Covid: Eris domina ancora in Italia, cosa fa Pirola

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Mentre l’autunno avanza (almeno sul calendario), scopriamo che i casi di Covid-19 in Italia sono dovuti soprattutto alla variante Eris: EG.5 nell’ultima flash survey sulle varianti condotta a settembre dall’Istituto Superiore della Sanità è stata identificata nel 44,7% delle sequenze analizzate.

Kraken, che ha ‘ispirato’ i nuovi vaccini aggiornati utilizzati anche nel nostro Paese, appare in declino. E Pirola? Secondo il report questa sottovariante dalle mutazioni caratteristiche ancora fatica a emergere, anche se ormai è presente nella Penisola.

Covid: Pirola in Italia, cosa ci dice la prima analisi genetica

Il panorama delle varianti

Ormai l’abbiamo imparato: il virus di Covid-19 muta circolando, per sviluppare caratteristiche che gli consentono di infettare una popolazione ormai, per la stragrande maggioranza, composta da soggetti vaccinati o guariti (anche diverse volte) dal virus Sars-Cov-2. Così appaiono costantemente nuove varianti, alcune più di successo di altre, che influenzano le ‘ondine’ di contagi caratteristiche della malattia.

Tra Kraken e Orthrus

Il report segnala una predominanza in Italia di ceppi virali Omicron, “tra cui si osservano numerosi ricombinanti riconducibili a XBB e relativi sotto-lignaggi”. C’è una tendenza alla diminuzione nei valori di prevalenza di Kraken o XBB.1.5 (10,6% vs 13,4% dell’indagine di agosto). Mentre continua la co-circolazione di discendenti della variante di Omicron BA.2, ed in particolare della variante sotto monitoraggio CH.1.1, meglio nota come Orthrus, passata al 3,9%, dal 2,3% della precedente indagine.

I numeri

All’indagine, precisa l’Iss, hanno partecipato tutte le Regioni e un elevato numero di laboratori distribuiti nelle diverse aree del Paese, ha permesso di ottenere informazioni relative alla tipizzazione genomica di campioni positivi raccolti sul territorio italiano. Questa valutazione ha preso in considerazione i campioni notificati dal 18 al 24 settembre, analizzati tramite sequenziamento genomico.

Pirola ancora non decolla

Dopo l’arrivo in Italia, il cammino della variante Pirola sembra stentare. Il numero di sequenze riconducibili a BA.2.86, sotto monitoraggio per la presenza di numerose mutazioni nella proteina Spike che la distinguono dal lignaggio parentale BA.2, risulta contenuto: siamo allo 0,2% in questa indagine.

“A livello internazionale, il limitato numero di sequenze attribuibili a BA.2.86 non consente, ad oggi, di valutare eventuali variazioni nel quadro clinico associato”, precisano dall’Istituto superiore di sanità.

L’importanza del monitoraggio

In questo quadro sembra rallentare la corsa di Covid-19 in Italia, almeno secondo i dati dell’ultimo bollettino della Cabina di regia. A fine settembre abbiamo avuto 38.775 nuovi positivi in sette giorni (numeri comunque sottostimati a causa del ridotto ricorso ai tamponi), e l’impatto sugli ospedali resta limitato.

Ma allora ha senso continuare a seguire l’andamento delle varianti? “Nell’attuale scenario è necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali e internazionali e con le indicazioni ministeriali, la diffusione delle varianti virali, in particolare di quelle a maggiore trasmissibilità o con mutazioni correlate a una potenziale evasione della risposta immunitaria”, sottolineano gli esperti dell’Iss. Si tratta infatti, come ci ha spiegato più volte il ‘cacciatore di varianti’ Covid Massimo Ciccozzi, dell’unico modo per anticipare il virus e difendere la riconquistata normalità.

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