Dispositivi medici, la mossa del Tar del Lazio che ‘congela’ il payback

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Nella telenovela del payback sui dispositivi medici arriva, non proprio a sorpresa, la mossa del Tar del Lazio. Che, con alcune ordinanze gemelle, ha sollevato “la questione di legittimità costituzionale della normativa relativa al payback dei dispositivi medici, con riferimento agli artt. 3, 23, 41 e 117 della Costituzione”, rilevando come le scelte legislative, contestate con forza dagli imprenditori del settore, “potrebbero risultare irragionevoli sotto molteplici profili”.

Resta quindi sospeso il pagamento di 1 miliardo di euro da parte delle aziende per gli sforamenti del tetto di spesa per gli anni 2015-2018. Era terminato a fine ottobre il periodo di proroga per il pagamento da parte delle aziende di dispositivi medici del payback. Nei giorni scorsi era poi arrivata una mini-proroga che spostava il termine al 30 novembre, contenuta in un emendamento al Dl Proroghe approvato al Senato. Ma con 1.800 ricorsi e il settore sul piede di guerra, era chiaro che qualcosa di nuovo sarebbe accaduto: e le aziende del settore erano da tempo in attesa del pronunciamento del Tar.

Soddisfazione delle imprese

Ebbene, la sentenza del Tar del Lazio “riprende esattamente quello che dicevamo: le aziende sono un valore da non distruggere” sottolinea con forza Massimiliano Boggetti, presidente Confindustria dispositivi medici, all’Adnkronos Salute, scagliandosi ancora una volta contro “una norma folle. “Oggi il Tar mi rende orgoglioso di essere italiano. Ora tecnicamente è tutto rimandato alla Corte Costituzionale e per il momento la norma sul payback è sospesa”.

“Spero che il Governo non voglia fare opposizione ma capisca che, come avevamo spiegato,” quella sul payback “è una norma illegittima. Il Tar l’ha solo messo nero su bianco. Ora c’è l’occasione per poter riprendere in mano la questione. Anche perché, pur avendo ottenuto una buona notizia dal Tar, il settore rimane nell’immobilismo”.

“Il rinvio alla Corte Costituzionale – puntualizza il presindente di Confindustria Dispositivi medici – non sancisce ancora la fine del payback, ma segna un punto importante perché nell’ordinanza vengono sottolineati tutti gli aspetti di incostituzionalità della norma: dalla retroattività, alla rinegoziazione delle gare, passando per l’assenza di specificità nel considerare l’uno per l’altro gli oltre un milione e mezzo di dispositivi medici, fino a citare la possibile violazione del Protocollo addizionale alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), sotto il profilo dell’affidamento, della ragionevolezza e dell’irretroattività. Insomma tutto quello che abbiamo da anni sostenuto”.

Insomma, i pagamenti sono sospesi, ma non annullati. E la spada di Damocle pende ancora sul capo degli imprenditori dei dispositivi medici. Ecco perché “speriamo che il Governo metta fine a questa vicenda. Avrebbe dovuto farlo tempo fa, adesso non aspetti più, lasciando il comparto in una situazione di ulteriore inutile immobilismo”, conclude Boggetti.

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