Melanoma, al via in Italia fase 3 del vaccino a mRna. Ascierto: “È solo l’inizio”

Paolo Ascierto

Ci siamo: il vaccino a mRna contro il melanoma è arrivato alla fase finale di sviluppo e in questo caso la ricerca parla italiano. L’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli è infatti il primo centro in Italia, e tra i primi al mondo, ad aver avviato lo studio clinico di fase III sul vaccino Moderna.

Qualche numero

Nel nostro Paese si contano all’incirca 200 studi clinici su farmaci immunoterapici, di cui 51 con arruolamento attivo. Studi fondamentali non solo per il mondo degli oncologi: rappresentano infatti preziose opportunità terapeutiche per i pazienti, come hanno ricordato gli esperti riuniti a Napoli in occasione della nona edizione dell’Immotherapy e Melanoma Bridge che si chiude domani.

La rivoluzione è in corso

Poche settimane fa, proprio al Pascale, è iniziato l’ultimo step per il percorso approvativo del vaccino – che non è preventivo ma terapeutico – con l’arruolamento dei pazienti con diagnosi di melanoma radicalmente operato. Quanti pazienti saranno inclusi? “Quanti più possibile”, dice Paolo Ascierto, presidente del convegno e direttore del dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative del Pascale di Napoli, a Fortune Italia.

L’immunoterapia “rappresenta la rivoluzione più importante negli ultimi 10 anni in campo oncologico – ha sottolineato Ascierto – Abbiamo iniziato con il melanoma e ora molti farmaci, come i cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari, vengono utilizzati contro altri tipi di tumore, come quello del rene, della vescica e del polmoni. Con molta probabilità avverrà la stessa cosa per il vaccini a mRna: cominceremo con il melanoma per poi estenderne l’utilizzo contro altre forme di cancro”.

Da Covid-19 al melanoma

Il vaccino anti-tumore di Moderna “si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro Covid, cioè utilizzano mRna sintetici progettati per ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati ‘neoantigeni’, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellula malate. Il suo scopo – ha spiegato Ascierto – non è quello di prevenire la malattia ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficamente il tumore”.

I dati a due anni dalla somministrazione di questo vaccino mostrano una riduzione del rischio di recidiva o morte del 44% in chi lo ha ricevuto in combinazione con un noto farmaco immunoterapico, il pembrolizumab. “Ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest’ultima fase dello studio clinico – precisa Ascierto – La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili”.

Paolo Ascierto

Gli studi nel mondo

Si stima che nel mondo ci siano oltre 40 vaccini anti-cancro a mRna allo studio, mentre aumentano le indicazioni per farmaci immunoterapici già in uso. È il caso di “pembrolizumab, un anticorpo monoclonale anti PD-1, mirato cioè a uno dei ‘freni’ del sistema immunitario, prima approvato per il melanoma e a settembre scorso autorizzato come trattamento per il tumore del rene metastatico, per il tumore della mammella triplo negativo metastatico e perioeperatorio, per quello dell’endometrio e della cervice uterina avanzati, il carcinoma dell’esofago e alcuni tumori gastrici e del colon”, ha detto lo specialista.

Si punta anche sulle combinazioni di immunoterapici: come nivolumab e ipilimumab “approvati e rimborsati dal Servizio sanitario nazionale dal 2022 per il trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule metastatico, del tumore del rene avanzato in prima linea di trattamento, nel tumore dell’esofago avanzato a progressione chemioterapica, nel mesotelioma pleurico in prima linea e in alcuni tumori del colon-retto. Abbiamo avuto inoltre l’approvazione dell’utilizzo di anticorpi bispecifici come il tebentafusp nei pazienti con diagnosi di melanoma dell’uvea metastatico o non resecabile che presentano un particolare antigene”, ha ricordato Ascierto.

L’immunoncologia è un settore al centro dell’interesse, anche delle aziende farmaceutiche: secondo un report dell’Allied Market Research, nel 2020 il valore del mercato globale dell’immunoterapia contro il cancro è stato stimato in 85,6 miliardi di dollari, ma si prevede che raggiungerà i 309,67 miliardi di dollari entro il 2030.

“Oggi l’immunoterapia è una delle migliori e più promettenti armi che abbiamo a disposizione contro il cancro, che ha già salvato milioni di vite. E’ necessario dunque continuare a investire nella ricerca: per molti pazienti con melanoma l’immunoterapia ha fatto la differenza tra la vita e la morte. Ma sono convinto che abbiamo appena iniziato a grattare la superficie”, ha detto Ascierto. Le promesse del vaccino anti-melanoma sono alla prova finale: un’opportunità preziosa per tanti pazienti italiani.

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