Vaccini personalizzati contro i tumori, tempi e sostenibilità

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Moderna torna alla carica con la possibilità concreta di avere vaccini contro tumori, malattie autoimmuni e cardiovascolari in una manciata di anni. Moderna, nella persona del suo Chief Medical Officer, Paul Burton, ha da poco rilasciato un’intervista al ‘Guardian’ in cui afferma che, in appena 5 anni, sarà in grado di offrire vaccini a mRna per diversi tipi di tumore, patologie cardiovascolari, autoimmuni e malattie genetiche rare.

Covid-19 ha quindi “messo il turbo” alla piattaforma vaccinale preventiva e terapeutica basata su mRna, accelerando di una quindicina di anni filoni di ricerca in corso da tempo. Si tratta, riferisce Burton, di “vaccini personalizzati che funzioneranno per diversi tipi di tumore, molto efficaci, e salveranno molte centinaia di migliaia, se non milioni, di vite”.

Il punto, ha detto Burton, è “riuscire a individuare con certezza la causa genetica di una malattia”. Ciò permetterà di sfruttare la stessa tecnologia a mRna che abbiamo messo in campo contro Covid-19 per insegnare alle cellule del nostro corpo a produrre l’esatta proteina capace di scatenare il sistema immunitario contro la patologia che si vuole combattere. Continua Burton: “Penso che abbiamo imparato negli ultimi mesi che, se qualcuno pensava che i vaccini a mRna fossero soltanto per le malattie infettive, o soltanto per Covid, ora è evidente che non è così”.

Anche altre aziende farmaceutiche, come Pfizer-BioNTech, lavorano per sfruttare la tecnologia a mRna, così efficace contro Covid-19 in altri ambiti di cura. Gli scienziati sono concordi nel ritenere che si debba capitalizzare l’accelerazione avvenuta in questi ultimi anni dirigendo grandi investimenti nel settore, per non perdere la spinta propulsiva. Solo così la pandemia potrà lasciare in eredità anche qualcosa di buono.

Tuttavia molte sono le sfide da vincere prima che questi vaccini possano arrivare davvero al letto del paziente. In primis l’identificazione della mutazione “giusta” da utilizzare. Inoltre la riattivazione del sistema immunitario non è scontata. Per questo motivo i vaccini a mRna vengono combinati con le immunoterapie: anticorpi che hanno il compito di sbloccare i freni del nostro sistema immunitario, in modo che, una volta riconosciuto il ‘nemico’, sia davvero in grado di attivarsi. Il grande vantaggio, però, è che i vaccini hanno la possibilità di creare una memoria immunitaria, che permane nel tempo.

Incoraggianti in tal senso i risultati di efficacia dello studio clinico KEYNOTE-942 sul vaccino mRna-4157/V940 per il melanoma. Il trattamento adiuvante con mRNA-4157/V940 in combinazione con pembrolizumab ha ridotto il rischio di recidiva o morte del 44% rispetto al solo pembrolizumab. In termini di tollerabilità, gli eventi avversi correlati al trattamento si sono verificati nel 14,4% dei pazienti che hanno ricevuto la combinazione di mRNA-4157/V940 e pembrolizumab rispetto al 10% di quelli trattati con pembrolizumab da solo.

Le valutazioni di beneficio/costo hanno un impatto crescente nelle attuali politiche sanitarie, che devono fare i conti con l’imperativo etico di garantire un livello ottimale di assistenza riducendo la spesa sugli interventi dal costo elevato e dai benefici limitati.
D’altra parte, l’ambito di ricerca dei vaccini presenta un alto grado di rischio sia per le aziende impegnate nello sviluppo sia per chi deve finanziare questo tipo di studi. Il percorso che va dalla scoperta all’autorizzazione di un nuovo vaccino richiede infatti investimenti ingenti e va incontro a importanti tassi di fallimento.

Di qui la necessità di conciliare le politiche di immunizzazione con profitti equi per l’industria e sostenibili per i budget pubblici. Un tema affrontato in un editoriale, “Immunization Policy and the Importance of Sustainable Vaccine Pricing”, pubblicato qualche anno fa su Jama da H.C. Meissner, della Tufts University School of Medicine di Boston.

Ed ecco che si apre il dilemma della sostenibilità per i sistemi di salute pubblica. Un aspetto chiave sarà la definizione degli obiettivi della ricerca e la condivisione precoce dei programmi di sviluppo dei vaccini tra i produttori, enti regolatori e gli organismi di Health Technology Assessment.

Sarà inoltre fondamentale definire, anche a livello nazionale, le priorità e i requisiti per l’allocazione delle risorse, adottare nuove strategie di valutazione farmaco-economica, e sperimentare per i vaccini nuovi modelli di autorizzazione e di negoziazione del prezzo impiegati per altri farmaci dai costi molto elevati.

*Carlo Centemeri, PhD – Farmacologo Clinico – Università di Milano

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