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Lavori del futuro, perché diventare ingegnere robotico. Parla Ciuti (Sant’Anna)

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Se ai progressi della robotica uniamo la rivoluzione dell’AI, non è difficile comprendere perché l’ingegnere robotico sia una delle professioni del futuro. L’intelligenza artificiale consente alle macchine di avere una capacità di calcolo ed elaborazione impensabile fino a poco tempo fa. I robot integrati con AI si faranno carico delle mansioni più ripetitive e usuranti consentendo all’uomo di dedicarsi a lavori più stimolanti e ambiziosi. Abbiamo analizzato la figura dell’ingegnere robotico con Gastone Ciuti, docente universitario di bioingegneria all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. 

Qual è l’aspetto più entusiasmante della sua professione?

Insegno robotica medica a Pisa. Relazionarmi con gli studenti, rispondere alle loro domande e soddisfare le loro curiosità, è molto gratificante. Alla Scuola Superiore Sant’Anna sviluppo nuove piattaforme robotiche per la medicina. Robotica e AI per migliorare non solo l’intervento chirurgico, ma anche la diagnostica. Mi occupo di endoscopia robotica: robot per la diagnosi e il trattamento di patologie del distretto gastrointestinale. Sviluppiamo capsule e robot endoscopici per ridurre l’invasività della procedura che comporta oggi una bassa partecipazione della popolazione alle campagne di screening. Credo nel concetto di One Health: un approccio integrato e interdisciplinare alla tutela della salute globale. Ogni giorno mi sveglio sapendo che potrò contribuire a portare valore alla cura della persona.

In che modo l’AI può combinarsi con la robotica?

In ambito clinico, l’intelligenza artificiale può essere uno strumento prezioso per supportare il medico nella decisione clinica. Prendiamo il caso delle sonde endoscopiche per gastroscopia o colonscopia. L’AI è in grado di rilevare ed evidenziare in modo automatico la presenza di lesioni e polipi intestinali, supportando quindi il medico in una diagnosi ancora più accurata. E poi integra ed elabora, mediante algoritmi, dati provenienti da sorgenti diagnostiche differenti per individuare indicatori ed evidenze predittive dell’insorgenza di una patologia, con l’obiettivo di un intervento preventivo sulla salute della persona.

Quali sono oggi gli ambiti di ricerca più interessanti?

Nella robotica industriale, già da tempo parliamo di robot collaborativi, in grado cioè di partecipare alle attività umane per ridurre il carico fisico e cognitivo e il rischio di infortuni. Robot che lavorano a stretto contatto con le persone, condividendo spazi e mansioni. Nuove tecnologie di sensing e strategie di controllo renderanno l’interazione uomo-robot sempre più sicura. In ambito medico, un robot analogo potrebbe effettuare procedure chirurgiche, anche in teleoperazione. Pensiamo al robot da Vinci: oltre ad interagire col medico per mezzo della stazione di controllo, deve interagire in maniera sicura con personale medico di sala e paziente.

Come si è evoluta la robotica medica negli ultimi anni?

Stiamo andando nella direzione di una robotica soft. La robotica tradizionale, in certi contesti applicativi, ha dei limiti intrinsechi dovuti alla rigidità della struttura. Si tratta infatti di robot rigidi, spesso complessi a livello costruttivo, con limitati gradi di libertà. La soft robotics utilizza materiali morbidi, quali elastomeri, che si adattano meglio alle geometrie anatomiche e interagiscono in modo sicuro con medico e paziente. 

Crede alla possibilità di un futuro in cui i robot sfuggiranno al controllo dell’uomo?

Non credo che qualcosa del genere potrà verificarsi. È però opportuno che la comunità scientifica continui a lavorare alla definizione di linee guida, standard e normative a cui attenersi nella progettazione e nell’utilizzo della robotica e dell’AI. Qualunque sistema, anche il più semplice, può essere potenzialmente pericoloso, se non viene opportunamente regolamentato e se non si viene istruiti a dovere sul suo utilizzo.

In che modo la robotica rivoluzionerà il mondo del lavoro?

Credo che la robotica sia in realtà un facilitatore di lavoro e il driver di nuove professionalità. Condivido la massima “automate or evaporate”. Molte imprese si trovano in una condizione in cui o automatizzano determinati processi produttivi, oppure vanno incontro a un fallimento dettato dall’impossibilità di essere competitivi sul mercato. Gli incentivi per l’automatizzazione e la digitalizzazione delle imprese devono essere un’opportunità per migliorare le nostre imprese e alleviare la persona dal compito ripetitivo, che può essere svolto dalle macchine. E liberare così energie e professionalità da impiegare in attività più stimolanti e meno logoranti dal punto di vista fisico e cognitivo.

Che cosa consiglierebbe a un giovane che intende formarsi e lavorare in questo campo?

Consiglierei di avere una grande curiosità. Ho molta fiducia nelle nuove generazioni; nei miei studenti vedo persone capaci di innovare. Ci vuole sana curiosità e sana ribellione, intesa non come sommossa, ma come volontà di cambiamento. Non bisogna pensare cioè che tutto è stato ormai fatto. La robotica ha mosso i primi passi appena sessanta anni fa e in questo ridotto lasso di tempo ha prodotto risultati sorprendenti. Sono molto curioso di scoprire che cosa succederà nei prossimi anni. 

Perché quello dell’ingegnere robotico è un lavoro del futuro?

È un settore caldo e molto attuale per i significativi sviluppi della tecnologia, sia dal lato hardware che software, per i nuovi robot e per gli algoritmi di elaborazione del dato. C’è tanto lavoro nelle aziende che sviluppano nuove piattaforme e sistemi robotici. Vedo sbocchi lavorativi nell’industria di produzione dei robot impiegati per specifiche applicazioni. Impiegare tecnologie consolidate per sviluppare nuove piattaforme, robot collaborativi, sistemi elettromedicali, robot per la chirurgia. E poi c’è la parte fondamentale legata all’elaborazione dei dati, lo sviluppo di nuovi algoritmi che consentano di rendere il dato informativo. Il tutto con un unico fine: apportare un miglioramento sostanziale alla vita delle persone e al mondo in cui viviamo.

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