Continua la fuga dei medici dal Ssn, i numeri del 2021

medici
Aboca banner articolo

L’abbiamo chiamata ‘grande fuga’, ma in effetti quella dei medici che danno addio al Servizio sanitario nazionale è un’emorragia continua. Che si traduce nel ricorso dei medici a gettone o di quelli stranieri e, per i pazienti, lunghe attese e difficoltà ad accedere al servizio.

A evidenziare gli ultimi numeri del fenomeno, alla vigilia della ripresa del confronto sul rinnovo del contratto di medici, veterinari e dirigenti sanitari, è l’analisi dei report del ministero della Salute “Personale delle Asl e degli Istituti di ricovero pubblici ed equiparati”, condotta dal sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed.

Stipendi bassi e burnout, 10 medici al giorno in fuga da Ssn

Sotto accusa, secondo i sindacati del settore, stipendi bassi rispetto alla media europea, ma soprattutto condizioni di lavoro ormai insostenibili, con ritmi di lavoro massacranti ed ‘epidemie di burnout’ in corsia.

A conti fatti, comunque, è bastato solo un anno per annullare l’effetto delle assunzioni straordinarie di medici fatte in piena emergenza Covid.

Se nel 2020, nel Servizio sanitario nazionale, lavoravano 776 medici in più rispetto al 2019 (+0,76%), nel 2021 ne risultavano 601 in meno rispetto al 2020 (-0,58%), per cui tra il 2019 ed il 2021 l’aumento di camici bianchi registrato nella sanità pubblica è stato pari a un misero +0,17%, che corrisponde a 175 professionisti su un totale di 102.491.

Numeri, dicono da Cimo-Fesmed, cui fa da contraltare l’aumento, tra il 2019 ed il 2021, degli avvocati (+15,3%), degli ingegneri (+9,5%) e dei direttori amministrativi (+7,1%) dipendenti del Ssn.

Altro che effetto Covid

Secondo Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed è come se la pandemia non ci fosse stata. “Complici il tetto di spesa sul personale sanitario che impedisce di assumere, la fuga dei medici dalle condizioni di lavoro esasperanti che si riscontrano negli ospedali e la scelta politica di prediligere i gettonisti ai dipendenti, ci troviamo dinanzi ad uno scenario preoccupante – sottolinea – che spiega le ragioni per cui in tutto il Paese i cittadini accedono ai servizi con estrema difficoltà”.

“Ma invece di investire sui sanitari si preferisce assumere altre figure professionali, sintomo di un sistema sempre più burocratizzato e amministrato che vicino ai bisogni di salute dei pazienti, per i quali l’offerta sanitaria risulta sempre più ridotta. Basti guardare all’aumento dei direttori amministrativi, in evidente contrasto con il taglio del 33% delle unità operative complesse e del 48% delle unità operative semplici che si è verificato negli ultimi dieci anni”, evidenzia Quici.

Se sul fronte del contratto Anaao Assomed e Cimo-Fesmed si dicono “pronti alla firma” se saranno accolte “le nostre proposte su orario di lavoro e fondi”, sembra difficile che la sanità possa contare sui 3-4 mld chiesti dal ministro Orazio Schillaci. E parecchie ombre si addensano sul settore, via via che vanno avanti i lavori sulla Manovra.

“In assenza di una rivisitazione delle priorità e di un investimento strutturale sul Servizio sanitario nazionale a partire dalla prossima legge di Bilancio” i dati sulla fuga dei medici “sono destinati a peggiorare drasticamente nei prossimi anni”, avverte Quici.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.