune, alla sigla della Provincia e da ultimo, il codice distintivo dell’allevatore. Infine, ci sono le info relative al livello qualitativo e di freschezza e le classificazioni in base al peso (XL, L, M, S).

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