“Solo insieme possiamo realizzare una ‘casa comune’ e andare lontano, affrontando le grandi sfide del nostro tempo”, ci spiega Nicoletta Luppi, senior vice president e managing director di Msd Italia. Luppi ha partecipato a Common Home, l’evento ospitato a Roma dall’Università Luiss e organizzato da Assoholding, LabGov e Regenerative Market Institute, con l’obiettivo di ripensare il concetto di comunità in una chiave globale, sostenibile ed inclusiva.
“È un concetto che mi piace – confessa Luppi a Fortune Italia – perché dà l’idea di accogliere le diversità. Casa comune significa che nessuno deve restare indietro. Il pianeta deve essere la casa in cui stiamo bene nel rispetto dell’ambiente e della salute”. Nel corso dell’evento Luppi è stata insignita del premio Regenerative Leader Award per la categoria diversity e inclusion da Philip Kotler, professore dell’International Marketing Institute.
Come sta cambiando l’approccio ESG delle imprese?
L’approccio ESG sta cambiando in maniera significativa, perché da azioni delle singole imprese che cercavano di avere un impatto positivo in linea col purpose aziendale, stiamo andando sempre più nell’ottica di partnership pubblico-privato, che possano generare un valore maggiore per la collettività. Una voce sempre più importante e concreta, da questo punto di vista, è quella dell’ambiente. Ma il discorso ambientale non può essere separato dal discorso della salute. La pandemia ce l’ha dimostrato: senza salute non si va da nessuna parte.
A questo proposito, le piace il concetto di Common Home? Sembra essere la naturale prosecuzione di One Health.
Mi piace molto, perché dà l’idea di accogliere le diversità, favorendo equità e inclusione. Se la casa diventa comune, significa che ci dobbiamo entrare tutti, nessuno deve restare indietro. Deve essere la casa in cui stiamo bene nel rispetto dell’ambiente, della salute e dei valori alla base di una sana e civile convivenza.
Quali sono gli obiettivi di MSD Italia in ottica sostenibilità?
Noi ci prefiggiamo degli obiettivi molto concreti, che pubblichiamo ogni anno assieme ai risultati raggiunti. La trasparenza è un elemento fondamentale se si vuole essere coerenti con la propria missione, che nel nostro caso è quella di generare maggiore salute. Fra i progetti in campo c’è il Mectizan Donation Program, una delle partnership pubblico-privato più longeve, con cui abbiamo liberato otto nazioni dalla cecità fluviale. Ma mi vengono in mente, fra gli altri, anche i progetti per il vaccino contro Ebola o MSD for Mothers, nato per abbattere del 70% la mortalità materno-infantile.
Come si garantiscono in azienda opportunità favorevoli a donne e giovani, spesso svantaggiati nel mondo del lavoro?
Da noi non esiste il gender pay gap e ogni cosa è all’insegna della diversità, dell’equità e dell’inclusione. Facciamo lavorare insieme generazioni diverse, perché noi dobbiamo riflettere la realtà che c’è fuori, per far sì che si possa davvero realizzare questa casa comune, tutti insieme.
Dopo la pandemia nuove zoonosi si affacciano all’orizzonte. Quanto è importante fare tesoro della lezione della pandemia?
È importantissimo, ma lo è altrettanto che le aziende farmaceutiche votate all’innovazione continuino a investire in ricerca anche per prevenire nuove pandemie. Sono molto contenta di poter dire che nel 2023, l’azienda che ho l’onore di rappresentare, è stata la prima per investimenti in ricerca e sviluppo, con 30 mld di dollari, circa il doppio dell’altra azienda farmaceutica piazzatasi al secondo posto di questa ‘classifica’.
La risposta alle grandi questioni sanitarie arriverà dall’innovazione?
Assolutamente sì. Un mondo senza innovazione è un mondo senza futuro. È importante quindi che ci siano aziende come la nostra che investono nell’innovazione più avanzata, promuovendo anche preziose partnership pubblico-privato. Solo tutti insieme andremo lontano e saremo in grado di sconfiggere le minacce future.
