Ricetta elettronica: novità, tempi e cosa manca

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E’ uno dei lasciti della pandemia ai quali cittadini e medici non vogliono proprio rinunciare. La ricetta elettronica è infatti una misura concreta di semplificazione che, dopo anni di proroghe – e di battaglie dei camici bianchi – finalmente diventa strutturale.

Il disco verde del Consiglio dei ministri al Ddl Semplificazioni porta con sè il varo della ricetta elettronica, sia quella bianca che quella rossa, come ha annunciato il ministro della Salute Orazio Schillaci. Ma cosa cambia per i cittadini, e davvero ora è tutto risolto? Fortune Italia lo ha chiesto a qualcuno che conosce bene la questione (anche per averne stilate migliaia, di ricette elettroniche): Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale).

Ddl Semplificazioni, le novità su ricetta elettronica e malati cronici

Una misura che semplifica la vita

“Si tratta di un passo davvero importante e positivo: noi sin dai primi mesi della pandemia abbiamo chiesto che la ricetta elettronica venisse resa definitiva. L’avevamo detto dopo l’ultima proroga del ministro Schillaci: bene, ma basta proroghe. Il passo fatto oggi è certamente importante, e la sensazione è che andiamo finalmente verso una reale sburocratizzazione della professione, a vantaggio anche dei pazienti”.

Il problema del disegno di legge delega

Tutto bene, allora? “Attenzione, il ricorso ad un disegno di legge delega richiede che le Camere mettano in discussione il provvedimento, che non è vigente. Deve essere calendarizzato e discusso nelle Commissioni parlamentari con una successiva, e si spera rapida, approvazione del testo. Insomma, al momento il provvedimento non è ancora in vigore – ricorda Scotti – Ma la ricetta elettronica sì”. E questo grazie, appunto, al Milleproroghe. Siamo ‘coperti’ fino al 31 dicembre 2024.

Questione di mail (e privacy)

“Dopo il via libera del Parlamento occorrerà definire una serie di questioni: oggi posso mandare la ricetta elettronica via sms o su sistemi email identificati che abbiano un database sul territorio italiano; questo vuol dire che non posso inviarla su gmail o hotmail, per problemi connessi alla legge sulla Privacy e al diritto all’oblio”.

Cosa fare? “Al momento della delega occorrerà fare in modo che la ricetta elettronica sia ‘caricata’ sulla tessera sanitaria: in questo modo il cittadino – suggerisce Scotti – dovrà semplicemente portare la tessera in farmacia per farla ‘leggere’ al farmacista, che potrà scaricarla, somministrando il medicinale”. Una soluzione agile e green: eviterà la stampa inutile delle ricette (e il consumo di carta ed energia), bypassando i problemi legati all’analfabetismo digitale.

Insomma, il Ddl è un “fatto positivo, ma anche l’inizio di un percorso per rendere definitivo questo processo per la ricetta dematerializzata“, dice il segretario Fimmg.

Se va in crash il sistema informatico

Occorrerà inoltre chiarire cosa accade in caso di crash del sistema informatico. “Il paziente non può non ricevere più il farmaco: va prevista una soluzione che assicuri la continuità di cura“, avverte Scotti. Insomma, accando alla soluzione elettronica devono restare le ricette cartacee per l’emergenza, che dovranno essere accettate da Asl e farmacie.

Sul fronte burocrazia la Fimmg rilancia: i medici di famiglia cercheranno di utilizzare il percorso del provvedimento per “aggiungere altre semplificazioni: è il caso della televisita, che al momento non è valida per la certificazione della malattia. Dobbiamo semplificare davvero la vita dei cittadini, e noi siamo a diposizione: la digitalizzazione della sanità ha senso solo se si interviene sul percorso completo”. E soltanto il dialogo con la professione può assicurare l’assenza di gap e carenze nei provvedimenti, sostiene Scotti.

Le misure a favore dei malati cronici

Oltre alla misura che punta a rendere strutturale la ricetta elettronica, Scotti sottolinea infine l’importanza nel Ddl Semplificazioni delle misure che puntano a ridurre il numero delle prescrizioni necessarie per i pazienti cronici. “La possibilità di indicare la posologia e le confezioni dispensabili per 12 mesi è un cambiamento che razionalizza il numero di prescrizioni da compilare, riducendo una parte spesso solo amministrativa del nostro lavoro”, chiosa.

Insomma, c’è ancora molto da fare ma – nel Paese delle carte (bollate e non) – l’idea di sfruttare finalmente la tecnologia per abbreviare i tempi, risparmiare energia (anche quella richiesta dalle stampanti) e avere un miglior controllo del percorso dei farmaci non può che essere una buona notizia. Speriamo di non perdere l’occasione per sfruttare al meglio, insieme alla ricetta elettronica, anche la tessera sanitaria. E questo su tutto il territorio nazionale.

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