Mentre le minacce per la salute si moltiplicano e le notizie che arrivano dal fronte delle zoonosi non sono proprio tranquillizzanti, c’è un fenomeno che preoccupa istituzioni e specialisti. “Credo che l’antimicrobico resistenza sia veramente un problema cogente. È quello che io definisco la pandemia dell’oggi, non la pandemia del domani. E in un sistema sanitario nazionale come quello italiano, che ha tante eccellenze, questo rappresenta un po’ una pecca”. È la riflessione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ne parla con Fortune Italia a margine di un incontro dell’Intergruppo parlamentare One Health, promosso dagli onorevoli Luciano Ciocchetti e Ylenja Lucaselli.
A preoccupare Schillaci, in particolare, sono i dati relativi all’impatto dell’antibiotico resistenza nel nostro Paese. “Infatti siamo purtroppo nelle ultime posizioni tra le nazioni europe” per il contrasto a questo fenomeno.
“Abbiamo un numero importante di persone che muoiono legate proprio a questa problematica”. Secondo un report dell’Ecdc (Centro per il controllo delle malattie europeo) in Europa il carico complessivo di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici è stato stimato essere più alto in Grecia, Italia e Romania. Le stime parlano di almeno 11mila decessi l’anno solo nel nostro Paese, ma gli specialisti sospettano che il numero sia molto superiore.
Il fatto è che investire nella ricerca di nuovi antibiotici è poco conveniente: così il numero di farmaci innovativi destinati alla lotta ai superbatteri resistenti resta al palo. “Su questo come Governo vogliamo investire – conclude Schillaci – Stiamo cercando delle soluzioni per poter offrire ai pazienti nuove armi per combattere questa pandemia, spesso misconosciuta ma dilagante”. Si studia un nuovo modello, dunque, in grado di coniugere sostenibilità economica e innovazione.
Con la convinzione che occorra anche una maggiore attenzione ai comportamenti corretti per contrastare efficacemente l’antimicrobico resistenza in ambito ospedaliero e nella vita di tutti i giorni.
