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Diritto all’oblio oncologico, perchè l’Italia può essere all’avanguardia in Ue

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Sono settimane calde per i parlamentari al lavoro sulla legge italiana per il diritto all’oblio oncologico. Un testo che punta a ‘cancellare’ il marchio del cancro che complica la vita ai milioni di connazionali sopravvissuti a un tumore e definiti ‘guariti’ dai medici. Nel vecchio Continente sono già in vigore provvedimenti che aiutano gli ex malati di cancro nell’accesso a mutui e assicurazioni. Ma la proposta italiana è più ampia e considera anche le persone non ancora clinicamente guarite. Ecco perché, secondo gli oncologi e le associazioni di pazienti, questa norma potrebbe non solo far recuperare al nostro Paese il tempo perso, ma porre l’Italia all’avanguardia in Europa. 

Se ne è parlato oggi in un convegno dedicato a questo tema e organizzato da Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) alla Camera dei Deputati.

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Bisogna dire che il nostro Paese aveva iniziato, prima di altri, ad affrontare la questione della burocrazia che ostacola i pazienti sopravvissuti a un tumore. Poi però, come spesso accade, il tema era finito lontano dai riflettori. E questo nonostante l’impegno delle associazioni come Favo e degli stessi oncologi.

“La legge sul diritto all’oblio oncologico può porre l’Italia all’avanguardia in Europa nella tutela delle persone colpite dal cancro che hanno superato la malattia. A differenza dei provvedimenti adottati in altri Paesi, prevede specifiche disposizioni che riguardano non solo la possibilità di accedere a servizi finanziari come mutui e assicurazioni, ma anche i contratti di lavoro e le adozioni. Si tratta di una battaglia di civiltà che segna la fine di troppe discriminazioni subite finora dai cittadini che sono guariti dal cancro”, sottolineano Favo e Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), plaudendo in coro al testo unificato del disegno di legge sull’oblio oncologico, approvato recentemente dalla Commissione Affari Sociali della Camera.

Secondo pazienti e oncologi occorre però un’autorità che vigili sul rispetto delle norme e che siano inserite sanzioni in caso di inadempienza.

Il testo unificato

Il testo unificato del disegno di legge prevede che, dopo 10 anni dal termine delle cure per le neoplasie dell’adulto e dopo 5 per quelle dell’età pediatrica, i pazienti del nostro Paese siano ritenuti guariti non solo a livello clinico ma anche per la società.

“Con l’approvazione della proposta di testo unificato, finalmente vengono cancellati per legge lo stigma cancro = morte e lo stigma cancro = malattia incurabile e inguaribile, frequentemente riproposti dai media e ancora ben radicati nell’opinione pubblica – affermano con forza Francesco De Lorenzo (presidente Favo) ed Elisabetta Iannelli (segretario generale Favo) – I guariti dal cancro non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare. Sono infatti previste specifiche norme che tutelano gli ex pazienti da possibili discriminazioni nel campo assicurativo e finanziario oltre che nell’ambito lavorativo, con misure relative all’accesso alle procedure di selezione concorsuale ed alle assunzioni e relative a politiche attive di inserimento e permanenza al lavoro. Anche il riconoscimento dell’idoneità all’adozione non potrà più essere negato a chi è guarito dal tumore”.

La medicina sta modificando le prospettive del pazienti 

“Il testo – affermano Giordano Beretta (presidente Fondazione Aiom) e Saverio Cinieri (Presidente Aiom) –  parte dal presupposto fondamentale che il cancro è guaribile e, in molti casi, è sempre più una malattia cronica. In base alle statistiche, molte persone, colpite da neoplasia, moriranno per altre patologie, prima ancora di essere considerati clinicamente guarite dal tumore. Per questo è necessario ricalcolare, per esempio, i premi assicurativi in base agli enormi progressi della ricerca scientifica. Sempre in base a questo principio, la norma italiana interviene anche sulla legge sull’adozione di minori, e comunque potranno essere valutate anche le richieste di adozione che provengono da chi è considerato ancora malato”.  

Un milione di guariti

Favo ha denunciato anni fa la mancanza di provvedimenti legislativi a favore dell’oblio oncologico. E anche gli oncologi hanno fatto la loro parte. “Con la nostra petizione on line abbiamo raccolto 106.967 firme – affermano Giordano Beretta e Saverio Cinieri – L’oncologia italiana è ai vertici nel mondo per quanto riguarda i tassi di sopravvivenza e guarigione per molte neoplasie. Ai successi scientifici devono però corrispondere anche nuovi provvedimenti di tutela. Sono oltre 3,7 milioni le persone che in Italia vivono con una diagnosi di cancro e circa un milione deve essere considerato guarito. È indispensabile permettere ai pazienti, soprattutto ai più giovani, di godere di una vita libera e completa dopo la fine delle cure. Auspichiamo che la nuova legge, che migliora l’esempio già virtuoso di altri Paesi europei, sia approvata quanto prima, entro la fine dell’anno”.

C’è ottimismo, dunque. Ma occorre ancora qualcosa. “Da un lato bisogna prevedere apposite sanzioni per ‘i contraenti forti’ come banche e assicurazioni che continuino a discriminare – sostiene Maurizio Sacconi di Amici di Marco Biagi, componente del Gruppo di lavoro Favo sull’oblio oncologicop –  Dall’altro, vanno introdotte forme di risarcimento per il contraente leso. Sul fronte della vigilanza, appare più coerente affidare tale responsabilità alla Banca d’Italia e all’IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni)”, considerate le competenze “per i comportamenti patologici di banche e assicurazioni”. Ma questa volta una soluzione normativa che cancelli la ‘burocrazia del cancro’ appare davvero più vicina.

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