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Dispositivi medici, dopo il rinvio del payback le richieste delle aziende

Boggetti
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Respiro di sollievo per le aziende produttrici di dispositivi medici, grazie al rinvio del versamento del payback che pendeva come una spada di Damocle sulle 4.449 imprese del comparto (che occupa 118.837 dipendenti). A salutare con soddisfazione la decisione del Consiglio dei ministri di ieri, che avrebbe posticipato la scadenza del payback, è Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici.

Ma il rinvio non basta. Proprio ieri Confindustria Dispositivi Medici aveva inviato una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, chiedendo “un provvedimento urgente che facesse guadagnare tempo per trovare una soluzione condivisa. Questo è un buon segnale di dialogo e di apertura nei confronti dell’industria del settore. Significa che il Governo ha capito che il payback porterebbe gravi ripercussioni a tutto il sistema salute”, dice Boggetti. “Adesso dobbiamo lavorare insieme per trovare soluzioni di governance del settore che superino questa norma ingiusta, perché questo clima di perdurante incertezza – prosegue Boggetti – sta logorando le imprese e sta portando a scelte forzate di riduzione dei posti di lavoro e di carenza di prodotti di qualità negli ospedali”.

L’incertezza pesa sul futuro delle aziende del settore. “Il fallimento di aziende e il disinvestimento nel nostro Paese di quelle che operano su scala globale porterà a migliaia di licenziamenti, a una riduzione drastica al sostegno della formazione e a un ulteriore taglio agli investimenti in ricerca e sviluppo. Ci sarà insomma un effetto negativo a cascata di forte impatto sociale ed economico – prevede il presidente di Confindustria dispositivi medici – Ma non solo, la situazione coinvolgerà in modo sempre più diretto l’offerta di salute e la possibilità per i cittadini di effettuare le prestazioni sanitarie previste dai Lea. Le conseguenze ricadranno soprattutto sulle classi sociali più deboli, che non possono trovare risposte di salute altro che nel nostro Ssn”.

Insomma, ora “bisogna lavorare a soluzioni compatibili con le esigenze e la sopravvivenza stessa del Servizio sanitario nazionale, capaci di eliminare norme inique che invece – conclude Boggetti – ne ostacolano lo sviluppo, perché questo è un modo per sostenere l’Italia e i suoi cittadini”.

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