Abbattere le barriere fisiche e mentali che tengono lontane bambine e ragazze dalla scienza, con l’aiuto dell’arte e il potere di una musa. Bello? Sì, ma facciamo un passo indietro. Forse non tutti sanno che le donne sono appena il 17% dei laureati in informatica e tecnologia in Italia, dove il gender gap nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) è una realtà sottostimata, anche dai giovani.
Eppure, a livello accademico, le ragazze hanno risultato molto brillanti. Ma lo stereotipo secondo cui alcune materie – e poi determinate professioni – non sono ‘una cosa da femmine’ – è diffuso anche fra i giovani, “e tende a riprodursi”, come ha sottolineato Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos. Uno stereotipo duro da scalfire, che aiuta a spiegare come mai solo il 3% dei Ceo nel nostro Paese è donna, proprio come il 26,6% degli ingegneri e il 20% delle rettrici (“anche se il dato è in crescita dell’8% negli ultimi 3 anni”).
E allora non poteva non arrivare da due donne che il soffitto di cristallo l’hanno polverizzato il progetto di ‘contaminare’ con la bellezza dell’arte la passione per scienza e materie tech. Un’iniziativa fortemente voluta da Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di MSD Italia e dalla rettrice Antonella Polimeni, che debutta alla Sapienza di Roma insieme a “Urania’s passion”, l’opera colossale dell’artista Lorenzo Quinn, ospitata nella città universitaria.
La città di Minerva accoglie Urania
Insieme alla celebre statua della Minerva, che dal 1935 accoglie gli studenti della Sapienza, l’ateneo ospiterà dunque la musa Urania. O, almeno, le sue candide mani che sorreggono contro il cielo di Roma un atomo, simbolo della vita e del potere della scienza.
Perchè “la scienza è passione”, ha raccontato Lorenzo Quinn. “Io sono nato a Roma e questa è la mia prima opera pubblica in questa città: ne sono molto orgoglioso. Mi sono ispirato alla musa greca dell’astronomia e della matematica, che è alla base di tutto. Un’opera dal linguaggio universale in resina riciclata e acciaio riciclabile, attenta all’ambiente, anche se spero che non vogliano riciclarla”, ha scherzato l’artista.

Arricchire l’acronimo della scienza: da Stem a Steam
Tornando a donne e scienza, “i numeri non sono buoni, ma il trend è positivo. La lotta agli stereotipi deve iniziare fin dalle elementari”, ha sottolineato Polimeni. “Come Ateneo abbiamo posto in essere azioni per incentivare la componente femminile dei corsi Stem, come #100ragazzeSTEM che ha previsto l’assegnazione di 100 borse di studio triennali alle studentesse meritevoli fuori sede che si iscrivano a un corso di laurea” di questo tipo.
“E i nostri dati evidenziano risultati molto brillanti per le ragazze, sia a livello di lauree triennali che specialistiche, confermando un ottimo andamento per i tempi in cui raggiungono il diploma, ma anche per i voti finali di laurea che ottengono. La presenza femminile è ancora troppo bassa – ha aggiunto la rettrice – Ma ce la possiamo fare, anzi ce la dobbiamo fare”.

Anche grazie all’arte, passando da Stem a Steam (scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica), come spiega una donna leader in sanità con una formazione prima umanistica e poi scientifica come Nicoletta Luppi.
“Il gender gap è forte in Italia, ma non se ne ha consapevolezza. Questa alleanza fra mondo accademico e industria del farmaco nasce con l’obiettivo di poter contare sul talento femminile che resta inespresso nelle discipline tecnologiche. Abbiamo pensato così – ha detto Luppi – a un’università pubblica che vanta record straordinari dal punto di vista della scienza ma anche della cultura umanistica, prendendo l’arte come filo per mettere insieme un messaggio che arrivi a tutte le donne: scienza e tecnologia sono alla lora portata. Possiamo dare un contributo per costruire un futuro migliore”.
Qualche tempo fa, Luppi aveva detto a Fortune Italia: “Mi capita spesso di ripensare al mio percorso professionale. Arrivare in vetta richiede equilibrio, pazienza, concentrazione, studio, fiducia in se stessi. Ma anche ostacoli da dover superare. Sono orgogliosa di essere arrivata dove sono, rimanendo ciò che sono. E sono convinta che, una volta infranto il soffitto di cristallo, sia responsabilità delle donne che ce l’hanno fatta far scendere l’ascensore e aiutare altre giovani donne ad emergere”. Ebbene, a distanza di non molto tempo arriva il progetto ‘Investing for future. Donne e Steam: da gap a plus’.

Il messaggio alle giovani donne
“Io sono Steam – confida con un sorriso Luppi a Fortune Italia – Mi sono laureata alla Sapienza in Lingue e letterature straniere e la prima parte del mio percorso di formazione è stata di tipo totalmente umanistico, cosa che mi ha aiutato moltissimo. In MSD crediamo fortemente nel potere dell’arte, che arriva al cuore e alla mente: c’è un atomo in quelle mani femminili (quelle di Urania, ndr). Ci manca il talento delle donne”, ha aggiunto la manager, ricordando gli investimenti di MSD in ricerca e sviluppo: “Circa 30,5 mld di dollari in un anno, 138 mln di euro in Italia”.
In Italia MSD è presente dal 1956, con circa 1.000 dipendenti, 2 consociate (Human e Animal Health), 1 stabilimento di produzione e una Fondazione. “Noi cerchiamo sempre talenti, senza guardiare al genere. Ma dispiace vedere che, per certi profili, le donne non siano numerose a rispondere”, riflette la manager, che di recente è entrata a far parte della squadra di presidenza di Assolombarda guidata da Alvise Biffi per il quadriennio 2025-2029.
Quando il gioco si fa duro “le donne si possono scoraggiare, invece devono essere resilienti. Perchè il futuro deve poter contare sul talento che è nel cervello delle donne”, ha aggiunto con forza Luppi.
La forza dei pregiudizi nella scienza
Sul fronte degli stereotipi c’è però ancora molto da fare: 2 giovani italiani su 3 ignorano il forte divario di laureati Stem rispetto al resto d’Europa e più di 9 su 10 sottovalutano le differenze di genere, con un calo costante delle iscrizioni femminili negli ultimi 10 anni. Lo rivela l’indagine Ipsos illustrata da Pagnoncelli.
“Nel nostro Paese i laureati Stem sono il 6,7%, contro il 13% della media europea. E gli stessi ragazzi indicano fra le cause pregiudizi di genere (29%), mancanza di modelli femminili (22%) e un orientamento scolastico poco efficace (20%)”. In un Paese dove “tra occupazione maschile e femminile persiste un gap del 18% a sfavore delle donne – ha aggiunto il presidente Ipsos – resta molto da fare per rimettere in equilibrio il mondo del lavoro”. E quello della ricerca.
Ecco allora l’importanza di parlare ai giovani, trovando nuovi linguaggi e sfruttando il potere dell’arte. Un’alleanza potente, quella tra Urania e Minerva, con l’obiettivo di rompere le barriere che allontanano le donne dalla scienza. Perchè c’è bisogno delle menti più brillanti – e dunque anche di quelle femminili – per inventare un futuro migliore per le generazioni a venire.