11 settembre: 22 anni dopo l’impatto sulla salute non è finito

11 settembre
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A distanza di oltre due decenni ricordiamo ancora tutti con precisione dove eravamo quando è arrivata la notizia dell’attacco alle Torri Gemelle. L’11 settembre è ormai una data scolpita nella memoria di chi c’era, insieme alle immagini del volo American Airlines da Boston a Los Angeles che centra una delle Twin Towers alle 8.46 del mattino. Neanche il tempo di capire cosa stava accadendo e alle 9.03 un secondo aereo entra nella Torre Sud.

L’attentato colpisce al cuore l’America e provoca poco meno di tremila morti, molti ancora non identificati. Solo qualche giorno fa, poco prima del 22.mo anniversario dell’11 settembre, le autorità hanno annunciato di essere riuscite a identificare, grazie al Dna, altre due vittime: un uomo e una donna. In questo modo sale a quota 1.649 il totale dei morti a cui si è riuscito a dare un nume e un cognome.

Le nuove identificazioni

L’ufficio del sindaco di NY non ha reso noti i nomi delle due nuove vittime su richiesta delle famiglie. L’uomo, riferisce la Cnn, è stato identificato attraverso il test del Dna sui resti recuperati nel 2001 e la donna grazie allo stesso tipo di esami su resti recuperati nel 2001, 2006 e 2013. Le metodiche utilizzate per arrivare a questo risultato oltre due decenni dopo l’attentato “includono la tecnologia di sequenziamento di nuova generazione”, già utilizzata dalle forze armate statunitensi per identificare i resti dei militari americani scomparsi.

Le vittime senza nome

Nonostante i passi avanti della scienza, circa il 40% delle vittime, più o meno 1.100 persone ritenute morte nel disastro, rimangono ancora senza nome. In totale 2.753 persone risultano scomparse a Lower Manhattan dopo gli attacchi al World Trade Center. Sono stati rilasciati certificati di morte per tutti, anche se continua il lavoro per abbinare i nomi delle vittime con i resti. Il responsabile medico legale Jason Graham ha definito lo sforzo in corso “l’indagine forense più grande e complessa nella storia del nostro Paese”. Assicurando che il lavoro continua.

L’impatto sui cittadini

Il crollo delle Torri Gemelle liberò enormi nubi di polvere che riempirono l’aria e lasciarono centinaia di isolati coperti di cenere, detriti e particelle nocive.

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention si stima che circa 400.000 persone siano state esposte a contaminanti tossici, a lesioni fisiche e a stress fisico ed emotivo nei giorni, nelle settimane e nei mesi successivi agli attacchi. Ma non è tutto: anche i soccorritori che hanno lavorato alle operazioni di salvataggio, recupero e soccorso hanno segnalato una serie di malattie subito dopo gli attacchi e poi a distanza di tempo. Come pure i sopravvissuti che vivevano, lavoravano e andavano a scuola a Lower Manhattan.

I pompieri dell’11 settembre

I vigili del fuoco di New York City hanno da poco aggiunto 43 nuovi nomi al muro commemorativo del World Trade Center per commemorare pompieri, paramedici e membri del personale di supporto civile morti a causa di malattie legate agli sforzi per soccorrere le vittime dell’attentato. Sale così a 331 il numero totale di membri del FDNY (New York City Fire Department) deceduti a causa di quelle che vengono ormai definite ‘malattie post-11 settembre’, un numero vicino a quello dei vigili del fuoco uccisi nelle Torri Gemelle il giorno degli attacchi.

Il trend di suicidi

Ma l’impatto dell’attentato non si è limitato alla salute fisica. I sintomi di disturbo da stress post-traumatico sono stati l’effetto più comune sui sopravvissuti agli attacchi dell’11 settembre, come segnalano le autorità. Fino al 20% degli adulti direttamente esposti al disastro o feriti nell’attacco presentavano sintomi di disturbo da stress post-traumatico da cinque a sei anni dopo l’attacco.

Ma è di pochi giorni fa un nuovo studio pubblicato su ‘Jama Neurology’ e condotto su un’ampia coorte di veterani statunitensi in servizio dopo l’11 settembre. Ebbene, secondo il lavoro firmato da Jeffrey T. Howard dell’Università del Texas a San Antonio i tassi di suicidio sono aumentati di oltre 10 volte dal 2006 al 2020. Una variazione significativamente maggiore rispetto alla popolazione adulta degli Stati Uniti. Stando al lavoro, nel corso di un periodo di 15 anni i veterani con trauma cranico hanno avuto tassi di suicidio superiori addiruttyra del 56% rispetto quelli che non avevano subito un trauma cranico,  e di tre volte rispetto alla popolazione adulta degli Stati Uniti.

Sono passati 22 anni dall’11 settembre e il bilancio completo dell’impatto di un attentato che ha cambiato per sempre una città simbolo e cuore pulsante degli Stati Uniti resta da ancora scrivere.

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