Vaccini, il miraggio delle 500mila dosi al giorno

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Sicuramente il ‘caso AstraZeneca‘ non aiuta. Ma, stando agli ultimi numeri disponibili, in ogni caso l’obiettivo più volte ripetuto di arrivare a 500 mila vaccini anti-Covid somministrati ogni giorno 
per ora resta un miraggio. La conferma arriva dall’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe, che segnala – ancora una volta – il grave ritardo nella protezione di anziani e fragili: il ciclo vaccinale è completo solo per il 36,8% degli over 80 e per il 2,2% della fascia 70-79 anni.

Ma andiamo per gradi, e vediamo cosa sta succedendo nel nostro Paese alle prese con la pandemia. Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 31 marzo-6 aprile, rispetto alla precedente, una diminuzione dei nuovi casi di Covid-19 (125.695 vs 141.396), legata in parte alla netta riduzione dell’attività di testing dovutaalle festività. In lieve calo anche i decessi (2.868 vs 3.000), i casi attualmente positivi (555.705 vs 562.832) e le persone in isolamento domiciliare (522.625 vs 529.885). Sostanzialmente stabili i ricoveri con sintomi (29.337 vs 29.231) e le terapie intensive (3.743 vs 3.716).

“Per la terza settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – continua la lenta discesa dei nuovi casi, anche se il calo degli ultimi giorni è sovrastimato per il tracollo dell’attività di testing durante il periodo pasquale: -128.141 persone testate rispetto alla settimana precedente e -304.499 rispetto a quella ancora prima”. Se a livello nazionale la variazione percentuale dei nuovi casi e i casi attualmente positivi sono in calo, la variazione percentuale dei nuovi casi cresce in 4 Regioni, in particolare in Sicilia e Sardegna dove l’incremento supera il 50%. In 10 Regioni, infine, l’aumento dei casi attualmente positivi attesta inequivocabilmente che il calo dei nuovi casi è ancora esiguo.

“La lentezza con cui scendono i nuovi casi – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – insieme alla limitata copertura vaccinale dei soggetti più fragili non permettono di ridurre la pressione sugli ospedali, dove la situazione rimane critica”. Le soglie di allerta di occupazione dei posti letto da parte di pazienti Covid in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) si attestano rispettivamente al 44% e al 41%, con 8 Regioni sopra soglia per l’area medica e 14 sopra soglia per le terapie intensive. Per queste ultime preoccupa il superamento del 50% in Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Marche, Valle d’Aosta, con una punta del 60% in Lombardia.

Passiamo al tasto dolente delle forniture dei vaccini. Al 7 aprile (aggiornamento ore 15.58) risultano consegnate alle Regioni 14.017.310 dosi, pari al 89,3% delle dosi previste per il 1° trimestre 2021. “Fissando a domenica 4 aprile il termine del 1° trimestre – spiega Cartabellotta – risulta consegnato quasi il 90% dei vaccini attesi, anche se va ricordato che la prima versione del Piano vaccinale prevedeva oltre il doppio delle dosi, ben 28,3 milioni”.

Peraltro, quasi un terzo delle forniture relative al 1° trimestre (4,37 milioni di dosi) è stato consegnato nelle ultime 2 settimane. Con una simile distribuzione, nei prossimi mesi l’obiettivo dei 500.000 vaccini al giorno rischia di essere disatteso, anche se il “portafoglio vaccini” del 2° trimestre prevede sulla carta 52,5 milioni di dosi, di cui oltre 1,5 milioni già consegnate da Pfizer.

Inoltre, nel periodo 1 marzo–6 aprile sono state somministrate in media 193.021 dosi al giorno (range 93.612 – 294.187), con un vero e proprio tracollo nei giorni festivi, che attesta la necessità di impiegare ulteriore personale per la campagna. “Fra tagli alle forniture, temporaneo stop ad AstraZeneca e consegne trimestrali “last minute” – spiega Cartabellotta – i numeri di marzo sono lontani dagli obiettivi del piano Figliuolo, che prevedeva di raggiungere 210.000 somministrazioni al giorno a metà marzo e 300.000 entro il 23 marzo. E soprattutto le 500.000 somministrazioni al giorno dal 15 aprile sono ancora un miraggio, che rischia ulteriori rallentamenti per le eventuali restrizioni e, soprattutto, le diffidenze individuali sul vaccino AstraZeneca”.

Ma a che punto siamo? Al 7 aprile (aggiornamento ore 15.58) hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 3.593.223 milioni di persone (6% della popolazione), con notevoli differenze regionali: dal 7,7% del Piemonte al 4,7% di Campania e Sardegna. Degli oltre 4,4 milioni di over 80, 1.627.429 (36,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.264.690 (28,6%) hanno ricevuto solo la prima dose, con importanti differenze regionali.

Resta il problema della fascia 70-79 anni: degli oltre 5,9 milioni di persone, solo 131.931 (2,2%) hanno completato il ciclo vaccinale e 853.458 (14,3%) hanno ricevuto solo la prima dose, con rilevanti difformità tra le Regioni.

“Siamo in piena terza ondata, con una situazione ospedaliera molto critica in oltre metà delle Regioni e, al di là dell’aneddotica e di studi preliminari, non esistono terapie domiciliari di documentata efficacia utilizzabili su larga scala per ridurre le ospedalizzazioni – sintetizza Cartabellotta – Sul fronte vaccini, il ritmo della campagna è ancora lontano dagli obiettivi fissati per aprile dal piano Figliuolo, il caso AstraZeneca rischia di determinare ulteriori rallentamenti, la copertura vaccinale di anziani è ancora insufficiente e quella dei soggetti fragili non nota”.

In questo scenario, c’è poco da stare allegri. Di certo le previsioni e i tempi della campagna vaccinale andranno rivisti, anche alla luce delle novità su AstraZeneca. Come conclude Cartabellotta, “spettano al Governo Draghi ardue scelte politiche per contemperare il diritto alla salute con gli altri diritti e le libertà tutelati dalla Costituzione”. Tenuto conto che in ballo ci sono “il rilancio delle attività economiche e la ripresa del Paese”.

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