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Sindrome dei cuore infranto, se l’AI prevede i rischi

cuore AI
Gilead

Affaticamento, dolore al petto, fiato corto. Il nome è romantico, ma in realtà la sindrome del cuore infranto – nota anche come Takotsubo – è una forma improvvisa e acuta di insufficienza cardiaca. I sintomi ricordano quelli di un un attacco di cuore e questa patologia, che colpisce soprattutto le donne, è scatenata da uno stress emotivo.

Se fino a qualche tempo fa la sindrome del cuore infranto era considerata benigna, in realtà oggi sappiamo che può essere associata a molti eventi avversi, anche fatali. Ebbene, dalla tecnolgia arriva un alleato contro questa patologia nemica del cuore.

Previsioni con l’AI

Un nuovo modello di Intelligenza artificiale, basato sul machine learning, è infatti in grado di prevedere il rischio di prognosi negativa nei pazienti con sindrome del cuore infranto. A descriverlo è uno studio sull”European Journal of Heart Failure’ firmato da Ovidio De Filippo e Fabrizio D’Ascenzo della Cardiologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, in collaborazione con Corrado Pancotti e altri esperti di Ai dell’Università degli Studi di Torino, sotto la direzione rispettivamente di Gaetano Maria De Ferrari e Piero Fariselli.

Al centro della ricerca un registro di pazienti coordinato dalla Cardiologia dell’ospedale Molinette con la cardiologia dell’Università di Zurigo, guidata dal professor Christian Templin. Il modello, derivato dal registro europeo International Takotsubo Registry con quasi 4.000 pazienti, è stato validato in oltre 1.000 pazienti italiani.

I risultati

Il modello, dicono i ricercatori, ha una precisione senza precedenti nella predizione della prognosi. Vista l’affidabilità del sistema, è stato messo a punto un calcolatore disponibile gratuitamente a tutti i medici che si occupano di sindrome del cuore infranto, e che in questo modo potranno stimare il rischio dei pazienti affetti da Tako-tsubo e agire di conseguenza, ad esempio intensificando precocemente il livello di cure nei pazienti a rischio più elevato.

“Questo studio si aggiunge a diverse altre dimostrazioni del nostro gruppo sulle enormi potenzialità dell’Intelligenza artificiale nell’aiutarci a definire la prognosi dei pazienti in condizioni come l’infarto miocardico o la fibrillazione atriale, e conferma in questo settore il ruolo di leadership della nostra Cardiologia a livello nazionale” commenta il professor De Ferrari.

“L’algoritmo – conclude De Filippo – classifica anche il rischio in tre categorie: Alto, Medio e Basso”. In modo da evidenziare agli specialisti e ai pazienti il livello di pericolo collegato alla sindrome del cuore infranto.

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