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Respiro in primo piano, riconoscere la Bpco

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Se fossimo in Germania, probabilmente si parlerebbe di una “Große Koalition”. Solo che l’obiettivo del filo rosso destinato a tenere uniti tutti gli stakeholder impegnati nella sfida alla Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), dalle Istituzioni fino ai medici, ai vari sanitari impegnati per il benessere dei polmoni e ovviamente alle associazioni di pazienti, non è quello di determinare un nuovo assetto politico.

Quello che bisogna fare è creare la giusta attenzione attorno ad una patologia troppo sottovalutata, spesso nascosta, sicuramente sottostimata, probabilmente non considerata dagli stessi pazienti. Alla faccia dei numeri che comporta: oltre 3,5 milioni di persone in Italia soffrono di Bpco. Tenere sotto controllo il respiro appare fondamentale: pensate che questa patologia è la terza causa di morte e purtroppo non ci si pensa. La grande iniziativa di sensibilizzazione sull’importanza di non rimanere senza fiato ha preso il via presso il Senato. Con obiettivi molto precisi. Oltre a creare conoscenza occorre istituire un Registro nazionale di patologia per favorire la sorveglianza epidemiologica e far emergere il sommerso, oltre a rafforzare l’integrazione ospedale-territorio per migliorare la presa in carico con risvolti positivi sull’aderenza terapeutica.

A lanciare queste proposte sono l’Associazione Respiriamo Insieme e l’Associazione Pazienti Bpco, presenti in occasione dell’evento “A perdifiato: verso una nuova gestione senza affanni della Bpco tra ospedale e territorio” svoltosi su iniziativa del Senatore Francesco Zaffini, presidente della 10a Commissione Sanità. A dare il patrocinio, con la presenza di vari rappresentanti, l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO ITS), Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria (ARIR), Federazione Medici di Medicina Generale (FIMMG), Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO), Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), Società Italiana di Pneumologia (SIP-IRS).

La conoscenza e il sospetto che l’ossigeno non circoli come dovrebbe perché i polmoni non scambiano aria e sangue in modo ottimale sono alla base dell’approccio alla patologia. Perché arrivare presto è fondamentale. Magari non fermandosi di fronte a quella che si può considerare la “tosse da fumo”, quasi una fisiologica compagna di viaggio delle giornate.

Lo ha ricordato Marco, paziente Bpco con una lunga storia da fumatore, comune a quella di tanti altri pazienti che restano sottotraccia per anni prima di ricevere una diagnosi, anche per l’incapacità a riconoscere i “sintomi spia” quali fame d’aria (dispnea), fiato corto, respiro sibilante e tosse, quest’ultima non di rado confusa con una “banale” tosse del fumatore. “I primi segnali li ho avvertiti praticando sport, mi mancava il fiato anche dopo un breve sforzo, finché persino una passeggiata in leggera salita è diventata insostenibile – è il suo racconto – Poi mi sono accorto di avere l’affanno mentre salivo le scale, facevo la doccia o mi allacciavo le scarpe, per non parlare delle difficoltà nel lavoro. Tutto ciò che prima facevo naturalmente a un tratto sembrava complicato. Sono andato avanti così per anni, finché una mattina la mia compagna mi ha fatto notare che nel sonno emettevo degli strani sibili, ho avuto paura e ho deciso di rivolgermi a uno specialista”.

Siamo di fronte, va detto, ad una malattia per nulla banale. Perché se il fiato manca, progressivamente la vita cambia. Magari ci si adatta. Ma non è giusto. “Il 6% degli adulti italiani affetti da Bpco è solo la punta dell’iceberg – testimonia Simona Barbaglia, presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme – La Bpco è una malattia sociale ancora misconosciuta e in parte sommersa, correlata a un forte carico di morbilità e mortalità, che può essere contrastata solo con un intervento strutturato e condiviso tra tutti gli attori sanitari”.

“È necessaria una grande opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui rischi connessi alla malattia e sull’utilità dello screening spirometrico per la diagnosi precoce. Bisogna inoltre ripensare il modello assistenziale – continua Barbaglia – mettendo al centro il paziente, supportandolo nell’educazione terapeutica per il corretto utilizzo dei degli inalatori, e prevedendo percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali efficaci e omogenei sul territorio nazionale”.

“Per una corretta gestione della Bpco è essenziale che il paziente sia sempre più consapevole della sua malattia e in grado di tenere sotto controllo i cosiddetti ‘sintomi spia’ per gestirla in maniera adeguata. Infatti, riconoscere il peggioramento dei sintomi consente al paziente di rivolgersi tempestivamente al proprio medico e ridurre il rischio delle riacutizzazioni, dall’impatto sociale ed economico importante”, ha concluso Salvatore D’Antonio, presidente dell’Associazione Pazienti BPCO.

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