Demenza, se Internet diventa uno ‘scudo’

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Siamo ormai abituati a vedere giovani – e meno giovani – chini su telefonini e tablet. Internet è diventato indispensabile nella vita moderna, non solo per la scuola o il lavoro. Andiamo sul web per scoprire nuovi ristoranti, capire come smacchiare un maglione, trovare il percorso più rapido per raggiungere una meta o pianificare un viaggio.

Ma, come spesso accade, il progresso viene guardato con scetticismo e timore: il sospetto è che nasconda una serie di effetti negativi, per la salute e la socialità. Per una volta, però, ci occupiamo di (possibili) benefici della Rete.

L’utilizzo di Internet, infatti, potrebbe rivelarsi uno scudo contro uno dei mali di questa epoca: la demenza. Una nuova ricerca pubblicata sul ‘Journal of the American Geriatrics Society’ ha infatti messo in luce un legame tra l’uso regolare di Internet e un minor rischio di demenza. 

Lo studio

I ricercatori hanno seguito 18.154 adulti senza demenza tra 50 e 64,9 anni per una media di 7,9 anni e un massimo di 17,1 anni. Durante il follow-up, al 4,68% dei partecipanti è stata diagnosticata una forma di questa patologia.

Ebbene l’uso regolare di Internet è stato associato a circa la metà del rischio di demenza rispetto a un utilizzo sporadico della rete. Non solo, il collegamento tra web e condizione neurologica è risultato indipendente dal livello di istruzione, dall’etnia, dal genere e dal gruppo generazionale.

Un tesoretto

“L’impegno online può aiutare a sviluppare e mantenere la riserva cognitiva, che a sua volta può compensare l’invecchiamento cerebrale e ridurre il rischio di demenza”, ha detto l’autore corrispondente dello studio, Virginia W. Chang, della New York University.

Insomma, ‘surfare’ su Internet a caccia di informazioni utili, ma anche solo per diletto, sembra essere utile per difenderci da un gruppo di patologie che, solo in Italia, colpiscono secondo le stime oltre un milione di persone (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer), e che sono destinate ad aumentare, con l’invecchiamento della popolazione. Con un impatto importante anche dal punto di vista economico.

Ecco perché il filone delle strategie per proteggerci dalla demenza è destinato a rivelarsi fra i più promettenti dal punto di vista della ricerca. Con buona pace dei ‘critici’ di social e web e dei sostenitori del ‘si stava meglio quando si stava peggio’.

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