L’uomo con il chip Neuralink controlla un mouse col cervello

Neuralink

Poche settimane fa l’annuncio dell‘impianto del chip Neuralink nel primo paziente aveva fatto il giro del mondo suscitando attese, timori e speranze. Ora il miliardario sudafricano Elon Musk rilancia, sempre sulla piattaforma X (l’ex Twitter), annunciando che il protagonista della sperimentazione sarebbe già in grado di controllare il cursore sullo schermo di un pc usando il pensiero.

Neuralink e il chip nel cervello, i lati ancora oscuri della ricerca

Certo, occorre cautela, considerato che gli annunci del fondatore di Neuralink non sono accompagnati da una pubblicazione scientifica. Ma, stando al tycoon, i progressi “sono buoni e il paziente sembra essersi ripreso completamente, con effetti neurali di cui siamo a conoscenza. Il paziente – ha detto Musk, rispondendo a una domanda nel corso di un evento su X – è in grado di muovere il mouse su uno schermo, semplicemente pensando”.

Le tappe del trial

Neuralink aveva annunciato nel maggio 2023 di aver ottenuto dalla Fda (Food and Drug Administration) l’autorizzazione ad avviare i test per impiantare il suo chip in un cervello umano.

Ma quali sono i potenziali beneficiari di questa ricerca? Pensiamo solo ai pazienti paralizzati, per i quali un device di questo tipo può rappresentare un ‘ponte’ verso il mondo. Ma anche a persone che presentano diverse forme di disabilità.

I precedenti

Come ha ricordato qualche tempo fa a Fortune Italia Silvestro Micera, professore di Bioelettronica e Ingegneria neurale presso l’EPFL di Losanna e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, risale al 2006 la tradizione scientifica di “impianti intracorticali per leggere il pensiero”. Inoltre la tecnologia sviluppata da Neuralink è molto innovativa, perchè meno invasiva potenzialmente e con un numero di elettrodi molto superiore rispetto allo standard.

“L’annuncio di Neuralink – ci dice ora Micera dopo le ultime dichiarazioni di Musk – dimostra che il loro sistema ha delle potenzialità: si possono estrarre segnali e usarli per decodificare i movimenti desiderati da parte del paziente. Il prossimo passo sarà capire quanto tutto ciò si conserva nel tempo, quanto sia stabile e quante altre cose si possono fare. La vera domanda sarà infatti – conclude lo scienziato – capire, rispetto a quello che già si può fare con altre soluzioni, quanto la tecnologia Neuralink ci permetterà di spingerci avanti”. L’azienda di Musk non è infatti la sola a sperimentare interfacce cervello-computer (Brain-Computer Interfaces, BCI).

In ogni caso, il trial Prime è attivo e Neuralink sta arruolando altri pazienti: “Se hai una capacità limitata o nulla di usare le mani a causa di una lesione del midollo spinale o della sclerosi laterale amiotrofica (Sea), potresti essere idoneo”, si legge sul sito. Non resta che attendere la pubblicazione dei risultati.

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