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L’AI non è il Lucifero dei nostri giorni

Nella popolare serie televisiva ‘Il problema dei tre corpi’ viene ipotizzata l’invasione di una specie aliena, costretta a fuggire dal suo pianeta appartenente a un sistema con tre soli, in cui quindi il clima è imprevedibile. “Se un sistema con tre corpi è imprevedibile, figuriamoci uno come il cervello umano che a livello cellulare si basa su 100 miliardi di corpi”, osserva il filosofo Barry Smith, co-autore del libro ‘Why machines will never rule the world’.

Non è affatto scontato che l’intelligenza artificiale sia il Lucifero della contemporaneità, come lascia intendere Elon Musk quando rilancia la teoria della Singolarità, secondo la quale l’AI ci condurrà a una esplosione irreversibile e incontrollabile di macchine sempre più intelligenti, che prima o poi prenderanno il controllo delle nostre vite e del nostro mondo. Come argomenta Barry Smith, ci sono motivi logici, fisici, matematici che rendono ciò impossibile.

Più che abbandonarsi al pensiero magico, di solito catastrofista, è utile discutere dei vantaggi e dei costi della nuova tecnologia; sapendo che, come sempre, alle innovazioni sono associati nuovi rischi.

Sul piano dei vantaggi, sono in molti a scommettere che l’AI possa portarci a un vero e proprio salto nella produttività globale dei fattori e quindi nel ritmo di crescita delle economie. Certamente stanno facendo una scommessa di questo genere i mercati dei capitali, che hanno visto crescere impetuosamente le quotazioni di tutto ciò che è associato all’AI. L’Osservatorio dei conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano ci invita alla prudenza: negli ultimi decenni l’introduzione di grandi innovazioni tecnologiche quali i computer mainframe, internet, i Pc e gli smartphone non hanno impedito che il tasso di crescita delle economie sviluppate continuasse a declinare.

Riguardo ai costi, in molti sottolineano il problema dei lavoratori che perderanno il proprio posto, sostituiti dall’AI. Ma, come abbiamo già argomentato su queste colonne, Pc e telefonini hanno cancellato le grandi stanze piene di dattilografe e centraliniste, senza che questo riducesse il numero dei posti di lavoro complessivi (in Italia, ma anche negli Usa, gli occupati non sono mai stati tanto numerosi come oggi).

Quanto ai rischi, l’Unione europea è stata la prima a muoversi, approvando una dettagliata disciplina legislativa che entrerà in vigore nel 2025. Ad avviso dell’Unione, muoversi per primi avrebbe il vantaggio di tracciare la strada per gli altri regolatori, così come avvenne nel 2016 con la regolamentazione europea della privacy. C’è però il pericolo che la regolamentazione europea finisca con lo svantaggiare le imprese locali rispetto ai competitori internazionali. Tanto più che le imprese europee non sembrano affatto all’avanguardia in questo settore.

In conclusione, ci troviamo sicuramente di fronte a una innovazione tecnologica importante. Dobbiamo evitare di esagerarne vantaggi, costi e rischi. Soprattutto, con poca coerenza, di esagerare tutti e tre.

In particolare sul lato dei costi, dobbiamo tenere bene a mente che, seppure senza far miracoli, innovazioni di questo genere hanno spesso condotto a un miglioramento delle condizioni generali di vita. Certo, ci sono stati – e ci saranno – anche i perdenti. Stati che spendono ormai il 50% del prodotto dovrebbero però essere in grado di attenuare il peso delle sconfitte per i perdenti, e soprattutto aiutarli a far sì che la loro sconfitta non sia per sempre.

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