Verso la super-patata, più nutriente e immune al clima estremo

La ricchezza e la solidità di una nazione passano anche dalla sicurezza e dall’indipendenza alimentare. E lo sanno molto bene Paesi come la Groenlandia che, nel suo percorso verso l’autonomia, ha cominciato da qualche anno a fare esperimenti agricoli. A cominciare dalle patate, che vengono coltivate nei mesi estivi nel Sud del Paese; uno dei pochi regali dei cambiamenti climatici.

Certo, i primi raccolti non hanno avuto molto successo (anzi, sono finiti proprio al macero) perché l’aspetto di questi tuberi coltivati in terra artica non ha incontrato il favore dei consumatori. Ma i novelli agricoltori del luogo non si sono persi d’animo e sono andati avanti, anche con un certo successo, dicendosi certi che la Groenlandia raggiungerà l’indipendenza alimentare entro il 2040 (il fatto di essere solo 60 mila persone aiuta). E procedono spediti, cimentandosi anche con la coltivazione delle insalate, che loro hanno tutto il diritto di chiamare ‘iceberg’.

Il tema di assicurare rifornimenti alimentari sostenibili a tutto il pianeta è sempre più sfidante, e si lega a doppio filo al problema dei cambiamenti climatici. E così gli scienziati della McGill University (Canada) hanno cercato di dare il loro contributo alla causa (la ricerca è pubblicata su PnasS), cercando di capire come migliorare le qualità nutritive e la ‘resilienza’ delle patate al gelo o alla siccità.

Per trovare il bandolo della matassa sono andati ad analizzare, con l’aiuto di potentissimi computer, il cosiddetto ‘super pangenoma’ della patata, con l’obiettivo di rintracciare dei tratti genici di resistenza che, ‘cuciti’ insieme, potessero dar luogo a una sorta di supereroe dei tuberi, la ‘super-patata’ appunto.

Il set completo delle istruzioni genetiche (il genoma) di una patata è scritto in appena 12 cromosomi dei quali alcuni specie hanno una sola copia (aploidia), la maggior parte un paio (diploidia) e le più esagerate e ridondanti addirittura sei (esaploidia).

La regola generale è che più l’ambiente è ostile (freddo o arido) o lo stress biotico (quello causato da un altro essere vivente) alto, più il povero tubero moltiplica le sue ‘istruzioni per l’uso’. Con pazienza certosina dunque, i ricercatori canadesi sono andati ad analizzare il genoma di 60 tipi diversi di patate (cultivar canadesi, americane e peruviane), mettendo insieme una biblioteca che rappresenta la sequenza di dati più estesa e completa mai messa insieme finora.

Quindi sono andati a studiare il ‘pangenoma’, per evidenziare le diversità del Dna  all’interno di una stessa specie, e il ‘super pangenoma’, che consente l’analisi delle differenze geniche tra le varie specie, in una sorta di complesso gioco di ‘trova le differenze’.

Quest’analisi così accurata e puntuale ha permesso tra l’altro di ripercorrere tutte le tappe evolutive di questi importanti raccolti, ‘addomesticati’ circa 10 mila anni fa dalle popolazioni indigene delle Ande peruviane-boliviane, intorno al lago Titicaca.

Quel che è certo, è che questo enorme sforzo di ricerca non è stato fatto per mera speculazione scientifica. Tutt’altro. La posta in gioco (anche da un punto di vista economico) è molto alta perché l’individuazione dei tratti che fanno di un tubero ordinario una ‘super-patata’ può aiutare a realizzare una specie resistente al gelo o alla siccità o con caratteristiche nutrizionali particolari e rappresenterebbe dunque un importante passo avanti verso la sicurezza alimentare. Non va dimenticato peraltro che le patate costituiscono la base dell’alimentazione per milioni di persone nel mondo e che, a livello globale, sono uno dei raccolti più importanti in termini di consumo, insieme al riso e al frumento.

Ma al di là delle numerose e incredibili varietà di patate coltivate oggi nel mondo (solo il Perù può vantare oltre 4.500 tipi di papas nativas di tutte le forme e colori), è dalle specie ‘selvatiche’ della specie Solanum tuberosum (la sezione Petota del genere Solanum ne conta almeno un centinaio) che gli scienziati pensano di ricavare le informazioni più interessanti, perché spesso queste evolvono in modo da poter resistere a variazioni climatiche e a temperature estreme.

La speranza insomma è di individuare dei geni che consentano di creare la ‘super-patata’ del futuro, attraverso incroci e ibridi, ottenuti con tecniche tradizionali o ricorrendo alle moderne tecnologie di gene editing.

Obiettivo ultimo è quello di migliorare i valori nutritivi e la sicurezza degli alimenti, ‘insegnando’ ai tuberi a difendersi dalle avversità climatiche anche estreme, ma anche da una serie di parassiti e malattie che devastano i raccolti. E di certo, i groenladesi staranno seguendo con grande attenzione tutte queste ricerche verso la realizzazione della ‘super-patata’, pronti ad accoglierla nella loro isola.

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