GILEAD

Cardiologia mininvasiva a macchia di leopardo, il report Gise

Gilead

Angioplastica, Tavi, riparazione della valvola mitrale, chiusura del forame ovale pervio, interventi mininvasivi di prevenzione dell’ictus. Grazie all’innovazione le cure salva-cuore sono diventate sempre più tech e poco invasive, ma l’Italia fa i conti con una serie di criticità. Se dopo la pandemia il numero di procedure di cardiologia interventistica è in aumento, l’accesso alle terapie è ancora disomogeneo, con liste d’attesa ancora da smaltire, oltre 155mila italiani esclusi dagli interventi mininvasivi e performance territoriali a macchia di leopardo.

A ‘fotografare’ luci e ombre di una realtà dinamica, che vanta numerose eccellenze disseminate lungo la Penisola, è il report diffuso dagli esperti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), forte di un Registro dell’attività di 273 Laboratori di emodinamica e cardiologia interventistica italiani. Il Report è stato discusso oggi a Roma, al ministero della Salute, durante il congresso Gise Think Heart moderato da Margherita Lopes di Fortune Italia, a cui hanno preso parte il ministro Orazio Schillaci e il direttore di Agenas Domenico Mantoan. 

Da sinistra Giovanni Esposito, Margherita Lopes (Fortune Italia) e Domenico Mantoan

L’innovazione corre, il ruolo della telemedicina

“L’innovazione in medicina fa passi da gigante, ci sono sempre nuovi farmaci, nuove tecnologie che andrebbero messe a disposizione dei cittadini e dei malati il prima possibile. Ma resta il tema dell’art. 32: dobbiamo far sì che, indipendentemente da dove si è nati, si vive e da quanto si guadagna si abbia la possibilità in maniera gratuita di accedere alle cure“, ha detto Schillaci. Le Regioni “vanno in ordine sparso e a velocità diversa. Ma credo che questo debba essere uno stimolo per tutti a fare meglio”.

“Bisogna far sì – ha aggiunto il ministro – che chi va meglio abbia un ruolo di guida per chi ha qualche difficoltà. Ebbene, sono fortemente convinto che la telemedicina possa essere un modo per sconfiggere le tante differenze che esistono non solo fra Nord e Sud, ma anche tra grandi città e altre aree del Paese. La telemedicina può diventare un motore per superare le differenze”.

Un tema chiave anche per Mantoan, che ha annunciato a breve l’atteso decreto sul fascicolo elettronico. Ma sul tavolo c’è anche la questione della sostenibilità del sistema, in un Paese che invecchia. “Siccome tutto ha un costo, credo – ha aggiunto Schillaci – che sia importante puntare sulla prevenzione. I risultati non si vedranno l’anno prossimo, ma questo non mi interessa. Avere la seconda popolazione più longeva al mondo dopo il Giappone” comporta un grosso impatto delle malattie croniche sulla sanità, ragiona il ministro. “Su questo dobbiamo agire e dobbiamo farlo ora: se vogliamo assicurare l’accesso all’innovazione e la sostenibilità del sistema, dobbiamo far sì che i cittadini italiani” prevengano il più possibile patologie come diabete e malattie cardiovascolari. 

I numeri della cardiologia interventistica

Sono circa 2.000 gli specialisti in Italia, con 174 giovani under 35, come ha spiegato Giovanni Esposito, presidente Gise e direttore della UOC di Cardiologia, Emodinamica e UTIC dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.

Anche se il numero di procedure di cardiologia interventistica è in aumento nel nostro Paese, i livelli di accesso alle terapie sono ancora indeguati rispetto ai fabbisogni epidemiologici. Poco più di 4 italiani candidabili su 10 hanno avuto accesso nel 2022 alla procedura di impianto percutaneo transcatetere della protesi valvolare aortica (Tavi) e solo 2 su 10 della procedura di riparazione percutanea della valvola mitralica.

Altrettanto scarso è l’accesso a procedure di intervento mininvasive per la prevenzione dell’ictus: solo al 2% degli italiani potenzialmente candidabili alla procedura di chiusura percutanea dell’auricola sinistra ne ha beneficiato. Parliamo di pazienti che non possono assumere, in alternativa, anticoagulanti orali (indicati in chi soffre di fibrillazione atriale non valvolare). E ancora: solo un terzo dei pazienti candidabili all’intervento percutaneo di chiusura del forame ovale pervio (patologia ben nota ai subacquei) ne ha beneficiato; infine solo l’1% ha avuto accesso al trattamento percutaneo dell’embolia polmonare, che consente di rimuovere il coagulo di sangue grazie a un intervento mininvasivo che aiuta a risolvere i casi più seri e ad alto rischio con controindicazione alla trombolisi. Il totale, secondo Gise, è appunto di oltre 155 mila pazienti esclusi dalle procedure minivasive. 

Cosa frena l’innovazione

“Dal confronto con il panorama internazionale appare evidente come in Italia la penetrazione di alcune importanti innovazioni scientifiche e tecnologiche nel campo dell’interventistica cardiovascolare risulti inadeguata, sia in termini di numero di pazienti trattati rispetto al fabbisogno, sia di disomogeneità tra le varie aree geografiche del Paese – ha commentato Esposito – Uno dei principali obiettivi istituzionali di Gise è quello di presentare un piano di azione concreto che ci consenta di garantire l’accesso su tutto il territorio nazionale a cure ormai ritenute standard secondo le raccomandazioni delle principali linee guida internazionali”.

La collaborazione tra Gise e Agenas

“I nostri obiettivi comuni con Agenas sono molti e diversi – spiega Esposito – dal miglioramento dei flussi informativi, all’introduzione di soluzioni evolute volte all’assistenza dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari; dallo sviluppo di indicatori di esito e di processo in grado di cogliere in modo più puntuale l’appropriatezza, l’efficacia e la qualità delle cure, fino alla valutazione dell’impatto di procedure interventistiche sugli outcome. Ci attendono sfide importanti per il prossimo futuro – prosegue Esposito – La sostenibilità e la resilienza del sistema sanitario passa inevitabilmente dalla capacità di programmare correttamente le risorse, garantire l’utilizzo delle tecnologie che permettono non solo il miglioramento degli outcome clinici ma anche di rispondere ai bisogni del sistema nel suo complesso”.

Da sinistra: Giovanni Esposito, Margherita Lopes, Orazio Schillaci e Domenico Mantoan

Obiettivi che fanno i conti con grandi temi come la digitalizzazione della sanità e l’impatto dell’intelligenza artificiale. “Stiamo costruendo la ferrovia della digitalizzazione – ha chiarito Mantoan – L’AI avrà un ruolo importante, ma sempre al servizio del medico. Per fine anno tutti i medici avranno una postazione per la televisita, il teleconsulto e la telemedicina e ritengo che questo possa fare la differenza. Ma, certo, resta la sfida della valutazione: nessuno vuol essere misurato, ma sappiamo che nel caso di patologie tempo-dipendenti volume fa rima con qualità e, se vogliamo governare il sistema, è fondamentale conoscere e valutare le performance”.

Tra Agenas e Gise è stata sottoscritta una convenzione per sviluppare metodologie di analisi delle performance assistenziali, anche attraverso l’integrazione di dati clinici con le informazioni desunte dai sistemi informativi sanitari. Specifica attenzione è riservata alla valutazione di impatto delle procedure interventistiche sulle valvole cardiache, anche in ragione del fatto che non è possibile distinguere dai dati della scheda di dimissione ospedaliera (Sdo) gli interventi cosiddetti open da quelli per via transcatetere (Tavi). “A tal proposito, sono allo studio specifiche proposte per la revisione delle linee guida per la codifica della Sdo”, ha detto Mantoan.

Formazione e personale

Altro tema chiave per il settore, quello del personale. “È diventato quantormai urgente affrontare e risolvere il problema della scarsità di personale e di strutture per fare fronte al maggior carico assistenziale seguito alla pandemia”, dice Esposito.

Un male comune a diverse specialità. Guardando “le classifiche sulle meno richieste dai giovani medici – ha rilevato Schillaci – vediamo che fra le prime 10 ci sono  proprio quelle in cui è più difficile avere un’attività libero-professionale privata: su questo bisogna agire. Anche a partire dalla formazione”.

Ci sono due leve su cui si può intervenire, ha precisato il ministro: “Quella economica e quella della motivazione: è giusto che un giovane che entra nel Ssn possa avere una prospettiva” di carriera. “Occorre allora aumentare i compensi degli operatori, ma anche lavorare sull’organizzazione delle strutture”, ha chiosato il ministro. Perchè ridare smalto al sogno del camice bianco è fondamentale per il futuro del Servizio sanitario nazionale.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.