Dopo la mai superata delusione per Ema (Agenzia europea dei medicinali), una buona notizia per l’Italia che fa ricerca e innovazione. Troverà infatti casa a Milano la terza sede del Tribunale europeo dei brevetti, oltre a quelle di Parigi e Monaco.
Ad annunciare ufficialmente la scelta del capoluogo lombardo è stato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un tweet: “Il comitato amministrativo del Tub ha appena approvato la decisione. Una buona notizia per l’Italia e un riconoscimento per Milano”. Ma dove si troverà il nuovo Tribunale, e che competenze avrà?
La sede e la soddisfazione di Regione e Comune
Gli uffici milanesi del Tribunale dovrebbero trovare posto nell’edificio di via San Barnaba 50, oggi sede del Tribunale del Lavoro. Un risultato “molto importante per Milano e l’intera Lombardia, frutto del lavoro di tutti gli attori che hanno partecipato alle trattative” ha commentato il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana. “Ora – ha aggiunto – siamo in attesa di conoscere quali competenze verranno attribuite alla Lombardia che, giova sempre ricordarlo, è la Regione dove si deposita il maggior numero di brevetti e la ricerca si sposa con innovazione e industria”.
Soddisfazione anche da parte del sindaco Beppe Sala, “felice per Milano sede della terza sezione del Tribunale europeo dei Brevetti. È il risultato di un grande lavoro congiunto che ci ha sempre visto in prima linea – ha commentato sui social – Al lavoro ora per dimostrare la validità della scelta e per ampliare con il Governo le deleghe che ci sono state assegnate“.
Il nodo delle competenze
Non si tratterà di una sede di rappresentanza, dato che l’indotto legale previsto per i contenziosi dovrebbe secondo alcune stime aggirarsi tra i 300 e i 350 milioni di euro. Ma resta aperta la questione delle competenze.
La sede di Milano, si legge sul Sole 24 ore, dovrà dirimere le controversie brevettuali e di proprietà intellettuale in materia di scienza medica-veterinaria e igiene, brevetti farmaceutici privi dei certificati di protezione supplementari (Spc), biotech non farmaceutico, agricoltura, food e tabacco, articoli personali e domestici, sport e mondo del divertimento, calzature, moda e arredo”.
Resterebbero tra Parigi (farmaceutica dotata di certificati Spc, cioè il 90% circa dei medicinali sul mercato) e Monaco (chimica e metallurgia) quelle competenze che erano inizialmente previste a Londra e che le altre sedi del Tribunale avevano avocato in pieno caos Brexit, senza poi ridiscuterne la cessione.
Una partita ancora da giocare
“Bene che Milano ospiti una divisione del Tribunale europeo dei brevetti – ha commentato non a caso Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria – ma la percezione è che, nonostante la buona notizia, non siano stati rimossi del tutto quelli che fin dall’inizio abbiamo denunciato come ostacoli per le pmi italiane, ovvero discutere in Europa cause di controversia in materia di brevetti rappresenterebbe un esborso di diverse centinaia di migliaia di euro, difficoltà linguistiche e giuridiche spesso insormontabili”.
L’Italia dei brevetti
In effetti il 2022 ha registrato un record per le domande di brevetto italiane pubblicate dall’European Patent Office (Epo): l’anno scorso sono state 4.773, ben 218 in più di quelle del 2021, con una crescita del 5%. Secondo una recente analisi – realizzata da Unioncamere e Dintec – dal 2016 l’aumento delle domande italiane di brevetto europeo è stato continuo, con una variazione del 33% tra il 2015 e il 2022.
Questo colloca l’Italia in effetti in quinta posizione per capacità inventiva nell’Epo tra i Paesi Ue e all’undicesima nel mondo. A fare la parte del leone sono le imprese: l’anno scorso l’88% delle domande proveniva dalle imprese, il 5% dagli enti di ricerca e dalle università, e il resto da inventori privati.