Il farmaco anti-diabete che fa dimagrire, l’ABPI e il caso Novo Nordisk

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Il caso è quello della labile differenza formale, che poi diventa sostanziale, tra corretta informazione medico-scientifica e promozione di marketing. Se poi di mezzo c’è un farmaco studiato per rispondere a un preciso bisogno di salute, ma che viene promosso in modo non ortodosso per risolverne altri, il fatto diventa degno di cronaca.

Perché è bene dirlo, che molte molecole siano sviluppate per la terapia di una determinata patologia e poi ci si accorga che possono essere utili anche per altro non c’è nulla di male. Anzi, si tratta di condizioni fortuite che permettono di ottimizzare gli sforzi dell’innovazione farmaceutica, spesso maggiormente in capo alla ricerca privata piuttosto che a quella pubblica.

La discussione si apre invece quando ci si muove lungo la sottile linea di demarcazione tra lecito e non. Con il rischio di portare discredito su un’intera categoria, quella di big pharma, che certo non ha bisogno di scandali presa di mira com’è dal costante coro di quanti guardano solo ai fatturati stellari delle major del farmaco, senza ragionare sul fatto che in assenza della loro potenza economico-tecnologica molti big killer sarebbero oggi ancora senza alcuna possibilità di trattamento.

Accade quindi che l’Associazione delle industrie farmaceutiche inglesi abbia sospeso una delle associate per ben due anni per non averne rispettato il codice di condotta. Protagonista di questa storia è Novo Nordisk, che avrebbe agito in modo tale da “portare discredito o ridurre la fiducia rispetto all’industria farmaceutica”, ha sentenziato la farmindustria d’Oltremanica (Association of British Pharmaceutical Industries, Abpi) al termine di un’indagine sull’operato dell’azienda segnalato da un medico che aveva partecipato a un corso di formazione.

In quell’occasione, aveva denunciato lo specialista, era stata messa eccessiva enfasi sulle proprietà dimagranti di un analogo del peptide-1 simil-glucagone (GLP-1), approvato per il trattamento del diabete mellito tipo 2 non adeguatamente controllato, in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico.

Il corso di formazione per i medici era stato organizzato da un provider accreditato presso le istituzioni inglesi e, analogamente a quanto avviene anche in Italia, era stato realizzato con il contributo incondizionato dell’azienda. Che, riporta The British Medical Journal, aveva supportato il progetto formativo “a debita distanza”, che in inglese si dice “at harm’s lenght”.

Eppure la lunghezza di quel braccio non fu sufficiente a evitare che “i finanziamenti per gli operatori sanitari, inclusa la formazione di due anni su come impostare un servizio di perdita di peso, fosse chiaramente collegata alla promozione del proprio farmaco liraglutide e intendesse aumentarne direttamente l’uso”, come ha concluso l’indagine dell’associazione industriale inglese.

La vicenda si svolse sul terreno dei social network. LinkedIn in particolare. Tutto iniziò con l’invio alla commissione per la valutazione del rispetto del codice di condotta delle aziende del farmaco da parte di un medico inglese dello screenshot di un post visto su LinkedIn: un provider di formazione per medici pubblicizzava un webinar gratuito per imparare a offrire ai pazienti un programma per la perdita di peso. Nulla di anomalo. Se non fosse stato che una parte del webinar trattava una sola molecola utile per il trattamento dell’obesità, di cui all’epoca Novo Nordisk era l’unica azienda a esserne titolare. Senza peraltro chiarire sul social network il proprio coinvolgimento nel progetto formativo.

Una condotta poco chiara che pone a serio repentaglio la credibilità dell’intero comparto del pharma britannico che, per questo, ha deciso di mettere “in panchina” l’azienda danese per due anni.

La decisione, che rappresenta l’ottava volta in quarant’anni in cui Abpi interviene con simili sanzioni a carico di un associato, non è stata facile per l’associazione industriale, come ha dichiarato Susan Rienow, presidente eletto di Abpi: “Queste decisioni non sono mai prese a cuor leggero, ma assicureranno un veloce ritorno dell’azienda agli standard di conformità previsti dal nostro codice di condotta”.

Ma in cosa consiste esattamente la sospensione di Novo Nordisk da Abpi? Come si legge nella nota stampa dell’associazione britannica, l’azienda continuerà a essere soggetta al codice di condotta di Abpi, ma non potrà beneficiare dello status di membro. Il che comprende la rimozione da tutti i gruppi di lavoro, compreso il board associativo e dall’accesso a tutte le informative dell’associazione.

Nei due anni di sospensione Novo Nordisk sarà soggetta a ripetute due diligence da parte degli organi preposti di Abpi e la sua riabilitazione a membro a tutti gli effetti sarà condizionata dal superamento di tutti i controlli. Quando si dice rigore anglosassone.

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